Francesco Gastaldi_Liguria: paesaggio costiero (e turismo) a rischio
Le cronache giornalistiche regionali hanno registrato negli ultimi mesi numerose proteste e prese di posizione nei confronti di un nutrito numero di progetti che potrebbero compromettere l’ambiente di aree costiere di grande pregio.
L’ultimo allarme è stato lanciato dal sovrintendente per i beni ambientali Giorgio Rossini, che ha rilevato a chiare lettere la possibilità che si avvii una nuova fase di cementificazione del litorale ligure, con rischi molto elevati di compromissione irreversibile di siti di altissimo valore paesistico. In particolare, sono accusati i numerosi progetti di porticcioli turistici, ai quali spesso sono di fatto annesse anche altre ingenti opere: edilizia residenziale, uffici, negozi, alberghi, aree artigianali, posti auto.
Secondo Legambiente le trasformazioni in gioco in Liguria sono notevoli: l’associazione parla di 9.000 posti barca e 143.000 metri cubi di spazi riservati ad uso residenziale e terziario.
Il meccanismo è sempre lo stesso: per riqualificare una zona degradata o spesso sottoutilizzata, per adeguare uno scalo turistico, o per effettuare una messa in sicurezza o modifiche funzionali, vengono legittimati progetti totalmente stravolgenti. Gli episodi che suscitano preoccupazione per gli impatti sull’assetto fisico e territoriale si sono fatti negli ultimi anni sempre più frequenti: tutto l’arco ligure è soggetto a forti pressioni da parte di gruppi imprenditoriali che sostengono interventi che, secondo le dichiarazioni di molti amministratori locali, dovrebbero rilanciare l’economia, o dare nuova linfa al turismo.
Sono attualmente in corso quindici progetti, giunti a diversi livelli procedurali, di cui nove riguardano l’ampliamento di strutture esistenti (Bordighera, Imperia, Diano Marina, Alassio, Loano, Varazze, Arenzano, Santa Margherita Ligure, Portovenere), mentre sette prevedono nuove opere (Ventimiglia, Ospedaletti, San Lorenzo al Mare, Borghetto Santo Spirito, Albissola, Genova-Sestri Ponente).
In molti casi gli iter progettuali si sono rivelati lunghi e travagliati, e solo ora giungono a compimento; in alcuni casi i cantieri sono già aperti, mentre per altri manca ancora l’istruttoria sul progetto definitivo. Tutti gli interventi risultano comunque formalmente compatibili con il Piano territoriale della costa, e con gli indirizzi di programmazione regionale.
Ma non mancano le polemiche, a Santa Margherita Ligure, nel Tigullio, una delle città maggiormente tutelate durante il boom edilizio del dopoguerra, l’ampliamento del porto esistente sta dividendo la città in due fazioni molto agguerrite, che comprendono cittadini ed ospiti illustri. Giulia Maria Crespi, presidente del FAI ha lanciato l’allarme dalle pagine de Il Secolo XIX, e le ha risposto, fornendo rassicurazioni, il presidente della giunta regionale ligure Claudio Burlando.
Ad Ospedaletti, nel ponente ligure, il nuovo sindaco, che aveva condotto la campagna elettorale dichiarando un fermo “no” all’ipotesi del mega porticciolo turistico, dopo una rimodulazione di alcune volumetrie, si è ritrovato costretto ad approvare gli ultimi atti amministrativi già avviati dalla precedente giunta, pena un risarcimento milionario chiesto dal promotore.
A Savona, dopo che per anni si è discusso del progetto di Ricardo Bofill per il porto storico (ora in attuazione), suscita grande dibattito un progetto per la costruzione di una torre alta 120 metri, da realizzarsi nell’area della Margonara, al confine con il comune di Albissola.
Interrogativi in termini di impatti territoriali (nuova domanda di traffico ed infrastrutture) riguardano le strutture più grandi previste a Loano, Ventimiglia e ad Imperia.
Proprio ad Imperia potrebbe essere realizzato uno degli scali turistici più grandi del Mediterraneo, dotato di quasi 1.500 posti barca, con l’obiettivo di arginare la concorrenza di molte rinomate località della vicina Costa Azzurra.
In realtà, andrebbe condotta una più attenta riflessione riguardo alla effettiva capacità di queste operazioni di offrire nuove opportunità di sviluppo. Occorrerebbe valutare quale tipo di fruizione sia compatibile con una fascia costiera molto ristretta e fortemente antropizzata, che rischia di essere ulteriormente condotta ad attrarre flussi di popolazione. L’industria ligure delle vacanze, legata all’utilizzo delle seconde case, manifesta segnali di crisi.
Il turismo di massa che si è diffuso e consolidato a partire dagli anni Sessanta sta evidenziando molte contraddittorietà, ed i visitatori oggi rifuggono da una riviera che sempre più spesso ripropone le medesime criticità dei centri urbani (congestione, smog, assenza di spazi e servizi).
Le errate scelte degli scorsi decenni oggi pesano in modo irreversibile sul territorio, ma nonostante tutto questo, sono portati avanti nuovi progetti speculativi.
Sarebbe opportuno, invece, valutare attentamente vantaggi e svantaggi di tali interventi, specie in un’ottica di lungo periodo, pensando contemporaneamente a nuovi modelli, meno invasivi, ancorati ad un’idea diversa di valorizzazione delle risorse del territorio, ed in grado di mettere in atto processi di sviluppo più radicati e virtuosi.
(Una precedente versione dell’articolo è comparsa sul numero di ottobre 2006 de Il Giornale dell’Architettura)
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