start_La forza dei legami deboli: geografia dialettica
Tre domande danno inizio ad un tavolo di discussione teorico, una piattaforma verbale, dove a parlare sono le realtà culturali distribuite nel sud Italia. Le domande sono nate con il progetto la forza dei legami deboli e rappresentano i tre primi punti deboli sui quali trovare risorse e criticità. La piattaforma segue gli sviluppi del progetto e vuole aprire un confronto su quelle tematiche che distinguono e qualificano nel territorio meridionale problematicità e forze, chiusura e produzione culturale. Riempire la nuova mappatura di un territorio comune con contenuti e legami attuali.
Le domande della geografia dialettica sono state elaborate nella fase preliminare del progetto e utilizzate come quesiti sui quali articolare le sue premesse. in seguito sono state rivolte alle associazioni coinvolte nel progetto La Forza dei legami deboli. La geografia è in progress e si propone di accrescersi con le partecipazioni che via via si integreranno nel progetto.
LEGAME #1: centri minori
Perché alcuni spazi seppure di valore storico e culturale non rientrano all’interno dei grandi circuiti di poli artistici e museali?
Start- Roma
Seppur di grande prestigio per motivi strutturali storici e culturali questi centri vivono di una vita che li rende in parte avulsi dal sistema dell’arte o a margine di questo, quello fatto dalle grandi mostre nei poli museali o nelle gallerie, in contenitori preziosi o in architetture avvenieristiche di esposizioni che difficilmente li caratterizzano. Ma perché non dar loro un’altra funzione, una diversa utilità culturale? A differenza dei luoghi deputati, i centri minori possono accogliere la ricerca: nuove indagini, diverse metodologie, sguardi trasversali rivolti alla complessità dell’arte attuale.
Quindi la progettualità è punto di partenza e valore necessario per dare loro identità e connotazione. È in questi luoghi che le risorse economiche devono affermarsi in rapporto ad una politica culturale, e non il contrario. La continuità progettuale ed il dialogo possibile con il tessuto territoriale in cui si trovano diventano risorse culturali e fanno del centro minore un luogo importante di conoscenza, un centro necessario per una lettura più completa della contemporaneità.
Artéteca-Exposito, Napoli
Il territorio campano è caratterizzato dalla presenza di numerosi piccoli centri di rilievo, connotati da una forte identità culturale per la qualità del tessuto architettonico e urbanistico e per il loro patrimonio storico-artistico. I centri minori sono aperti rispetto ai centri maggiori, saturi di strutture e iniziative, e disposti alla promozione di esperienze innovative e diversificate. Assorbire i centri minori in un sistema museale ed espositivo più ampio significherebbe modellarne le specificità secondo le direttive omologanti dell’industria culturale e turistica globale.
Più opportuno sarebbe creare una rete che metta in relazione le realtà “periferiche” tra loro e queste con i centri del sistema dell’arte, per garantirne l’inserimento in un circuito di scambi di esperienze e informazioni.
carlorendano association-lanificio25, Napoli
I centri minori creano relazioni dirette con il pubblico, dinamiche, che avvicinano le persone alla cultura e all’arte. Così le relazioni sono più dirette: pubblico – organizzatori, pubblico – pubblico, artista – pubblico, artista – artista, etc.., questo favorisce più possibilità per incontri di idee e possibilità di percepire tutti gli aspetti di un contesto.
Cam di Casoria, Napoli
Perché non ne sono all’altezza, perché alcuni non insistono abbastanza, o perchè non hanno ancora dimostrato il proprio valore.
Alcuni dei grandi circuiti hanno un valore in virtù della loro storia e devono mantenere integre le proprie identità.
Un circuito è un percorso chiuso e ben definito, fatto di regole, legami e appartenenze. Il circuito stesso si fa promotore di tendenze che gli appartengono e in cui trova riscontri di immagine e identità. I circuiti storico-artistici hanno alle spalle relazioni consolidate da rispettare e un passato fatto di mode e abitudini non compatibili con le esigenze dei territori circostanti. Il problema non è delle realtà che non rientrano nei grandi circuiti nè dei grandi circuiti, che non riescono a confrontarsi o integrarsi con il nuovo, ma di entrambi, perché entrambi non possono rinunciare alla dicotomia stessa.
PROPOSTA, Benevento
La città in cui operiamo, pur essendo riconosciuta “città d’arte”, è stata (e lo è ancora in parte) ai margini del sistema. Fino all’inizio degli anni Settanta, quando iniziammo a pubblicare PROPOSTA, non c’era traccia di dibattito sulla cultura contemporanea. Nel 1972 la nostra rivista, grazie agli artisti presenti nella redazione (Mimmo Paladino ed Enzo Esposito), diede inizio ad un’opera di sensibilizzazione sul contemporaneo che ha dato frutti significativi dal Premio Razzano per giovani artisti al Museo ARCOS.
