start_La forza dei legami deboli
La forza dei legami deboli
un progetto di start_Gaia Cianfanelli Caterina Iaquinta
La forza dei legami deboli è un progetto al limite tra ricerca e pratiche artistiche e curatoriali. Si propone di delineare un percorso di osservazione, di studio, divenendo una modalità di lettura e conoscenza di un sistema dell’arte che non si vuole pensare come centralizzato ma come un sistema in espansione, reticolare che offre e riceve impulsi di novità e cambiamento.
La forza dei legami deboli attiva legami (deboli), non incrementati dal sistema, sperimentando un’ipotesi di lavoro rivolta al centro-sud d’Italia. Intendendo per “legami” dei veicoli, delle tensioni su cui si muovono relazioni, connessioni, reciprocità, processi.
L’idea di questo progetto è nata in connessione all’argomento esposto in occasione della 02 giornata del contemporaneo a Castel San Pietro Terme nel 2006: “Mauro Manara e Castel San Pietro Terme: come portare un luogo periferico al centro del dibattito dell’arte contemporanea”.
Qui il discorso sui “centri minori” si è dilatato, fino a comprendere la possibilità di attivare una serie di relazioni tese ad individuare alternativamente la forza e la debolezza dei legami stessi valorizzandone l’unicità.
Alcuni spazi seppure di valore storico e culturale non rientrano all’interno dei grandi circuiti di poli artistici e museali e vengono considerati “centri minori”, molte delle realtà artistiche culturali del “centro sud” d’Italia vengono definite “periferiche”, in esse l’ arte assume un ruolo di valorizzazione e riqualificazione dei luoghi stessi invece di portarne fuori le potenzialità relazionandole al tessuto nazionale. Ancora troppo spesso le “realtà indipendenti” vengono definite “marginali” dal sistema che da loro trae la forza.
Questi i nodi d’intervento tra i quali tendere legami (deboli) per scommettere su nuovi confronti e nuove produttività.
Granovetter ricorda all’inizio della sua carriera che sono proprio “i legami deboli dell’idrogeno a tenere insieme le gigantesche molecole d’acqua”. Nel tessuto sociale questo significa che “i legami deboli svolgono una funzione cruciale nella nostra comunicazione con il mondo esterno. Per ottenere informazioni nuove dobbiamo attivare i cosiddetti legami deboli […] che sono il nostro ponte verso il mondo esterno, perchè frequentano ambienti diversi dai nostri e ottengono le loro informazioni da fonti diverse”.
Abbiamo intrapreso il progetto La forza dei legami deboli guardando, attraverso le regioni stabilite, territori di partenza utili alla comprensione delle diverse storie ed identità. Quindi una prima indagine in un contesto da rivelare per poi scommettere sulla progettualità e sulla creazione di una rete culturale capace di aprire i confini ed avvicinare ogni regione all’altra. La fase di ricerca è iniziata con il rintracciare nell’area del sud Italia le realtà culturali operative, da quelle nascoste a quelle emergenti, da quelle più sperimentali a quelle più storiche, tutte presenze che fanno del loro spazio geografico un possibile territorio culturale a cui dare la parola. A queste realtà che sono associazioni, gruppi, progetti abbiamo quindi rivolto delle domande (geografia dialettica) per compiere così un primo passo nei loro luoghi e disegnare una iniziale “mappatura di un territorio comune”. Le domande rappresentano le tematiche con cui abbiamo formato un tavolo di discussione, una piattaforma di confronto alla quale abbiamo dato il nome di geografia dialettica dove svolgere le qualità di ognuno, confrontarsi sulle criticità e sulle risorse, trovare i punti di intervento per ribaltare le definizioni negative attraverso il riconoscimento delle specificità territoriali. Dunque pensiamo si possa leggere il sud come una nuova geografia fatta di singole identità tra le quali immaginare dei ponti, delle relazioni attive che riescono anche simbolicamente a valicare i confini, a provocare aperture, ad ottimizzare le caratteristiche culturali diverse. Sovrapporre idea diffusa di chiusura, reclusione, distanza del sud, azioni di apertura, e da queste attivare e produrre dinamiche di interazione e di scambio.
Con il rilevamento e l’osservazione, il dialogo ed il confronto, La forza dei legami deboli cammina tra le diverse regioni cercando di segnare una pianta di un territorio allargato formata non da luoghi delimitati ma da realtà diverse e tra queste vuole tirare linee di congiunzioni al fine di formare una rete culturale che diventa soggetto attivo dell’area del sud. Quindi le singole territorialità e gli spazi operativi reali o immaginari di ogni regione sono la forza dei legami che poi si tendono tra loro, diventano il tessuto di quest’area pensata come uno spazio molteplice.
Dopo la presentazione a Castel San Pietro terme (#1), il coinvolgimento in Fuoriluogo 13 – Aperto Molise con lo scambio-dono tra le due regioni Abruzzo e Molise (#2), il progetto in questa sua terza fase (#3) ha attivato un legame con l’Associazione Erbematte (Catania) in collaborazione con Uqbar (Berlino) per il progetto Sud KM 0. In un viaggio da Berlino a Catania le artiste Maria Domenica Rapicavoli e Janne Schäferun ripercorrono, in senso inverso le rotte dei migranti, i gastarbeiter, che dal sud Italia si spostavano in Germania in cerca di lavoro. Maria Domenica Rapicavoli (IT) e Janne Schäferun (DE), partite da Berlino il 4 giugno, senza essersi mai incontrate prima, attraversano l’Europa e l’Italia a bordo di un furgone accogliendo e incontrando comunità e luoghi.
Per la sosta romana e come terza fase del progetto, il 16 Giugno 2009 le artrite si fermeranno presso lo studio di Cesare Pietroiusti e verranno ospitate all’intero del programma di incontri Trastevere 259. In quest’occasione per La forza dei legami deboli proporremo alle artiste un lavoro specifico per il progetto.
[Gaia Cianfanelli Caterina Iaquinta]
Geografia dialettica
Le fasi del progetto #
- #1 Castel San Pietro Terme (Bologna)
- #2 Fuori Luogo 13 – ApertoMolise (Campobasso)
- #3 Trastevere 259 | Racconti di Viaggio (Roma)