Brunetto De Battè_Paesaggi costruiti di costa

Mi hanno suggerito, soprattutto i ragazzi, attraverso il tam tam di Facoltà (Genova), di Elena Rosa… si era appena laureata con Stefano Boeri con una tesi proprio sulla costa tra Savona e Vado Ligure… mi avevano segnalato questo interessante suo lavoro, che poi ha preso vesti diverse, l’imbeccata era dovuta… perché intorno al ‘97 stavo gestendo un seminario di progettazione proprio a Vado.

Una convenzione costruita tra ente locale e Facoltà… che mi aveva spinto a coinvolgere amici dello IUAV (Umberto Trame), di Pescara (Aldo Aymonino), dello studio De Carlo (Antonio Troisi), dell’Accademia di Belle Arti (Clark) e altri… e ovviamente gli stretti amici di Facoltà… un seminario straordinario per i suoi esiti che ricordo volentieri… e per la sua risposta ai diversi temi assegnati dall’Amministrazione, sei progetti… che poi hanno generato altrettante tesi… un investimento da parte del Comune che Ricardo Boffill nel suo nuovo Piano Regolatore Generale ne ha tenuto conto assorbendo alcune soluzioni…
E’ ovvio che il lavoro di Elena Rosa è stato determinante… in quel contesto… chiamata a relazionare, per invito… la sua tesi… è stata subito recepita dalle nuove generazioni, per la sua raffinata complessità di lettura dell’ambiente… ne dimostra la campagna fotografica del gruppo diretto da Ernesta Caviola.
Questo è il preambolo per introdurre un libro edito dalla neos (stessa casa editrice del catalogo di Vado, che sta lavorando in frontiera e ha ad elenco diversi interessanti titoli…)
Elena finalmente esce con la pubblicazione della sua tesi, già ampliamente consacrata in pubblicazioni internazionali… ma questa veste… con disegni descrittivi e l’introduzione del suo “relatore” la pongono nel pieno dibattito urbanistico.

L’attenzione degli eventi istantanei, non regolarizzati… se pur rientrando nelle “norme” a tempo determinato… se spontaneamente aggregate come queste preesistenze che creano un evento… un evento che ha il senso della realizzazione di un sogno impossibile…
Posti straordinari dove si può godere il mare in modo intimo e domestico… lontano dalle spiagge affollate..

Mi ricordo di conseguenza la gestione del Piano di Arenano, intorno all’inizio degli anni ottanta, dove queste fioriture “quasi non controllate” diventavano un mio “quasi personale” problema nel paesaggio!!!

Credo che questo sia il punto… e forse il tallone di Achille della disciplina dell’Urbanistica… Elena Rosa individua straordinariamente queste “densità” abitate con logiche che descrive benissimo nel suo divenire… tutte regolari… anzi in modo scientifico nelle dinamiche di formazione… Boeri… le riporta ad un paesaggio quasi logico e diffuso sulle coste (nell’introduzione) riferendosi ai trabocchi dell’adriatico, ai cabanon… ai punti di pesca… ai casotti estivi… alle “case estive” alla Fantozzi… dandone ragione… ma sono sviste di normativa sia di Piano che di Gestione.

Elena ma soprattutto Boeri spinge ad una visione… quasi una fotografia dalle Voci fuori campo (i soggetti)… alle baracche marine (gli oggetti)… l’anomalia si ripete (la fenomelogia)…

Elena Rosa con questo testo come con tutti gli altri messi in bibliografia, assieme, costituiscono la registrazione del fenomeno…una fotografia, un rilievo sociale dell’uso o dell’abuso del suolo demaniale, suolo… anche se di tutti… in qualche modo “legalmente” privatizzato…
Sono affascinato da questo lavoro, nè tanto meno dalle esercitazioni progettuali attorno al tema della Facoltà di Pescara o dagli svolazzi che si possono permettere alcuni docenti sulle coste… come alle isole della Palmaria o della Gallinara… che poi vengono anche pubblicate come straordinarie invenzioni… o scoperte di un sito potenziale… in realtà non vincolate ma blindate…
La costa è sacrosanta e vincolata ed è di tutti… ed è impensabile che in una gestione pubblica del demanio si debba pagare per vedere l’orizzonte o bagnarsi… o godere di un bene che già paghiamo…

Il lavoro di Elena Rosa và preso come esempio di esplorazione di indagine dello stato di fatto di come aggregazioni spontanee e “speculative” si aggregano costituendo un fenomeno e un dato di fatto.

Certamente non lo si può traguardare in senso romantico di poter accettare che la baracca è un fenomeno “straordinario” sociale… è come dire che le favelas sono parte di città… è ovvio che lo sono in quanto tale… ma questo fa accettare “dentro l’estetica del trasch” che la baracca è bello…

Attenzione… credo che la lettura del testo di Rosa sia importante per porsi delle interrogazioni…
[Brunetto De Battè]

Elena Rosa - “BARACCHE MARINE AI MARGINI DI UN PORTO”
pp. 83, Neos edizioni, Genova 2002

Neos edizioni