THE BEDS-IN ART, Napoli
Credo che sia vitale per questi centri, studi, gruppi, collettivi di artisti, continuare la sperimentazione in maniera indipendente, essi rappresentano una “retroguardia” importante per il sistema dell’ arte stesso.
La dislocazione, la marginalità, le periferie sono necessarie per la nascita di esperienze liminali, sogni locali analitici e per la produzione di tempo.
Da questa prospettiva i contenitori museali appaiono saturati e omologati da macrotematiche e megaproduzioni.
MICROGalleria dell’Accademia, L’Aquila
• Per assenza di politiche di finanziamento che li promuovano.
• Perché il contesto estetico e ambientale all’interno del quale si trovano li penalizza fortemente.
• Per isolamento, dovuto ad assenza e carenza di vie di comunicazione che li rendano accessibili.
UNIMOVIE, Pescara-Roma
Il centro minore ha le carte per emergere, per rigorosità e capillarità nella ricerca. Ma la politica culturale del centro/regione minore vive nella più totale auto-emarginazione di idee, referenti, pubblico e risorse. È difficile lavorare in un ambiente dove la ricerca rimane iniziativa del singolo. La qualità del lavoro rischia di rimanere fine a sé stessa in quanto non supportata da una adeguata politica culturale.
LIMITI INCHIUSI, Campobasso
Questo non è sempre vero. L’arte prodotta in questi centri è la vera linfa di quello che poi il sistema dell’arte brucia con grande velocità e voracità. Non è vero per alcuni centri del Sud, ma è vero per realtà come il Molise, la Basilicata e la Puglia. L’Abruzzo è a metà strada e proprio in questi anni recupera velocemente i ritardi del passato. Non credo ci si debba comunque arroccare in difesa delle unicità di alcuni territori, a ben guardare si tratta di arretratezza economica dei contesti che non consentono l’emancipazione dal provincialismo. Alcune realtà potrebbero essere competitive su un piano diverso, che coincide con quello della progettazione dal basso. Quella portata avanti dagli artisti che si consorziano e autoproducono.
LAB 12 & Visioni Urbane_Fondazione Southeritage, Matera
Per la Fondazione SoutHeritage è importante essere radicata sul territorio in cui opera (la Basilicata). La specificità della storia e della posizione geografica di Matera, ha offerto un terreno fertile per una piattaforma di discussioni e idee fra regionalismo e internazionalismo in un sistema regionale per il contemporaneo che rimane ancora tutto da costruire, da inventare, e che ha bisogno di nuove energie e professionalità. La Fondazione SoutHeritage in questo contesto rappresenta una testimonianza di come si possano produrre progetti di qualità (anche internazionali) stando nel Sud Italia e collaborando con altre istituzioni. Il Brunello di Montalcino o la Ferrari non rappresentano anche questo?
Angelo Bianco
CINECLUB CANUDO, Bisceglie (Bari)
Il sistema dell’arte non ha interesse a integrare nel proprio circuito i cosiddetti “centri minori”, poiché forse non è interessato alla riflessione di cui si fanno promotori. Allo stesso modo, molti centri “periferici” sono protagonisti di un ripensamento radicale del significato e della funzione dell’arte nella società nella ridefinizione del ruolo dell’artista e del fruitore.
I centri minori sono spazi ideali, luoghi della progettazione di una diversa idea di cultura in relazione al contesto in cui operano. Nel caso della Mostra Internazionale del Video d’Autore “Avvistamenti”, utilizziamo spazi “provvisori”, in cui un pubblico eterogeneo ha accesso quasi per caso. I centri minori sono luoghi vitali, in cui si sperimenta un diverso rapporto con il pubblico e gli abitanti. Questo conferisce loro la funzione di laboratorio di produzione e ricerca, in cui giovani artisti possano incontrarsi, dando vita a progetti comuni, emergendo da quel limbo che è l’anonimato della condizione di isolamento propria di ogni periferia.
ECLETTICA, Barletta
Nelle regioni del sud, non si è mai fatto un vero e proprio monitoraggio di musei, palazzi, residenze storiche, castelli, individuandone le prerogative storico-artistiche o studiando l’eventuale target di possibili iniziative ad esse connesse. È sempre mancata una vera e propria pianificazione a vasto raggio, la volontà d’integrazione dei siti posti nelle zone rurali è rimasta pura utopia.
Quando questi spazi vengono individuati e segnalati sulle carte geografiche regionali, ognuno di essi continua a vivere di vita propria.
Manca una vera “concertazione” che possa unire i grandi (regioni, province, comuni, soprintendenze…) ed i piccoli (associazioni, curatori, tecnici del settore autonomi). Solo così i piccoli centri o le piccole realtà, quelle realmente attive, potranno rientrare nei grandi circuiti, regionali o nazionali.
