Anna Lambertini_Giardini certosini

Giardini certosini a Padula

Opere d’arte e giardini “d’autore” si ritrovano a convivere negli ambienti della storica Certosa di San Lorenzo a Padula, come contemporanea interpretazione della Regola. Quelli che oggi se ne stanno a condividere una inusuale, quanto ben avviata, esperienza di vita d’arte cenobitica sono i lavori di circa 100 artisti + 10 paesaggisti di fama internazionale + un team di talentuosi paesaggisti “in formazione”. L’occasione l’ha creata la manifestazione triennale Le Opere e i giorni, ideata da Achille Bonito Oliva nell’ambito del progetto gli “Annali delle arti” della Regione Campania e promossa dalla Soprintendenza per i B.A.P.P.S.A.D. di Salerno e Avellino, a cui è stata affiancata in un secondo momento la sezione Ortus artis. Come spiega Bonito Oliva, il concetto di Ora et Labora è stato trasformato in Ora et Elabora: così, grazie agli interventi dei vari autori sollecitati a trasformarsi in novelli certosini, il complesso monumentale di origine Trecentesca, recentemente restaurato, ha potuto tornare ad imporsi come ineguagliabile deposito di memoria culturale.

I diversi spazi della Certosa, interni ed esterni, i solenni ambienti destinati alla vita comunitaria così come i luoghi deputati alla clausura, i chiostri, le celle, rimasti silenziosi e solitari per circa un secolo e mezzo, sono adesso nuovamente animati dalla presenza delle opere d’arte “accumulate” in questi tre anni e che costituiscono il primo nucleo di una importante collezione permanente di arte contemporanea. La giornata del certosino di clausura, è noto, trascorreva per la maggior parte nella solitudine degli spazi privati: pregando, studiando, leggendo le Scritture, il monaco se ne stava ritirato nella sua Cella, raffinata ed articolata macchina architettonica concepita per la meditazione e la vita spirituale. Parte delle ore pomeridiane erano dedicate alla cura del piccolo orto/giardino, non solo luogo destinato alla contemplazione estetica, ma anche spazio in cui “coltivare” la serenità interiore attraverso l’esercizio dei lavori orticoli. Suddiviso in quattro spartimenti con una fontana al centro, secondo l’iconografia tradizionale del giardino edenico, l’hortus conclusus avrebbe dovuto costituire la trasposizione miniaturizzata e terrena di un perfetto ordine superiore, lo specchio vegetale dell’anima bella coltivata nel rigore ascetico.

Una manifestazione destinata a rianimare e rivitalizzare gli ambienti della Certosa, rievocando il modello di vita monacale nel segno dell’arte contemporanea, non poteva certo dimenticare i suoi giardini. Ortus artis, di un anno più giovane rispetto alle Opere e i giorni, introducendo l’opportunità di riflettere sulle possibili espressioni contemporanee di giardino, costituisce il giusto complemento della rassegna di arte. L’idea di questa sezione è stata attuata grazie al coordinamento dello studio.eu di Berlino: attivo da qualche anno, e con successo, nell’ambito del landscape design, è costituito da un trio italiano e tutto al femminile di brillanti architetti: Paola Cannavò, Ippolita Nicotera e Francesca Venier.

L’iniziativa promossa si articola in tre diversi momenti di confronto su temi dell’architettura del paesaggio: la realizzazione di progetti ad hoc di giardini, redatti, su invito, da paesaggisti di livello internazionale, un convegno di riflessione sui temi dell’arte dei giardini e della progettazione paesaggistica, un Workshop con studenti provenienti da scuole di architettura del paesaggio di diverse aree geografiche. La formula è assolutamente convincente: al dibattito teorico, di riflessione sulla cultura del progetto come trasformazione, reinvenzione, restauro di luoghi e paesaggi, viene associata la sperimentazione pratica di alcuni degli orientamenti attuali della disciplina attraverso i lavori dei professionisti, ed infine il momento della “formazione”, con il laboratorio didattico tra studenti e paesaggisti. Un vero e proprio esempio di biocenosi culturale!

Per ognuno dei due anni, cinque paesaggisti sono entrati nell’hortus conclusus di una Cella e ne hanno riplasmato lo spazio, proponendone una declinazione in chiave contemporanea. Rare e inselvatichite le preesistenze botaniche all’interno degli horti, rimasti in stato di abbandono per decenni: qualche stentato albero da frutto, gruppetti di Cedri sp., macchie di rovi.

Per l’edizione 2003, sono stati convocati i francesi dell’Atelier le Balto, il portoghese Victor Beiramar Diniz, l’italiana Helene Hölzl, lo studio tedesco Topotek e quello olandese West 8: una miscela di professionisti europei, diversi per livello di notorietà ma anche per tipo di formazione ed orientamento progettuale. Per la seconda edizione 2004, sono stati realizzati i giardini progettati da Henri Bava, Bet Figueras, Guido Hager, Joao Ferreira Nunes, Stefan Tischer, ed in più il progetto vincitore del concorso per studenti legato al Workshop dello scorso anno, redatto dal gruppo del Corso di laurea in architettura dei giardini e paesaggistica, della Università degli Studi di Roma “la Sapienza”.

Il risultato? Una rassegna diversificata di estetiche della Natura disegnata, capace di riflettere un più ampio quadro di orientamenti europei. Piano verde di Topotek adotta, ad esempio, nella Cella 20, la strategia dell’intervento minimale: la scelta di riconfigurare lo spazio chiuso attraverso l’epurazione di tutti i possibili segni superflui, spinge i paesaggisti tedeschi a rivestire la preesistente struttura quadripartita con un manto erboso continuo, che avanza instancabile e implacabile a coprire aiuole, percorsi ed elementi costruttivi, esaltandone i leggeri salti di quota. West 8 immette invece nella placida quiete della Cella 24, l’immagine post-atomica di un bosco-giardino a “grado zero” composto dallo scricchiolìo resinoso di multistrati di pigne, che oltre al suolo tappezzano anche i muri perimetrali. Da sotto la spessa moquette odorosa formata dalle pigne che, (precisano gli autori evocando l’idea di un genius loci partecipato) sono state raccolte dagli alunni delle scuole locali, si diffondono nelle ore serali dei bagliori rosso fiamma. Di là dal muro, dall’alto della collina di Padula, risponde il grande crocifisso al neon blu della chiesa paesana.

Fino ad ora contiamo undici nuovi giardini per undici delle antiche Celle: negli horti reinventati della Certosa di Padula il giardiniere - paesaggista del XXI secolo si misura con altrettante immagini aggiornate del Paradiso.

[Anna Lambertini]