Francesco Gastaldi_ La visione di futuro per Genova

Renzo Piano
Renzo Piano ha presentato più di un anno fa un progetto di riorganizzazione del waterfront urbano che potrebbe avere notevoli implicazioni sugli scenari di sviluppo della città. Si è aperto un vivace dibattito sulle prospettive di futuro, sui contenuti della proposta e sulle implicazioni di una sua possibile realizzazione.

La presentazione
Martedì 25 maggio 2004 alle ore 18 la piazza delle feste nell’area del Porto Antico è gremita: soggetti istituzionali, rappresentanti politici, operatori economici e portuali, ma anche semplici cittadini assistono alla presentazione di Renzo Piano che illustra in modo accattivante il suo progetto per la Genova del futuro, studiato su proposta del presidente della Giunta Regionale. Nei giorni precedenti i quotidiani locali avevano già fornito alcune anticipazioni sui contenuti dell’ “Affresco” (così è definito dallo stesso Piano) e fin da quel momento si erano verificati commenti entusiastici. Alcune precisazioni giungono poi da parte dell’assessore all’urbanistica del comune Bruno Gabrielli e da parte dell’assessore all’area vasta e alle infrastrutture Marta Vincenzi (1) che, pur lodando il grande sforzo progettuale del noto architetto e la sua grande capacità di suscitare un dibattito sul futuro della città, mettono in guardia da troppo facili entusiasmi. Nei giorni seguenti alla presentazione ufficiale gli organi di informazione (2) dedicano molto spazio all’evento e registrano le reazioni dei principali interlocutori cittadini, tra cui prevalgono le dichiarazioni favorevoli ai contenuti della “vision”.
Successivamente, nel mese di luglio, viene diffusa una pubblicazione curata dal Renzo Piano Building Workshop (3) nella quale sono raccolti tutti gli studi e le schede tecniche corredate da grafici e tabelle di scenario. Il progettista dichiara che si tratta di un’operazione culturale messa a disposizione della città per stimolare il dibattito; un quadro di sintesi su cui far convergere attori istituzionali e soggetti economici.

I contenuti del progetto
Il disegno elaborato da Renzo Piano traguarda una prospettiva di futuro per i prossimi 20 anni e tenta di coniugare insieme elementi di potenziamento del sistema portuale sia con nuove opportunità nel campo turistico e della nautica da diporto che con il miglioramento della qualità urbana e ambientale. Cerca di dare coerenza ad una serie di progettualità già esistenti da tempo all’attenzione degli attori pubblici, inserendo nuovi elementi volti ad un miglioramento della vivibilità e degli spostamenti pendolari in ambito urbano, al potenziamento a fini ricreativi e turistici, alla valorizzazione di potenzialità e risorse di cui la città dispone (in primo luogo il rapporto con il mare) e all’eliminazione di fattori di rischio ambientale.
Nello specifico il progetto prevede: un nuovo aeroporto da realizzarsi su un’isola artificiale galleggiante collegata a terra da un tunnel sottomarino e da un people mover; la trasformazione del vecchio aeroporto in banchina portuale e distripark inglobando l’area delle acciaierie di Cornigliano; il parziale riempimento dei moli a pettine del porto di Sampierdarena; la ricollocazione del porto petroli di Multedo sulla testata dell’attuale aeroporto. E ancora prevede la fine di ogni nuova espansione di crescita del porto commerciale di Voltri, la realizzazione di due nuovi attracchi per le “autostrade del mare” e la creazione di un porto pescherecci definito “cittadella del pesce”, un’isola dei servizi per le riparazioni navali situata di fronte alla Lanterna e collegata a terra da un tunnel sottomarino, una passeggiata urbana nella parte di levante della città da Punta Vagno al Porto Antico, la conversione dell’area delle riparazioni navali, ad oriente del Porto Antico, a funzioni urbane, ludico-ricreative e nautiche; un people mover che attraversa la città dall’aeroporto fino alla Fiera del Mare; tre nuovi parchi urbani con dodicimila alberi. Secondo Renzo Piano il progetto potrebbe essere realizzato in tre fasi di sei anni l’una e il costo è valutato in 4 miliardi di Euro.