LOOPHOUSE – RES, Salento
Direi che il ruolo e la responsabilità dei “margini” è quella di una autodeterminazione e autocoscienza che può mettere in luce l’identità e la realtà di quella serie di organismi vividi che vivono saltando i confini fra periferia e centro, in un IN e OUT che mette in crisi gli stessi concetti di Globale e Locale, di periferia e centralità. Di Sistema e margine. Esiste un’area incostante che nasce e coinvolge il centro e l’esterno dei Sistemi (lineare, politico, complesso, scientifico, organizzativo, di potere, disciplinare, artistico, sociale, economico, emotivo). Una visione a volte poco consapevole delle stesse strutture di linguaggio, disciplina e potere: una provincia dove è sempre più faticoso ma anche necessario sublimare. Osservare se stessi fuori da se, dal proprio accumulo di azioni e reazioni, senza essere invischiato limitato o sacrificato in questo attraversamento. Si manifestano così una serie di atti che si accendono come un respiro all’interno ed all’esterno dei sistemi sfiorandone i margini (esistono ancora?).
Sul piano pragmatico, l’unico interesse che uno spazio e un pensiero di uno spazio di “valore” è costruire, più che cercare il “circuito” dei poli artistici e museali, aderenze su similtudini e sperimentazioni, come si diceva negli anni novata un “network”, costruire uno spazio diffuso e liquido ma anche dell’incontro fisico, una casa, spazi e contesti sempre più negati se si guarda all’Italia.
NODO, Bari
La piccola realtà porta avanti scelte in maniera del tutto libera e indipendente, proponendo al pubblico tendenze dell’arte visiva ancora in bozzolo, non esplose e che vivono nascoste e in continuo fermento.
Il mondo che gravita attorno all’arte contemporanea, critici, curatori, visitatori, ha bisogno di rimasticare le novità, di circoscriverle, etichettarle e infine osannarle: è un percorso lineare.
EVENTOAREA, Reggio Calabria
Il sistema dell’arte contemporanea è un sottoinsieme di un generico sistema economico, un circuito chiuso che trae linfa da un delicato equilibrio tra finanziamenti pubblici, contributi privati e promozione pubblicitaria. Tra questi due estremi si muovono coloro (associazioni, critici curatori, ecc.) che studiano il valore delle specificità territoriali, dell’identità storico-antropologica e propongono un modello che oggi si definisce glocal, attento al genius loci ma aperto all’internazionalizzazione. Se queste esperienze entrassero nei circuiti maggiori della cultura e dell’arte, ne sarebbero fagocitate, appiattendo le peculiarità che le contraddistinguono.
È importante elaborare una visione strategica di sviluppo sulla cultura, che si confronti con gli standards internazionali, e generare un modello che anticipi le trasformazioni secondo prefigurazioni in grado di intercettare i desideri collettivi. Un primo passo potrebbe essere quello di proporre una nuova visione della promozione di arte e cultura come strumenti e non come fine, che abbiano come priorità la qualità della vita del cittadino e i suoi diritti, sociali, economici, culturali e politici.
ERBEMATTE, Catania
In riferimento alla realtà catanese accanto alle iniziative di alcuni privati (Fondazione Brodbeck e Fondazione Puglisi Cosentino), non si può dire che a Catania esista un circuito museale rilevante. L’interesse dei privati così come quello delle istituzioni è orientato verso investimenti economici sicuri. Ma se lo scopo dei centri minori che producono cultura è quello di far conoscere giovani artisti e di formare e informare un pubblico, riuscire a trasformare luoghi comuni in contenitori d’arte è per noi una scommessa quotidiana, nella certezza che la città possa accogliere diverse forme di espressioni artistiche in diversi spazi.
SUCCOACIDO, Palermo
I grandi allestimenti artistici permettono la circolazione di grosse somme di denaro. Le scelte dei luoghi sono sempre in realtà scelte di mercato. Sono gli Assessori o i Comuni o i finanziatori in genere a stabilire, con il loro potere economico, il sito e non il valore culturale del luogo.
I centri minori avrebbero tutte le caratteristiche, oggi si parla di ritorno al locale e di una nuova economia di scala per attirare il pubblico internazionale con proposte culturali giovani e sperimentali. I centri che lo hanno sperimentato sono riusciti nell’impresa, ma è sempre un problema culturale e politico: gli amministratori illuminati delegano e si affidano a curatori e associazioni competenti e coraggiose, la grande massa dei politici ignoranti no, ha la presunzione di decidere cosa offrire ai cittadini per gratificarli della scelta compiuta nel giorno fatidico delle elezioni.
