Emanuele Piccardo_Librino tra realtà e utopia
Librino è bello, Librino is beatiful! Così mi appare la casa-museo che Antonio Presti ha allestito nel centro di Catania, il mecenate dell’arte contemporanea in Sicilia, che vuole riqualificare il quartiere residenziale di Librino alle porte della città etnea.
La nuova dignità che vuole ridare al quartiere parte dall’uso dell’arte per sfatare ciò che è avvenuto nell’utopia fallita di Gibellina. Lì infatti, nonostante il ricorso all’arte, la politica dello sradicamento di una comunità dal luogo d’origine, che ha portato ad insediare la nuova città a molti chilometri dalla vecchia Gibellina (distrutta dal terremoto), ne ha comportato l’abbandono. E lì l’arte contemporanea, come presupposto di rinascita, ha fallito.
Librino invece è un quartiere residenziale degli anni settanta nato, come altri esempi in Italia, per soddisfare le esigenze di abitazioni, costruite originariamente sulla base di un masterplan pensato dall’architetto Kenzo Tange, ha visto nel corso del tempo la nascita caotica di organismi residenziali autonomi dal contesto, salvo alcuni rari casi, senza pensare a progettare gli spazi aperti e relazionarli con l’edilizia esistente. Così appare dalla visita, che ho compiuto insieme a Paola, Vincenzo ed Emanuele, che hanno sopportato la mia curiosità di vedere Librino.
Antonio Presti, attraverso una serie di inziative a favore del quartiere, tra cui la recente “Extraordinario-Il valore dell’essere”, dove sei artisti dialogano con le comunità etniche catanesi, vuole porre l’attenzione su un quartiere abbandonato dalle istituzioni, come accade spesso e la Sicilia non fa eccezione. Riqualificare parti di città degradate è un dovere etico e morale sia per l’amministratore pubblico che per le categorie professionali interessate (architetti, urbanisti, sociologi, antropologi) per questo l’iniziativa “Librino è bello” si pone come alternativa all’assenza della politica e dell’architettura benpensante, con l’ausilio degli artisti al fine di costruire un museo d’arte all’aperto. Gli architetti contemporanei dovrebbero farsi carico di quartieri come quello catanese, confrontarsi con problematiche sociali, ambientali, legali, al fine di migliorare realmente la tanto abusata “qualità della vita”. Il problema dei grandi quartieri residenziali è il fallimento del concetto di comunità proposto, una moltitudine sociale assemblata senza tener conto di chi vive all’interno di uno stesso luogo: con problematiche differenti com’è possibile una convivenza pacifica, laddove il più forte prevarica i deboli? La mancanza di servizi e strutture sociali comporta un ulteriore impoverimento e disagio per gli abitanti, per cui qualsiasi iniziativa volta al miglioramento del quartiere deve essere considerata meritevole, poi si può discutere sulla qualità delle opere realizzate dagli artisti. Personalmente credo che quartieri come Librino debbano avere la stessa dignità degli altri quartieri residenziali. La vera utopia è il risanamento umano e ambientale e il ridare delle motivazioni agli abitanti affinchè non si sentano abbandonati. Occorrono perciò finanziamenti pubblici per ri-costruire Librino. L’operato di Presti, una goccia nel deserto, è una iniziativa importante che deve comportare un processo più articolato attraverso il coinvolgimento di altre discipline quali l’architettura, la sociologia e l’antropologia, tuttora assenti.
L’architettura può, insieme alle altre espressioni artistiche, ripensare Librino in funzione delle esigenze dei suoi abitanti, anche se in alcuni casi l’arte riesce a essere più convicente nella risoluzione dei problemi posti. Solo attraverso un progetto di architettura partecipata che coinvolga abitanti, architetti, artisti, amministratori, sociologi e antropologi si potrà ridare linfa vitale ai quartieri residenziali. Archphoto si impegnerà nei prossimi mesi in tal senso, su due quartieri, il Biscione di Daneri a Genova e il Corviale di Fiorentino a Roma.
Quanti Librino? Tuscolano is beatiful! Il Biscione è bello! Tiburtino è bello! La Martella è bello! Rozzol Melara è bello! Corviale è bello!