Jorge Mario Jauregui_la favela Bairro di Rio

Jorge Mario Jauregui
Favela Bairro, Rio de Janeiro

“In ogni città ci sono qualità che meritano di essere vissute. Queste sono qualità che il disegno urbano non deve nascondere”. Wim Wenders

“Oggi è possibile individuare in America Latina quattro modalità di intervento urbano che implicano una specifica impostazione culturale. Un’urbanistica di difesa, intesa come insieme di interventi di preservazione della storia tradotti in architettura, urbanistica come eredità naturale (a Rio ne è un esempio il programma dei “corridoi culturali” istituito nel centro storico della città); un’urbanistica di riqualificazione che mette l’accento sulla forma, destinata a ricomporre l’”urbanità” attraverso azioni di rinnovamento, (a Rio per esempio il programma “Rio-Cidade” che interviene sui principali assi urbani che delimitano la città formale); un’urbanistica strategica secondo la quale le azioni sono limitate a pochi punti o aree di intervento, che cerca di interpretare le forze e le logiche che modificano il territorio, mirando a “canalizzarle” ( per esempio il progetto del Puerto Madero a Buenos Aires) ed un’urbanistica dall’articolazione fisica e sociale, che enfatizza gli aspetti riproducibili delle azioni urbane, nell’intento di ricucire il territorio della città per combattere la segregazione sociale e urbana, come nel caso del programma della Favela-Bairro a Rio.

Jorge Mario Jauregui

Quest’ultimo tipo di intervento mira ad affrontare il “deficit della città”, la non-città nelle sue “larghe sacche” di esclusione, configurando nuovi spazi pubblici e introducendo servizi, realtà che generino lavoro e reddito, attrezzature sportive e culturali che riuniscano la trama formale e informale della città. Ciò significa stabilire relazioni fra gli aspetti fisici e sociali secondo due prospettive: una strategica (lo schema urbano), l’altra tattica (il piano di intervento). Questi paradigmi d’azione danno origine a interrogativi di senso, validità e congruenza, secondo approcci differenziati che mettono in relazione etica, estetica e politica. In generale, possiamo dire che pianificare è come cercare di preparare la città a creare possibilità per “far piovere”, catturando la “nuvola della globalizzazione”, il che significa attrarre risorse e investimenti. Allo stesso tempo i progetti a scala urbana dovranno mirare all’introduzione di valori nella composizione di un panorama urbano esteticamente elaborato, attraverso la creazione e la trasformazione dell’infrastruttura e con l’introduzione di attrezzature di qualità nello spazio pubblico. Questi progetti puntano a produrre ciò che possiamo definire “eccitazione urbana”, mettendo in evidenza le qualità, le potenzialità e il livello di integrazione desiderato per lo spazio urbano.