PROGETTO RASSSEGNA DEL CONTEMPORANEO, Catania
L’Italia è un paese dal forte centralismo quindi la scena dell’arte si configura anche per la concentrazione di artisti e operatori del settore in pochi grandi centri. È dagli anni Sessanta che la provincia, offre esempi di eccellenza artistico-culturale in località periferiche: vedi ad esempio il casi della Rassegna d’Arte Internazionale di Acireale 1967-1989, da cui prende spunto la RASSEGNA DEL CONTEMPORANEO. Nel caso di Acireale, la manifestazione era legata a degli individui che avevano un’agenda culturale e politica, e con la fine della prima Repubblica e della DC anche la manifestazione finì di avere la sua ragione d’essere - e i finanziamenti. All’agenda politica non era corrisposto un legame della manifestazione con il territorio. Cambiati i politici, cambiò l’agenda. Occorrono amministratori visionari e capaci di prendersi carico del rischio, anche elettorale, di investire in cultura contemporanea. La cultura contemporanea è uno spazio dialettico e non uno spazio di consenso. Creare una domanda, per poi provvedere all’offerta. Valorizzare il consumo culturale come pratica sociale riconosciuta, svolgere un’azione di alfabetizzazione sul contemporaneo. Marina Sorbello
LEGAME #2: centro sud
Perché in quest’area l’arte assume un ruolo di valorizzazione e riqualificazione dei luoghi stessi invece che portarne fuori le potenzialità relazionandole al tessuto nazionale?
Start - Roma
Non vogliamo toccare una questione stratificata dal tempo, ne è piena la storia di meridionalismi e di continue criticità. Crediamo che il territorio del centro sud sia artefice di energie culturali con le quali attivare relazioni per costruire ponti di narrazione artistica.
Un mezzogiorno fatto da realtà indipendenti e da gruppi di conoscenza che possano raccontarci il loro territorio culturale fatto di paesaggi di saperi diversi. Le regioni dell’ Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia sono i tasselli di una mappa da percorrere.
L’attualità mette in mostra la Campania e la Sicilia come le regioni capitali del sud, anche nel mondo dell’arte il nuovo rinascimento di città come Napoli e Palermo fa pensare ad una positiva apertura e sempre più il ruolo dei beni culturali è legato allo sviluppo sociale ed economico di queste città. Ma tra queste esiste un mezzogiorno più silenzioso che difficilmente appare.
Noi osserviamo tutto questo e sentiamo la necessità di sondare questi territori percorrendone i legami deboli per noi forti indicatori culturali cercando di trovare la connessione con luoghi, regioni e un diverso sistema.
Artéteca-Exposito, Napoli
Da circa 15 anni nella regione Campania, le amministrazioni hanno investito risorse economiche sul contemporaneo: installazioni temporanee a firma di artisti internazionali in Piazza del Plebiscito; collocazione di opere d’arte nelle stazioni della nuova linea metropolitana, creazione di un Museo, il MADRE, e di un centro di documentazione ed espositivo per l’arte contemporanea, il PAN.
Questo processo non ha innescato un reale sviluppo nel settore della conoscenza e produzione dei nuovi linguaggi visivi con progetti alternativi di promozione della ricerca dei giovani artisti e curatori.
Per promuovere la ricerca locale in campo nazionale e internazionale occorre creare un programma articolato che favorisca, attraverso contributi economici e supporto logistico, le relazioni con l’esterno, che si occupi di fornire i mezzi per la ricerca ad artisti e curatori locali e promuoverne soggiorni e progetti all’estero, che preveda regolari momenti di scambio attraverso programmi di residenza, convegni, dibattiti.
MICROGalleria dell’Accademia, L’Aquila
- Perché in Italia manca il concetto di tessuto nazionale e anche nel Nord le realtà artistiche sono circoscritte al territorio di appartenenza.
- Perché nel centro sud manca un progetto di valorizzazione, sostegno e promozione della contemporaneità artistica.
- Le realtà finanziarie private e pubbliche nel centro sud dimostrano scarso interesse verso gli investimenti che riguardano la ricerca e l’arte contemporanea, sono più attratte dalla conservazione dei beni storico-artistici che presentano meno rischi.
UNIMOVIE, Pescara-Roma
Il sud ha ancora bisogno di affermare una propria valenza culturale, prima di poterla “esportare”. Il nostro festival che esiste da 12 anni che seleziona e mostra centinaia di corti e video ad ogni edizione, provenienti da ogni regione del mondo – da Singapore al Cile, dal Brasile al Marocco, dalla Georgia all’Australia, che ha portato in Italia i primi lavori di artisti come Salla Tykka ai Provmyza… per il Ministero dei Beni Culturali è considerato manifestazione locale.
LIMITI INCHIUSI, Campobasso
Il tessuto economico e quello culturale nazionale dell’arte rigettano le progettualità proposte dal basso, quelle “autoprodotte”, non tanto perché non all’altezza, ma perché difficilmente assimilabili alle strategie economico-culturali del “sistema dell’arte” che ha altre priorità che quelle della diffusione dei talenti. Il mercato ha le sue leggi, chi le accetta deve stare all’interno di strategie selezionate dall’alto.
