start_La forza dei legami deboli #1 Castel San Pietro Terme
Maria Chiara Calvani, Sul pianerottolo, elaborazione digitale, 2008.
Progetto artistico pensato per La forza dei legami deboli, Galleria Comunale Castel San Pietro Terme (Bologna).
La “02 giornata del contemporaneo” svoltasi a Castel San Pietro Terme nell’Ottobre del 2006 ha preso in esame la questione del ruolo dei “centri minori” nella promozione e diffusione dell’arte contemporanea,
La forza dei legami deboli è stata la risposta.
Intendendo per “legami” dei veicoli, delle tensioni nel sistema dell’arte sui quali si muovono relazioni, connessioni, reciprocità, processi, il discorso sui “centri minori” si è dilatato fino a comprendere la possibilità di attivare una serie di relazioni tese ad individuare alternativamente la forza e la debolezza dei legami stessi, valorizzandone l’unicità.
Il primo risultato di questa operazione è stata una selezione delle realtà operative sul territorio del centro sud.
A Castel S.Pietro Terme è stata presentata la rete di associazioni, gruppi, collettivi, attraverso un’installazione, appositamente progettata dell’artista Maria Chiara Calvani, che si è offerta come contenitore e dispositivo per leggere e muoversi all’interno dello spazio della Galleria ripensato per l’occasione come una nuova geografia da scoprire, composta dalle singole territorialità e dagli spazi operativi reali o immaginari dei protagonisti, insieme alla documentazione della loro attività. Inoltre un sito internet, proiettato all’interno dello spazio, conterrà la documentazione del progetto raccolta fino a questo momento divenendo luogo comune di confronto e dialogo.
Hanno Partecipato:
CAMPANIA: Artéteca-Exposito, carlorendano association-lanificio25, Cam di Casoria, chiavi di lettura per l’arte contemporanea-Marco Izzolino, Proposta, The Beds-in Art -
ABRUZZO: MICROGalleria, Unimovie
MOLISE: Limiti Inchiusi
BASILICATA: Lab 12:00 & visioni urbane
PUGLIA: Cineclub Canudo, Eclettica, Loop House, Nodo, Res
CALABRIA: Chroma, Eventoarea - SICILIA:Erbematte, progetto Isole, progetto Rassegna del Contemporaneo, SuccoAcido.
L’identità è l’originalità del sistema di pensiero basato sull’insieme dei ricordi delle esperienze passate. Più semplicemente la si può chiamare spirito
Haruky Muratami, La fine del mondo e il paese delle meraviglie
Quando Gaia e Caterina mi hanno proposto di pensare ad un progetto che potesse essere capace di raccontare come da piccoli legami possano nascere trame relazionali capaci poi di innescare possibili fenomeni collaborativi, progetti, esperienze tra persone diverse portatrici di realtà, radici, culture differenti, mi sono chiesta per prima cosa come possa nascere un “legame debole”. Mi è venuto in mente un edificio composto da tanti appartamenti, ogni appartamento un’identità, con il suo mondo interiore, la sua memoria, le sue esperienze, le sue relazioni affettive, il suo vissuto. Dietro la porta di questi spazi domestici realtà diverse sperimentano quotidianamente la loro creatività, i loro progetti, le loro direzioni di senso. Ad un certo punto una porta si apre, esce qualcuno a prendersi una boccata d’aria sul pianerottolo. In questo piccolo intervallo di tempo qualcun altro sale le scale per rientrare in casa. I due si incontrano, si salutano, scambiano due chiacchiere; poi uno dei due invita l’altro a bere un caffè, questione di pochi minuti e tra i due nasce un piccolo legame, un frammento di tempo condiviso.
Ho Chiesto a Gaia e Caterina di farsi inviare dai componenti delle diverse associazioni coinvolte nel progetto una loro fotografia e la pianta dello spazio che più potesse rappresentare il luogo dei loro incontri, dei loro percorsi artistici, delle loro esperienze progettuali condivise; non immaginavo potesse arrivare materiale così eterogeneo! Sono arrivate isole, camere da letto, microarchitetture, mappe di città, cabine telefoniche, autobus di linea, giochi da tavola…
Il mio compito a questo punto è stato quello di avvicinare questi diversi spazi come tanti appartamenti abitati; è nata naturalmente un’ architettura immaginaria in cui tutte le realtà coinvolte convivono con le loro storie, i loro vissuti, le loro esperienze. Uno spazio domestico, una diversa geografia adatta per ripensarsi parte di una realtà relazionale e una riflessione sul come il capitale sociale può costituire il superamento dei limiti dovuti alla discontinuità spaziale.
[Maria Chiara Calvani]
Progettare una mostra senza artisti, ovvero coinvolgerne uno per pensare alla forma di un progetto. Potremmo iniziare a riflettere sul come oggi sia possibile posizionarsi all’interno dei processi artistici e delle dinamiche di sistema e come sia possibile individuare e proporre modalità progettuali che lascino aperti degli spazi, delle zone d’intervento imprevisto. Ammesso che ciò sia ancora realizzabile, abbiamo scelto di proporre ad un artista non di realizzare un progetto per un contesto dato ma di pensare alla forma di un territorio, un luogo, un contesto, una porzione geografica che noi abbiamo immaginato, di visualizzarne il funzionamento, il sistema.
Così è nata l’idea di coinvolgere Maria Chiara Calvani nel nostro lavoro formulando una proposta che avesse come veicolo la sua immaginazione per arrivare all’articolazione di un territorio in cui operano realtà molto differenti e lontane tra loro, per costruirgli attorno uno spazio deputato.
Si è sviluppato giorno dopo giorno questo nuovo territorio che portiamo in mostra a Castel S. Pietro Terme, una geografia fatta di stratificazioni territoriali, frammenti di memorie e vissuti e di volti di persone. Ha preso forma uno spazio nuovo aperto e organizzato in cui sembra possibile muoversi passando liberamente attraverso spazi altrui. Lo stimolo da cui tutto è nato è quello di tentare una pluralità e la continuità di alcuni intenti, di creare nuove forme di aggregazione culturale, in cui questo capitale sociale sia contenuto e contenitore e di sviluppare nuove possibilità per l’arte in cui il bilancio della critica e della ricerca sia finalmente un risultato nuovo e inaspettato e che sia possibile girarci intorno o stare fermi ma esserne sempre attivamente partecipi.
Ci siamo trovate in sintonia con il progetto proposto da Maria Chiara, la sua installazione ha dato un volto alla nostra idea, e un corpo alle nostre intenzioni.
[Caterina Iaquinta – Gaia Cianfanelli]