Patrizia Bonifazio_Ivrea e l’Olivetti/2

Ivrea

Archphoto dedica un ‘approfondimento al museo a cielo aperto dell’architettura moderna (MAAM) di Ivrea, sei puntate raccontate da Patrizia Bonifazio, curatore scientifico del museo, sulla storia della città costruita dagli Olivetti, comittenti di architetture straordinarie realizzate da Figini, Pollini, Gardella, Nizzoli, Valle, Ridolfi, Frankl, Zanuso, Quaroni…

Ivrea e la Olivetti

I luoghi della produzione: Ivrea

La fama della Olivetti si è consolidata non solo per la qualità dei suoi prodotti ma anche per l’alta qualità formale delle architetture destinate alla produzione: un esempio è fornito dal complesso collocato lungo via Jervis. A caratterizzare le officine Olivetti lungo la via è la parete vetrata che uniforma parzialmente l’affaccio dei diversi ampliamenti e che,
nella sua unitarietà, è diventata oggi uno dei simboli dell’azienda. Il progetto degli ampliamenti è affidato a Luigi Figini e Gino Pollini i quali, a partire dal 1934 e fino alla morte di Adriano Olivetti nel 1960, contribuiscono con le loro architetture a caratterizzare fortemente l’immagine della città. Gli ampliamenti che si susseguono a partire dal 1937 fanno chiaro riferimento ai modelli dell’architettura internazionale su cui i due architetti stanno compiendo interessanti sperimentazioni formali e tecnologiche. La costruzione di grandi ambienti indifferenziati rispetto alle diverse fasi della produzione, che ha caratterizzato la costruzione degli ampliamenti precedenti, viene abbandonata con la costruzione della Nuova Ico. La nuova fabbrica contiene al suo interno due cicli di produzione che trovano due collocazioni distinte. La realizzazione in tempi stretti
della Nuova Ico (dal 1955 al 1958) è resa possibile dall’organizzazione di un apposito Ufficio Costruzione che affianca il lavoro degli architetti. Tra gli edifici realizzati attorno alla fabbrica si segnala il Centro Studi ed Esperienze Olivetti, costruito su progetto di Eduardo Vittoria ( 1951-1955). Per il tipo di composizione di volumi e di piani, l’edificio denota un chiaro riferimento alle architetture di Frank Lloyd Wright e di Mies van der Rohe.

Places for production: Ivrea
Olivetti’s fame has been consolidated not only for the quality of it’s products but also for the high formal architectural quality of its buildings, destined for use as factories: an example of this can be seen in the complex situated along via Jervis. The Olivetti building is characterised by a glass wall facing the road, partly unifying the façade, which consists of several annexes and later additions. This ‘united ness’ has become a symbol of the company. The project of expansion was entrusted to Luigi Figini and Gino Pollini, who from 1934 until the death of Adriano Olivetti in 1960, contributed greatly through their work as architects, to the image of the city.
Expansions made from 1937 on, show clear references to the international architectural models, which led the two architects to the execution of technological and formal experiments.
The construction of large environments, irrespective of their destined use and something that had typified the previous extensions, was abandoned with the construction of Nuova Ico. The new factory housed two different production areas: the first, under the roof of the inner courtyard, was the home of presses and mechanical processes and the second, which occupied the remaining space, was for machine assembly. The completion of work on the Nuova Ico in a relatively short period, from 1955 to 1958, was made possible by the creation of a construction office within the company, which worked alongside the architects.
Among the buildings constructed around the factory, the Centro Studi ed Esperienze Olivetti, realised by Eduardo Vittoria between 1951 and 1955, is noteworthy. The Centre is characterised by its four winged ground plan, one wing each for the different fields of research, and is organised around a central staircase with a hexagonal base. For it’s type of volume composition and floor layout, the building displays clear references to the architectural style of Frank Lloyd Wright and Mies van der Rohe.

Attività produttiva all’interno delle Officine Olivetti
Production inside Olivetti