LAB 12 & Visioni Urbane_Fondazione Southeritage, Matera
La Fondazione SoutHeritage basa la sua attività strategica su una relazione strettissima con il territorio. In quest’ottica ritengo più interessante una buona collezione o mostra regionale che una pessima collezione o mostra internazionale fatta di scarti, opere marginali e spesso false, come spesso accade in Italia. Sindaci e assessori locali quando immaginano un museo pensano al Guggenheim o al Centre Pompidou, pur non avendoli mai visitati. Se si parla di un museo territoriale ci si sente provinciali. Oggi un artista o uno studioso che voglia conoscere l’arte contemporanea locale del nostro paese dal dopoguerra ad oggi, non ha alcun elemento per farlo, se non rari cataloghi. Eppure se ogni regione avesse raccolto le opere dei propri artisti del novecento avremmo un vero patrimonio. I paesi europei con una grande tradizione culturale sul contemporaneo (Germania, Francia, Inghilterra, ecc.) preservano e proteggono la cultura del territorio attraverso raccolte pubbliche.
Per Fondazione SoutHeritage Angelo Bianco
carlorendano association-lanificio25, Napoli
Il centro sud ha un ruolo importante nello sviluppo artistico e culturale, può proporre modelli culturali nuovi e diversi da quelli esistenti, ricercando, attraverso l’analisi delle difficoltà che vive, una risposta sincera e consapevole che porti verso la crescita e il miglioramento.
Cam di Casoria, Napoli
Probabilmente il centro sud vi sembra più affascinante in relazione a qualche aspetto dell’immaginario collettivo. Non crescono forse nuove realtà anche al nord e non devono confrontarsi anche loro con qualcosa di precostituito? Non devono comunque relazionarsi anche loro al proprio territorio, regionale e nazionale? Solo per quest’area vale che l’arte deve valorizzare e riqualificare i propri luoghi, o è un esigenza comune?
In relazione ad un mezzogiorno silenzioso però questo potrebbe addirittura apparire un gusto autonomista, romantico ed egoista. Accanto ad un’ attività di promozione delle nostre potenzialità, dovremmo imparare a spendere meglio le nostre energie, con una pianificazione a medio e lungo termine.
PROPOSTA, Benevento
I centri cosiddetti minori spesso hanno adoperato l’arte per sottolineare le proprie potenzialità architettoniche e turistiche. Benevento, negli anni Settanta ed Ottanta, divenne una fucina di artisti grazie soprattutto alla presenza di un Liceo Artistico in cui operavano docenti di qualità e apertura mentale.
THE BEDS-IN ART, Napoli
Se l’ obbiettivo è il mercato dell’arte molte realtà sono escluse per posizione geografica o scarsa produttività, ma se si pensa al volume di esperienza generata in tutte le arie definite marginali, non solo nel nostro paese, forse questo risulta essere superiore al volume prodotto dal sistema tout court.
Così questo sistema di retroguardia dovrebbe avere come obbiettivo quello di generare esperienza, tessuto, continuità storica e non bisogno di (sovra)-esposizione.
CINECLUB CANUDO, Bisceglie (Bari)
Più di ogni altra cosa ci spaventa il fatto che il sud possa conformarsi all’idea che l’arte si alimenti finanziando la creazione di contenitori vuoti e l’allestimento di grandi mostre, piuttosto che sostenere i laboratori di produzione artistica. “Avvistamenti” presenta una sezione intitolata “Made in Puglia”, dedicata alle produzioni video e agli autori di origine pugliese, che risiedono lontano dalla propria terra d’origine, spesso al di fuori dei confini nazionali. A partire da questo è necessario tenere conto di quello che accade al di là dei confini locali, non possiamo pretendere di esaurire la complessità del dibattito trincerandoci nei provincialismi e nel rifiuto del confronto. L’unica premessa per la costruzione di una rete di soggetti culturali di un sistema più aperto al contributo delle realtà indipendenti, non può non partire dal riconoscimento del valore di quei legami deboli, fatti di relazioni, scambi e collaborazioni a distanza, collante di una nuova trama culturale.
ECLETTICA, Barletta
In Puglia, parliamo di aree chiuse su se stesse, ma a permettere che si organizzino eventi istituzionali sono comunque sempre burocrati e non tecnici del settore, più aggiornati riguardo ai nuovi fermenti ed iniziative culturali nazionali poiché le vivono in prima persona.
LOOPHOUSE – RES, Salento
Non ho questo tipo di esperienza, ho e abbiamo sempre cercato di costruire luoghi che avessero, nel tessuto sociale locale e globale, nutrimento e radice.
NODO, Bari
Il sud dell’Italia vive di due spinte che lo mantengono costantemente in equilibrio: una creativa e l’altra soporifera. Il sud è terra di potenzialità espresse e inespresse, tenuto a bada da amministrazioni “distratte” che non tengono conto di un tessuto umano in continua crescita.
Spesso neanche gli spazi già esistenti di confronto, aggregazione e crescita, vengono valorizzati e riqualificati. Questo fa si che non si crei un circuito di interazione fra le diverse realtà culturali meridionali. Così la coesione con il circuito nazionale sembra abbastanza utopica.