La discussione in città
Si tratta di un fantastico “libro dei sogni”? E’ solo una sollecitazione a riflettere su quadri di scenario e futuro per la città o si tratta di un’ipotesi traducibile in realtà?
Subito dopo la presentazione la questione del reperimento dei finanziamenti per poter concretizzare le progettualità previste è il tema che suscita il maggior dibattito: nessun ente potrà mai disporre delle risorse necessarie. Appare subito evidente che, per tradurre i contenuti in regole con valore normativo, si dovrebbero apportare modifiche significative allo strumento di pianificazione comunale e a quello portuale, procedure non immediate e non esenti da problematiche di diversa natura. Inoltre alcune scelte già maturate e su cui si stanno definendo accordi (ad esempio il tunnel sottomarino nel porto antico) potrebbero non essere compatibili con il disegno del progettista.
Nonostante queste difficoltà l’idea di Renzo Piano ottiene inizialmente un largo consenso nell’opinione pubblica; sicuramente si tratta di una visione che fa leva sull’immaginario collettivo della città: i termini usati per descriverne e comunicarne i contenuti sono strettamente legati a elementi dell’identità urbana. Le nuove spiagge, il verde per i cittadini, i parchi, il risanamento ambientale sono elementi desiderati da tutti; il progetto va incontro alle attese diffuse e fornisce possibili risposte ad esigenze da tempo sentite in città (ad esempio il recupero dell’affaccio a mare per l’area di Multedo con la delocalizzazione del porto petroli). Inoltre, in una realtà urbana per molti anni invasa da un clima di staticità, la comunicazione del progetto prefigura un futuro di cui sono forniti alcuni dati quantitativi di sicuro impatto emotivo: potenziamento dei traffici portuali fino a 3 milioni di container, 200 ettari di aree portuali in più, da 3,8 a 8,1 chilometri di banchine, 150 ettari di verde in più, possibile incremento dei traffici aeroportuali del 30%.
L’abilità di Piano consiste nel dare organicità ad un quadro di progettualità già esistenti: è il caso del tombamento dei moli di Sampierdarena e della realizzazione di una passeggiata a mare fra il Porto Antico e la Foce (progetto di Manuel Sola Morales nell’ambito dei lavori per il piano regolatore portuale). Il disegno recepisce questioni da tempo discusse, ma mai giunte ad un punto di concreta realizzabilità, così come l’idea di spostamento della centrale a carbone che sorge nei pressi della Lanterna, lo spostamento (o la riduzione) del Porto Petroli di Multedo, il blocco di nuovi possibili riempimenti per il porto di Voltri, il potenziamento (o possibile ricollocamento) dell’area delle riparazioni navali.

Gli sviluppi successivi e la situazione attuale
Nel periodo estivo e in quello autunnale il grande battage giornalistico improvvisamente si interrompe, gli unici elementi di discussione sembrano riguardare la natura dello strumento operativo e gestionale (agenzia ad hoc, società mista, la società finanziaria dell’autorità portuale Finporto) che possa dare operatività al disegno. In questo periodo l’autorità portuale tende a difendere il proprio ruolo di regia e le proprie prerogative; dichiara che gli aspetti tecnici hanno bisogno di ulteriori verifiche e che nel frattempo si intende procedere con l’attuazione dei contenuti del piano regolatore portuale vigente.
L’Agenzia “Waterfront & Territorio” (costituita nel luglio e formata dai rappresentanti del Comune, della Provincia, della Regione e dell’Autorità portuale e da un collaboratore dello studio Piano) continua a lavorare per predisporre una relazione che approfondisca gli aspetti legati alla fattibilità tecnico finanziaria dell’operazione e le compatibilità rispetto alle strumentazioni urbanistiche (in particolare piano regolatore portuale e piano urbanistico comunale) e alle normative vigenti.