Da un punto di vista globale possiamo considerare il programma di urbanizzazione delle baraccopoli, denominato “Favela-Bairro”, come il quadro dei progetti il cui senso strategico consiste nel rompere le barriere della “città-divisa” fra l’”asfalto” e la “collina” (morro), il formale e l’informale, l’incluso e l’escluso, valorizzando e dando forma a questa rottura, definendo spazi qualificati di divulgazione culturale. Pensare in modo urbano all’integrazione delle favelas, implica concepirne il ruolo come parte di un progetto urbano, che includa una riconquista della strategia della città, mirando alla sua riorganizzazione. Questa idea del progetto urbano coinvolge la formulazione di uno spazio strategico (gestito attraverso progetti di strutturazione urbana) e di una strategia sociale (basata sulla mobilitazione degli abitanti, ricercandone la partecipazione alla definizione dei programmi e al compimento del processo nell’insieme), il che significa pensare alla creazione di un’ “atmosfera” che sia favorevole all’integrazione sociale. L’area delle favelas a Rio è occupata da un terzo della popolazione cittadina, approssimativamente 1.500.000 persone. Progetti speciali come questi qui illustrati coniugano l’intera gamma di problematiche che caratterizza una situazione assai complessa com’è quella di una megalopoli. Questi progetti collocano Rio nell’avanguardia delle iniziative, sia a livello nazionale che nel resto del continente, per quanto riguarda la creazione di “poli di accentramento” capaci di estendere l’effetto urbano alle aree aggiunte, connettendo e integrando le favelas ai quartieri più prossimi. Così, luoghi costituitisi senza pianificazione alcuna finiranno per acquisire, grazie a questi interventi, una responsabilità urbana. In questo senso possiamo parlare delle favelas come “magma”, realtà tipiche di un’urbanità in via di sviluppo, nel processo di costituzione di una nuova entità che nasce dall’incontro fra le condizioni di ogni specifico luogo, gli usi consolidati e il progetto di trasformazione. Il progetto dell’urbanizzazione delle favelas coinvolge la ristrutturazione dall’interno di ogni area di intervento così come la riformulazione delle sue relazioni con il suo intorno. Complessivamente i seguenti aspetti sono i più rilevanti: l’infrastruttura, l’acquisizione di servizi e attrezzature a carattere sportivo e culturale, la creazione di condizioni che generino reddito e lavoro, sono altresì importanti gli aspetti legati alla regolarizzazione della proprietà e il rapportarsi alla normativa per controllare l’espansione, alle norme relative all’edificazione, all’uso e all’occupazione del suolo. Urbanizzare le favelas vuol dire considerare l’urbanistica e l’architettura come servizio sociale, che favorendo la comunicazione fra le favelas e il resto della cittadinanza, fa si che la valorizzazione di questi luoghi quotidianamente vissuti abbia un riflesso positivo sull’autostima degli abitanti stessi. In questo senso è importante la creazione di uno spazio pubblico connettivo capace di rinvigorire le centralità già esistenti (o i loro nuclei generativi) e di proporre nuove centralità e valori simbolici come base per il sorgere di varie attività, che favoriscano la divulgazione e lo scambio sociale fra le molte comunità presenti, cercando sempre di estenderne la scala.