EVENTOAREA, Reggio Calabria
Le politiche culturali sinora condotte al Sud rivelano, una totale mancanza di strategia: si tratta di iniziative occasionali, basate su una concezione assolutamente marginale e minoritaria della cultura. Lo testimonia la disinformazione su ciò che accade rispetto alla cultura nel territorio e la tendenza, da parte delle Amministrazioni, di risolvere tutte le politiche culturali in politica di valorizzazione turistica. Non esiste alcuna consapevolezza di come sta cambiando il rapporto tra la cultura e l’identità di un territorio.
ERBEMATTE, Catania
La tendenza sul territorio è quella della valorizzazione dell’esistente che dovrebbe attrarre interessi internazionali, molti sforzi si stanno muovendo in questa direzione. Ci sono progetti su spazi pubblici: la Galleria Civica di Siracusa Montevergini, il museo palermitano di Palazzo Riso (promotore di un portale per l’arte contemporanea). Ci sono iniziative di privati che vanno proprio a riqualificare spazi abbandonati con grandi sforzi logistici ed economici. Di per
sè, la riqualificazione di spazi esistenti non sarebbe negativa se a questa prima fase ne seguisse un’altra: portare fuori dal nostro territorio le realtà locali.
SUCCOACIDO, Palermo
Il sud è realtà da salvare. Ogni operazione culturale deve essere denuncia sociale. Il sud trasmette la disperazione del sottosviluppo, quindi il sud stesso si muove con un forte complesso d’inferiorità. Il resto del mondo è attratto soltanto da quelle operazioni culturali che possiedono una forma ben stereotipata, quell’aggettivo che Roblés denunciava nei suoi romanzi: “pittoresco”.
La scoperta dei luoghi e dei territori fuori dal sistema coincide con il meccanismo dell’intervento salvifico che conferisce all’arte un valore aggiunto e può giustificare la richiesta di fondi indispensabili alla crescita si un progetto culturale. In questa dinamica rientra l’assurdità del concetto stesso di giustificazione: perché mai dovrebbe essere fornita una motivazione ulteriore al fare arte in una regione periferica rispetto al cuore degli eventi culturali?
PROGETTO RASSEGNA DEL CONTEMPORANEO, Catania
Non mi sembra che manchino le relazioni con il tessuto nazionale e internazionale. Oggi gli artisti e gli operatori culturali si relazionano con realtà al di là del loro contesto di origine, attivando relazioni a lungo termine. Oltretutto è frequente che gli artisti e operatori culturali abbiano una doppia residenza. Quanto alle specificità dell’arte nei diversi contesti, in un modo sempre più omogeneo e stadardizzato, mi sembra una cosa auspicabile e necessaria. Cultura è anche riflessione sulla propria identità e sull’identità dei luoghi.
Marina Sorbello
LEGAME #3: realtà indipendenti
Perché vengono definite “marginali” dal sistema, che da loro spesso trae la forza?
Start - Roma
La decentralizzazione sul territorio di molte realtà indipendenti (collettivi, gruppi, associazioni, curatori…) offre loro spazi di autonomia ma non predispone alla possibilità che invece una loro distribuzione potrebbe configurare, aprendo e rendendo disponibili i legami deboli che tra questi spontaneamente sorgono.
Attivare dunque una rete nel tessuto sociale tra le realtà indipendenti dell’arte significa indagare un territorio utilizzando una modalità dialogica che si apre al confronto con diversi soggetti culturali.
La rete viene tessuta tra le realtà indipendenti per arrivare ad una risposta culturale che nella sua restituzione avvicini ma nello stesso tempo mantenga l’identità singola di ogni realtà.
Questa si fa strumento dinamico di lettura del contemporaneo e può diventare soggetto operante che attiva relazioni, incontri, confronti, partecipazioni.
Solo in un tessuto culturale così disegnato si può ridistribuire sul territorio italiano il dibattito sulle questioni del contemporaneo.
Artéteca-Exposito, Napoli
I progetti indipendenti e non profit non muovono capitali e per questo sono ritenuti poco interessanti dal punto di vista del contributo alle dinamiche economiche.
La loro forza è nell’essere collaborativi e connettivi, nella capacità di fare rete attraverso la collaborazione tra più operatori intergrati. L’arte contemporanea rappresenta oggi una scelta precisa e innovativa di metodologia operativa, in ambito curatoriale e artistico. I progetti non profit indipendenti uniscono le forze proprio per fronteggiare la chiusura e l’esclusività del sistema istituzionale e di mercato, per indicare dei percorsi alternativi e più liberi.
carlorendano association-lanificio25, Napoli
L’impegno delle realtà indipendenti è di veicolare prodotti artistici, spesso sperimentali che sono esclusi da un circuito commerciale e che quindi propongono punti di vista diversi e innovativi del “fare arte”.