I luoghi della produzione nei dintorni di Ivrea
Negli anni del secondo dopoguerra, le mutate esigenze produttive portano la Olivetti a identificare nuove zone di espansione anche nei dintorni di Ivrea. San Bernardo è la prima località a essere interessata dalla costruzione di uno stabilimento. Il primo nucleo realizzato - su progetto di Nello Renacco - è la falegnameria (1952-53). Nel 1955, nell’area di San Bernardo viene collocata la Omo, l’Officina Meccanica Olivetti: della costruzione di questo nuovo impianto viene incaricato Eduardo Vittoria. Il comprensorio industriale di San Bernardo conosce ulteriori ampliamenti tra 1961 e 1970. Nel 1984 viene affidata a Gino Valle la ricostruzione di uno degli edifici del complesso, andato distrutto in un incendio.
Altra zona del Canavese a essere interessata dall’espansione dell’azienda è Scarmagno. Già nel 1962 vengono affidati all’urbanista Giovanni Astengo un’indagine urbanistica e un progetto di sistemazione territoriale finalizzati alla costruzione di un nuovo stabilimento. Il primo edificio è realizzato tra il 1962 e il 1964 su progetto di Ottavio Cascio. Il successivo cantiere si apre nel 1967: i lavori, che si concluderanno nel 1971, interessano una superficie di 143.000 metri quadrati. La caratteristica di questo intervento è la ricerca sulla standardizzazione dei moduli costruttivi: in ogni caso, l’attenzione ai dettagli - assieme all’originalità della struttura - permette di evitare un risultato di piatta razionalità produttiva. L’espansione industriale che caratterizza la gestione di Adriano Olivetti supera già prima del secondo conflitto mondiale i confini eporediesi e
canavesani.
Vengono infatti inaugurati diversi impianti in Italia e all’estero: due esempi significativi sono costituiti dallo stabilimento Hispano-Olivetti di Barcellona, realizzato su progetto di Italo Lauro e José Sotera Mauri (1941-42), e lo stabilimento Synthesis di Massa Carrara, il cui progetto viene affidato a Piero Bottoni e Mario Pucci nel 1941. Entrambi questi edifici utilizzano un vocabolario legato al razionalismo internazionale.
Lo stabilimento di Pozzuoli, progettato da Luigi Cosenza a partire dal 1951, risponde in parte alle esigenze della Olivetti di potenziare la sua presenza al di fuori di Ivrea. L’impianto, collocato in una posizione che domina il golfo di Napoli, presenta una pianta a croce che sembra soddisfare le esigenze della produzione ma anche adattare le architetture alle pendenze del terreno e integrarle così nel paesaggio.

Production out of Ivrea
During the years following the Second World War, changing production demands obliged Olivetti to find new areas of expansion in the vicinity of Ivrea. San Bernardo was one of the first localities to be involved with the construction of a new factory. The first unit to be completed was the carpentry shop designed by Nello Renacco (1952-53). In 1955, close to San Bernardo, the Omo, Officina Meccanica Olivetti was given it’s location: the construction of this new factory was entrusted to Eduardo Vittoria. The industrial area of San Bernardo saw further expansion between 1961 and 1970. In 1984, the reconstruction of a building in the complex, destroyed in a fire, was entrusted to Gino Valle.
Another Canavese area involved in the company’s expansion was Scarmagno. By 1962, a research on town planning and a project for the reordering of land for the eventual construction of a new factory were entrusted to the planner Giovanni Astengo. The first building was realised between 1962 and 1964 was designed by Ottavio Cascio. A successive building site was started in 1967: the work, which was concluded in 1971, covered a ground surface of 143.000 square metres. The major characteristic of this project was the research made into the standardisation of modular constructions: in any case, the attention to details - combined with the originality of the structure - avoided a mediocre result.
The industrial expansion, which characterised the management style of Adriano Olivetti, went beyond the Eporediese and Canavese borders even before the Second World War. In fact, several factories were opened in Italy and abroad: two noteworthy examples are the Hispano-Olivetti factory in Barcelona, planned by Italo Lauro and José Sotera Mauri (1941-42), and the Synthesis factory in Massa Carrara, the planning of which was entrusted to Piero Bottoni and Mario Pucci in 1941. Both of these buildings express a language of international rationalism.
The factory at Pozzuoli, designed by Luigi Cosenza starting in 1951, partly responded to the need for Olivetti to strengthen their presence in areas away from Ivrea: The factory is in a position that dominates the Gulf of Naples and presents a ground plan in the form of a cross. It seems to satisfy the needs of production as well as being adapted to follow the undulations of the terrain so as to integrate with the landscape.

I luoghi della produzione tra immagine e sperimentazione
A partire dal 1954 inizia la costruzione degli stabilimenti Olivetti in Argentina e Brasile, la progettazione dei quali è affidata a Marco Zanuso.
La costruzione da parte della Olivetti di impianti industriali ed edifici legati alla produzione continua ancora negli anni Settanta, attraverso l’affidamento degli incarichi di progettazione a nomi prestigiosi della cultura architettonica internazionale. Due esempi sono costituiti dal Centro tecnico Olivetti di Yokohama e dall’ampliamento del Centro di formazione di Haslemere, nel Surrey. Il Centro tecnico di Yokohama è progettato da Kenzo Tange e dal gruppo Urtec ed è realizzato tra 1969 e 1972. Il progetto dell’impianto di Haslemere è invece affidato a James Stirling: la costruzione viene portata a termine nel 1973.
Tra gli architetti chiamati sul finire degli anni Cinquanta alla progettazione degli stabilimenti Olivetti figura anche Le Corbusier. Il progetto dello stabilimento a Rho viene elaborato in due fasi tra 1961 e 1962 ma non verrà mai realizzato. Alle soglie degli anni Settanta un altro maestro dell’architettura contemporanea collabora con la Olivetti alla progettazione di un impianto industriale: Louis Kahn progetta lo stabilimento di Harrisburg in Pennsylvania (1967-70). Questi progetti rappresentano l’intreccio tra la cultura tecnica nata nella fabbrica e la cultura architettonica coeva.