Jorge Mario Jauregui

Condizione preliminare a questo progetto è comprendere come formulare la “domanda esatta” circa la posizione e il contesto dell’area di intervento, intesa in termini di storia, economia, tecnica e fisicità del luogo oltre che come insieme delle relazioni sociali, culturali e produttive. I luoghi devono essere “ben ricercati”., come risultato dall’esperienza degli interventi degli ultimi 7 anni in più di 15 favelas di Rio de Janeiro, con una popolazione dalle 850 (Ferñao Cardin) alle 12.000 famiglie (60.000 abitanti nel caso di Rio das Pedras). La formulazione di un “Partido Urbanistico” (uno Schema Urbano) costituisce un punto nodale nella creazione di un quadro generale di riabilitazione. A differenza dell’urbanistica precedente, per la quale i risultati erano la somma dell’intervento di vari apporti specialistici, oggi come oggi il lavoro è svolto secondo una visione integrata dei problemi, cui fa capo il progetto urbano. Ogni favela è un frammento di grande complessità, quindi durante questi anni si è sviluppata una metodologia specifica, che consiste in un approccio simultaneo alle differenti questioni da risolvere, con un’attenzione strategica a ciascun singolo aspetto, a ciascuna componente del problema, senza mai perdere di vista il quadro complessivo. L’obiettivo è quello di introdurre “semi urbani” nel cuore di ogni comunità, che siano in grado di “contaminarla” in senso positivo, fisicamente e socialmente. Si parte dall’individuazione delle carenze e delle potenzialità, plasmando la struttura formale e funzionale di ciascuna comunità, in un dialogo costante con molti interlocutori e specialmente con gli abitanti che approvano ogni progetto tramite un’assemblea pubblica nella favela. La formulazione dello Schema Urbano menzionato rappresenta la chiave principale di tutti i processi progettuali e implica la definizione di un luogo specifico, originato dall’articolazione di una traccia vettoriale che attraverso una sequenza di punti dinamici e statici, ricava la propria logica dalle condizioni locali. Ciò coinvolge conflitti e contraddizioni già esistenti, reinterpretandoli secondo una visione nuova, trasformata e più aperta. In questo senso la funzione dell’immagine, il disegno specifico, ha la massima rilevanza, nella creazione di un nucleo identificativo, favorendo la galvanizzazione dell’immaginario collettivo in riferimento ad ogni singolo intervento. Molto lontano dall’architettura standardizzata il segreto sta nel mirare agli elementi salienti dal punto di vista della differenziazione. In questo senso creatività ed elaborazione estetica vanno di pari passo, poiché l’estetica è la disciplina che da senso alle cose, e non si riferisce soltanto all’aspetto formale. Un’importante funzione sociale dell’urbanistica e dell’architettura nelle favelas consiste nel permettere l’accesso alla città anche alle persone meno privilegiate. Un’altra importante funzione è il favorire l’avvicinamento alle realtà circostanti, inglobando attrezzature e servizi di comune interesse, offrendo agli abitanti una nuova condizione di urbanità. La favela diviene parte integrante e riconosciuta dalla città formalmente intesa, e da questo momento inclusa nel processo evolutivo proprio di ogni periferia.
Parte dei progetti in questione è rappresentata dalla favela Ferñao Cardin, l’intera area è situata ai margini del fiume Faria. Quest’area rinnovata (un non-luogo prima dell’intervento) è usata per congiungere la città alla favela, il che significa farla funzionare come luogo di integrazione fra la favela e la periferia, creando un’area urbana che includa strutture sportive, servizi comuni, spazi commerciali e aree destinate al riuso. Il progetto tenta di estendere il confine fra città formale e favela, creando un “continuum” urbano dove scompare la città interrotta. Durante una visita in loco un giornalista chiese: ” Dov’è la favela?”
Il caso di Ferñao Cardin rappresenta un esempio di centralità lineare, contrassegnata da una serie di eventi urbanistico-architettonici pianificati: il riuso degli edifici, la piazza pubblica che costituisce il luogo dell’integrazione “favela-bairro”, il centro per l’orientamento sociale e urbano, il campo di calcio con tutte la dotazioni, l’asilo nido, etc.
Nel caso di Vidigal, una sola strada principale conduce attraverso la comunità secondo una dorsale che serve da elemento distributivo per ogni “evento”, ed essendo collegata alla spina dorsale ogni “vertebra” è un punto unico e definito con una specifica identità. La Villa Olimpica ed il suo intorno, la palestra con le aree annesse, il centro di cura di “Largo do Santinho”, il rinnovamento del “Teatro Nós do Morro”, il centro di Comlurb e la piazza principale d’ingresso sono alcuni di questi punti salienti. Questo percorso culmina nel belvedere dove è stato previsto in futuro il punto di arrivo dell’ascensore già progettato.
Nella favela di Fubá-Campinhos, lo schema urbano sottende la definizione di uno spazio pubblico fortemente integrante, caratterizzato da una piazza civica, in cui differenti “atmosfere” si sviluppano amalgamandosi. La piazza di ingresso, il parco giochi per bambini, la piazza per gli anziani, un campo di calcio con gli spalti, l’asilo nido, l’inceneritore per il controllo dei rifiuti, il centro di orientamento sociale e urbano e gli edifici riutilizzati sono raggiungibili con la nuova rete di circolazione, ciò conferisce centralità e potenzia il pre-esistente palazzo del “samba” che è stato mantenuto.
Se le città d’America non hanno il tempo di diventare vecchie, come dice Claude Lévi Strauss in “Tristi Tropici”, ciò non è comunque necessariamente un handicap, è necessario invece capire come servirsi di questa caratteristica, trasformando gli ostacoli in sorgenti di creatività, sforzandoci di approdare ad una differente logica di composizione, in modo da poter agire anche sotto innumerevoli restrizioni. Per concludere: nel caso dell’urbanizzazione delle favelas, è fondamentale elaborare progetti strategici a partire dalla lettura strutturale delle potenzialità e dei limiti, individuati in ogni singolo caso, e a partire da ciò ricavare i principi basilari che condurranno ad ogni specifico progetto. In questo modo urbanizzare le favelas significa affrontare il caos, fino a ricondurlo ad un amalgama di forma spazio e risorse per l’integrazione sociale.

[Jorge Mario Jáuregui]

http://www.jauregui.arq.br/favelas_home.html