Cam di Casoria, Napoli
Perché le prime non si sono volute integrare al sistema o il sistema non le ha integrate, perché operano e pensano in modo differente, perché contano su una diversa partecipazione o perché hanno a disposizione risorse diverse per realizzare le proprie progettualità.
La marginalità non è questione legata al valore, ma all’intenzione. Un sistema è una relazione di interessi e finalità, ma anche condivisione di risorse e progettualità.
Il problema sta nel sapere se un sistema può essere fatto di realtà indipendenti e se tali realtà hanno la voglia di costituirsi in sistema.
Si può allora mantenere la propria indipendenza pur rientrando in un sistema?
La creazione di network o di collettivi stessi crea sistema, e la condivisione di principi e finalità rende forti anche le autonomie più radicate. Se invece di marginalità si utilizzasse il termine parallelismo, la questione sarebbe diversa. Si deve combattere il concetto che indipendenza sia sinonimo di auto-sufficienza.
PROPOSTA, Benevento
Marginalità significa scarsa visibilità, non certamente scarsa importanza o scarso valore. Ma nel mondo della cultura-spettacolo quale è diventato quello odierno, avere poca visibilità significa anche essere esclusi (o quasi) dal dibattito culturale in atto.
THE BEDS-IN ART, Napoli
In un sistema incompleto, verticistico e condizionato da interessi economici è chiaro che il termine marginale sia usato nella sua accezione limitativa.
Il margine è un confine, un territorio decongestionato, un luogo di relazioni non codificabili e di grande trasversalità.
La marginalità produce un tempo non agonistico dove l’esperienza si fà linguaggio.
MICROGalleria dell’Accademia, L’Aquila
• Perché l’indipendenza garantisce da un lato un’unicità, ma costituisce anche una condizione di precarietà e dunque, per certi versi, di debolezza.
• Attivare un circuito di realtà indipendenti dovrebbe garantire maggiore stabilità alle singole realtà e maggiore visibilità e forza all’interno del sistema nazionale.
UNIMOVIE, Pescara-Roma
L’indipendenza viene intesa come mancanza di capacità “politica”, piuttosto che una reale indipendenza di scelte e di iniziativa. Noi “indipendenti”, che potremmo giovare dall’unione delle tante indipendenze, tendiamo a mantenere il nostro isolamento. Recentemente siamo stati spettatori di diversi tentativi, l’ultimo in Abruzzo, quello di un consorzio tra festival conclusosi in nulla di fatto proprio per il veto dei soggetti più deboli.
LIMITI INCHIUSI, Campobasso
A volte alcune realtà sono davvero marginali, non rispetto al “sistema”, quanto piuttosto rispetto alla qualità delle proposte. Credo che in ogni caso il sistema dell’arte consuma le produzioni artistiche provenienti dai margini, ma solo ed esclusivamente quelle disponibili a coniugare il proprio bisogno di crescita ai processi di normalizzazione di cui il mercato dell’arte, controllato da pochi, ha bisogno.
LAB 12 & Visioni Urbane_Fondazione Southeritage, Matera
Io estenderei il concetto di marginalità e periferia a tutto il nostro Paese confrontandolo su scala europea. Il sistema Italia con congenito ritardo vive e cerca di attuare (es. “Roma contemporanea”) processi di produzione culturale che il resto d’Europa ha inaugurato agli inizi degli anni Ottanta (musei dedicati o di reti territoriali come i F.R.A.C. francesi e le Kunsthallen tedesche).
Mentre nel resto d’Europa si discute dell’entrata in crisi del sistema museale, i nostri politici e amministratori progettano la cultura ancora sulla relazione cultura/turismo, per cui il museo è strumento di attrazione di flussi turistici. L’obbiettivo di trasformare i pochi fruitori almeno in abbastanza diventa quindi scopo primario della politica culturale nazionale. Non credo però che lo sviluppo della cultura contemporanea nazionale possa partire dallo sviluppo di “poli” (Milano? Roma? Torino?) o nuovi luoghi espositivi firmati da “archistar”. È l’arte contemporanea che deve entrare non solo nei luoghi altri del territorio ma anche e soprattutto nei momenti più complessi della società: economici, antropologici, urbanistici e di organizzazione della realtà.
CINECLUB CANUDO, Bisceglie (Bari)
Le spinte centrifughe originate dalla parziale frammentazione del sistema dell’arte su scala nazionale e dalla rapida affermazione di canali alternativi di distribuzione legati al web (ad esempio il Babelgum Film Festival diretto da Spike Lee, con le sue modalità di promozione e fruizione in alta definizione del video sulla rete) sono alla base della recente proliferazione di eventi e realtà indipendenti sul territorio nazionale. Ma lungi dal rappresentare una risorsa per le autonomie locali, inducono queste ultime a ridisegnare il quadro regionale, per la necessità di consolidare il sistema dell’arte (e dello spettacolo) su base regionale, istituzionalizzando quei soggetti che presentano caratteristiche finanziarie e strutturali compatibili con la logica del finanziamento pubblico.