Nel dicembre 2004 l’Associazione Maestrale, presieduta dal candidato alla presidenza della giunta regionale per il centro-sinistra Claudio Burlando, presenta un’idea alternativa, quella che i giornali ribattezzeranno presto “L’Isola del petrolio”(4). Si tratta di una piattaforma da realizzarsi davanti al porto di Sampierdarena con una superficie prevista di 350.000 metri quadrati e destinata ad ospitare il porto petroli, i bunkeraggi di rifornimento per le navi e i depositi petroliferi. L’isola artificiale potrebbe essere realizzata tramite i materiali di risulta per gli scavi della realizzazione del terzo valico ferroviario Genova-Milano e della bretella autostradale Voltri-Bolzaneto. Nell’ipotesi delineata questo riempimento potrebbe in seguito ampliarsi per comprendere altri servizi e aree adibite alle riparazioni navali. Il manufatto potrebbe liberare 700.000 mq. di aree attualmente occupate da depositi petroliferi in città e i costi potrebbero essere in gran parte pagati dalle stesse imprese interessate.
All’inizio del 2005 il dibattito si riapre intorno alla questione dell’aeroporto, sull’ipotesi di trasferimento avanzata da Renzo Piano, sulle problematiche tecniche e sulle risorse necessarie per attuarlo. Il presidente della provincia Alessandro Repetto propone di realizzare una grande isola per i container da collocare nello stesso punto in cui Piano propone il nuovo aeroporto. A febbraio l’attenzione si sofferma sui contenuti di dettaglio del progetto per l’area di Voltri: rispetto al piano portuale l’”Affresco” cancella la realizzazione della nuova piattaforma da 300.000 mq. e il prolungamento della diga foranea, mentre prevede un porticciolo per l’attracco dei pescherecci direttamente connesso con la terraferma tramite un percorso pedonale (passeggiata a mare) accessibile alla città.
Nei mesi seguenti la discussione sembra farsi più vivace e le voci di dissenso, dapprima sommesse, iniziano ad emergere: la CGIL ritiene non opportuno lo spostamento delle riparazioni navali, l’autorità portuale tende a difendere il piano regolatore portuale e a rilanciarne l’attuazione. Successivamente il neo eletto presidente della regione Claudio Burlando propone di sospendere temporaneamente la discussione sull’”Affresco” per concentrare tutte le energie sulla realizzazione delle previsioni dello strumento urbanistico vigente.

L’ultimatum di Renzo Piano
Nel giugno 2005 un colpo di scena riaccende il dibattito: Renzo Piano denuncia la situazione di stallo del progetto e dichiara di rinunciare a proseguire nel suo impegno (5). Nelle sue parole è contenuto un atto d’accusa contro una città bloccata da interessi corporativi e inerzialità, che si chiude in se stessa e preferisce non rischiare. Le critiche secondo cui non si potrebbero mai reperire tutte le risorse necessarie alle realizzazioni previste vengono respinte; lo stesso progettista dichiara che alcune banche d’affari sarebbero disposte ad investire. Il sindaco di Genova Giuseppe Pericu, dal canto suo, replica con grande partecipazione minacciando le dimissioni, difendendo la proposta di Piano e dichiarando che l’attuazione del piano portuale e gli approfondimenti sul disegno dell’”Affresco” non sono in antitesi e possono andare di pari passo (6). Il sindaco denuncia una situazione di stallo riconducibile al prevalere di interessi particolari rispetto a quelli generali della città. I soggetti maggiormente interessati alla trasformazione rispondono con due tipi di reazione: da un lato c’è chi coglie l’occasione per attaccare in modo più esplicito il progetto (7), dall’altro c’è chi assume posizioni più concilianti e mediatorie. Dai terminalisti, che lamentano di non essere stati coinvolti nell’elaborazione progettuale, arriva l’attacco più duro.
Uno dei punti più dibattuti e sollevati dallo stesso Piano riguarda la realizzazione di un porticciolo turistico con annesse strutture, servizi e parcheggi antistanti la zona della Foce; in secondo luogo a tener banco è la questione dell’area delle riparazioni navali: la volontà degli imprenditori è quella di rimanere nell’attuale collocazione e di vedere realizzato al più presto il già previsto sesto bacino di carenaggio. Viceversa una prima versione del progetto prevedeva il loro spostamento su un’isola attrezzata, mentre una versione successiva prevedeva il mantenimento delle attività più leggere e le attività di rifacimento nella sede attuale e lo spostamento di quelle di maggior impatto e complessità a Calata Sanità.
Si discute ancora della questione dell’aeroporto: la prima versione dell’”Affresco” ipotizzava la sua trasformazione in una grande banchina portuale e la costruzione di una nuova pista in mare aperto. Studi tecnici hanno però verificato che per garantire l’attracco di grandi navi porta-container alla pista esistente, sarebbe necessaria una profondità dei fondali più elevata di quella attuale. Da qui una successiva idea di prevedere il riempimento di tutto lo specchio acqueo fino alla diga foranea e la costruzione del nuovo aeroscalo ancora più al largo.
Intanto il Renzo Piano Building Workshop continua a lavorare ad una nuova versione dell’”Affresco” leggermente modificata secondo le indicazioni di istituzioni ed operatori: riempimento fino alla diga per il bacino di Sampierdarena, riparazioni navali fra calata Sanità e calata Oli minerali, porto petroli spostato su una penisola, isola dell’aeroporto spostata più a mare. Le ultime tappe della vicenda (giugno-luglio 2005) vedono il presidente dell’autorità portuale impegnato a ribadire che attuazione del piano regolatore portuale e disegno di Renzo Piano possono tranquillamente convivere, mentre il leader dell’associazione industriali dichiara che pur, apprezzando l’”Affresco” di Piano, si evidenziano problemi di traducibilità concreta (8).

Conclusioni
La proposta di Renzo Piano ha avuto senza dubbio il merito di aver avviato un vivace dibattito sul futuro del porto e più in generale sugli scenari di sviluppo per la città. La proposta ha presentato un disegno strategico di prospettiva mirante alla valorizzazione delle risorse esistenti e alla accresciuta competitività del sistema urbano, complessivamente inteso. Ha previsto un rapporto virtuoso fra città e porto, cercando di conciliare le esigenze di miglioramento della qualità urbana con le necessità di potenziamento delle attività economiche e portuali. In una città che spesso è stata incapace di elaborare scenari e di ragionare attentamente sul proprio futuro, il contributo ha aperto un’infinità di occasioni di riflessione. La questione della traduzione in pratica si è scontrata, come ci si poteva attendere, con la complessità e la problematicità tipica delle scelte di politiche pubbliche nel campo della trasformazione urbana, con le aspettative e i bisogni dei diversi soggetti in campo, con i diversi attori pubblici, tanto più per un’ipotesi progettuale che coinvolge gran parte della città. Ma questa riflessione non può ora fermarsi, Genova ha bisogno di continue sollecitazioni a riflettere su se stessa e di nuove occasioni di concertazione delle scelte. Accanto alla necessità di sostenere il nuovo ruolo della città in campo turistico e culturale, si dovrà compiere lo sforzo di dare risposta ad altre problematiche, facenti capolino in modo discontinuo o molto presenti nell’agenda politica e che, fino ad ora, non hanno trovato soluzioni definitive e condivise dai diversi livelli istituzionali.

[Francesco Gastaldi]

(1)Gli interventi di Marta Vincenti e Bruno Gabrielli sono stati pubblicati su Il Secolo XIX in data 1 e 2 aprile 2004.
(2)Si veda per esempio la pagina culturale de Il Corriere della Sera del 26 maggio 2004.
(3)Renzo Piano Building Workshop, Genova: Città & Porto. Istruzioni per l’uso, Tormena Editore, Genova, 2004
(4)Giovanni Mari, “Un’isola artificiale per il porto petroli”, in Il Secolo XIX, 21 novembre 2004, pag. 18; Giovanni Mari, “Isola del petrolio, vertice in porto”, Il Secolo XIX, 23 novembre 2004, pag. 21.
(5)Franco Manzitti, Ava Zumino, “Lo strappo di Piano: Genova addio”, La Repubblica, 24 giugno 2005, pag. 29.
(6)Bruno Viani, “Pericu minaccia le dimissioni”, Il Secolo XIX, 22 giugno 2005, pagg. 1-2.
(7)Lanfranco Vaccai, “Una città senza Piano”, Il Secolo XIX, 23 giugno 2005, pag. 17.
(8)Massimo Minnella, “Porto e Affresco, il contropiano degli industriali”, La Repubblica. Edizione Genova, 28 giugno 2005, pag. 1.