Questa linea, a metà strada tra logica assistenziale e logica di mercato, costituisce una frattura tra le realtà indipendenti e quel sistema che si pretende di consolidare, che finirà per perdere il contatto con le realtà più vive nell’ambito della produzione artistica.
ECLETTICA, Barletta
Pur essendo detentori di “grandi” idee, queste realtà vengono messe in condizione di non avere la forza economica di realizzare progetti di respiro, eventi per i quali i “super budget” sono necessari per la promozione e per la realizzazione di allestimenti.
Quindi, una buona risonanza fa sì piacere al “sistema”, ma contemporaneamente è il “sistema” stesso a voler deliberatamente oscurare fama e vitalità di queste realtà.
LOOPHOUSE – RES, Salento
Non le definirei “marginali”. Un’organica e vivida relazione tra fuori e dentro (saltando i margini) è sempre più necessaria ed urgente fino a divenire bisogno empirico, azione essenziale, permanente. Ciò serve a capire come orientarsi, come riuscire a definire mappe dinamiche di conoscenza e relazioni (le “encarte” di Pierre Lévy?) fino a vestire il posto vagante delle ideologie (defunte?) e/o quello delle deformità contemporanee delle religioni.
Può diventare abile a contrastare i sentimenti di precarietà a cui sembriamo condannati e destinati. Questo respiro è una navigazione di nessi e doppi che vengono partoriti e nutriti dall’assenza di temporalità, da una sempre più evidente ipertrofia del presente che iper-informazione, tecnologie e new-media (social-networking compreso) ci dichiarano e ai quali ci costringono.
NODO, Bari
Le realtà indipendenti sono la linfa dell’arte, senza di queste non ci sarebbe che polvere.
EVENTOAREA, Reggio Calabria
Trovarsi in situazioni di periferia sviluppa la capacità di osservare e acuisce lo spirito critico. Questa esperienza capace di tradurre elementi di svantaggio in opportunità di crescita, può sussistere se vengono messe in campo operazioni di “ri-formazione culturale”, tese a recuperare gli aspetti virtuosi di una identità ancora non ben definita.
Dietro la diffusione ad ampio raggio della cultura si celano dei rischi: cominciano a entrare in gioco tutti i condizionamenti ed i meccanismi tipici dei sistemi diffusi. Scegliere un progetto culturale che va in una direzione diversa, che si basa su processi educativi reciproci e aperti, attrezzare le città meridionali di luoghi dedicati alla produzione oltre che all’informazione dell’arte può giocare un ruolo importante. Senza far emergere le istanze dal basso, la cultura sarà sempre un percorso a senso unico. Occorre, considerare il territorio nel suo insieme, come luogo del pensiero creativo, espressione di diversi linguaggi urbani da saper interpretare e valorizzare.
ERBEMATTE, Catania
Pare che le realtà indipendenti debbano essere per forza marginali e restare ai margini pare essere l’unico modo per esistere, almeno così pensavamo quando abbiamo mosso i primi passi in questa direzione. Il sistema ha le sue regole, le sue gerarchie, la sua formazione e tutto quello che non è “di sistema” viene guardato prima da lontano. La necessità di fare network è assoluta.
SUCCOACIDO, Palermo
Le realtà indipendenti sono una sacca d’idee dove attingere. Ogni grande debutto è accompagnato dalle magiche parole “realtà indipendente”, ma è solo una trovata pubblicitaria con la pretesa di suggerire così genuinità e libertà intellettuale. Ci troviamo allora a gestire un giornale internazionale, a dialogare con Londra e con Bilbao, ad intervistare una galleria d’arte di Marsiglia e la compagnia teatrale di San Pietroburgo senza dimenticare di comunicare con i giovani artisti e scrittori che si esprimono in ogni luogo del mondo. Cosa c’è fuori dal sistema? Tutto, se cerchiamo gli individui e le loro idee, nulla se cerchiamo le etichette indipendenti.
Cosa vuol dire marginalità? Una ricchezza se intendiamo diversità, l’altra faccia del sistema se ragioniamo nei termini di quelle contrapposizioni che il mercato ci ha inculcato. Non c’è mai stata arte non globale, né mai artista non locale.
PROGETTO RASSEGNA DEL CONTEMPORANEO, Catania
La marginalità può essere un fattore positivo. La mia esperienza è quella degli spazi alternativi, indipendenti, o marginali, intesi sia come spazi impermanenti e non commerciali, sia come intersezione fra discorso, istituzioni e società, sia come contesti interdisciplinari dove l’arte dialoga con il presente. La frizione fra il luogo non deputato all’arte, o marginale, e la produzione artistica è generatore di nuovi significati, nuove letture, interpretazioni diverse. Non è dopotutto lo spazio dell’arte quello del pensiero, della riflessione, della dialettica?
Marina Sorbello