Prodution between corporate image and experimentation
In 1954, the construction of Olivetti factories in Argentina and Brazil began, their planning and realisation was entrusted to Marco Zanuso. Construction of factories and workshops by Olivetti continued into the seventies through projects that were planned by famous names from the international world of architecture. Two examples of this can be seen in the Olivetti Technical Centre, in Yokohama and in the extension to the Educational Centre in Haslemere, Surrey. The Technical Centre in Yokohama was designed by Kenzo Tange and the Urtec Group and was built between 1969 and 1972. The project for the Haslemere building was entrusted to James Stirling and it’s construction was completed in 1973.
Among the architects employed by Olivetti at the end of the fifties to plan factories and workshops, was the name of Le Corbusier. Le Corbusier’s project was carried out in two phases between 1961 and 1962 but was never completed. On the threshold of the seventies, another master of contemporary architecture worked in collaboration with Olivetti on the planning of a factory: it was Louis Kahn, in fact who planned the factory at Harrisburg in Pennsylvania (1967-70).
All these projects represent an interesting cross-fertilization of the technical knoweldge of the production and of the factory, and the architectural culture.

Il prodotto
Nel corso della sua storia, la Olivetti ha sempre posto molta attenzione alla qualità estetica dei suoi prodotti e alla sua immagine di azienda d’avanguardia. Già nel 1920, con la M 40, viene presentata una macchina dal volume compatto che nasconde i meccanismi interni. La tendenza viene ulteriormente rafforzata dopo l’arrivo di Adriano Olivetti. Nel 1932 appare la MP 1: si tratta di un progetto innovativo nel quale la carrozzeria della macchina è resa indipendente dal telaio e dalla meccanica. Nel 1935 viene presentata la Studio 42, nata da un gruppo di progettisti di cui fanno parte l’ingegner Ottavio Luzzati, Luigi Figini e Gino Pollini e il pittore Xanti Schawinsky. La Studio 42 è un modello rivoluzionario: infatti, non è soltanto destinata al lavoro in ufficio ma anche all’uso “domestico”. In questi anni, la Olivetti si distingue anche nel campo della grafica: l’Ufficio Tecnico di Pubblicità viene fondato nel 1931. Le campagne Olivetti si segnalano per la loro originalità: la pubblicazione “Olivetti, una campagna pubblicitaria” - con tavole di Giovanni Pintori, Leonardo Sinisgalli e Costantino Nivola - presenta ad esempio una breve prefazione dello scrittore Elio Vittorini con un appello per una nuova “pubblicità qualitativa”. Nel dopoguerra, collaborano con la Olivetti personaggi come Albe Steiner, Egidio Bonfante, Italo Bellosta. A partire dagli anni Sessanta, si susseguono ancora nomi di prima grandezza del mondo della grafica sia italiano che internazionale: tra di essi vanno annoverati Walter Ballmer, Enzo Mari, Jean-Michel Folon.

Corporate Image and product
Throughout their history, Olivetti has always given great attention to the attractiveness of its products and the avant-garde image of the company. Already in 1920 the M40 was presented as a machine with reduced volume and hidden internal mechanisms. This tendency was further reinforced, with Adriano Olivetti. In 1932 the MP1 was displayed for the first time: it was an innovative project in which the chassis of the machine was rendered independent from the frame and mechanical parts. In 1935, Studio 42 was put on show. It was the creation of a group of designers that included the engineer Ottavio Luzzati, Luigi Figini and Gino Pollini and the painter Xanti Schawinsky. Studio 42 was a revolutionary model: it was not only destined for office use, but also for domestic purposes. During this years, Olivetti also distinguished itself in field of graphics: the Technical Publicity Office was founded in 1931. Olivetti’s publicity was founded in 1931. Olivetti’s publicity campaigns were marked by their originality: the publication “Olivetti, una campagna pubblicitaria” - with drawings by giovanni Pintori, Leonardo Sinisgalli and Costantino Nivola - presented a short preface by Elio Vittorini appealing for a new quality in the world of advertising. In the years following the war, personalities like as Albe Steiner, Egidio Bonfante and Italo Bellosta worked together with Olivetti. From the sixties onward, other great names from the world of the graphics, both italian and international, followed. They included Walter Ballmer, Enzo Mari and Jean-Michel Folon.

Gli spazi del prodotto
Anche gli edifici per ufficio rientrano nelle politiche di immagine della Olivetti. Annibale Fiocchi, Gian Antonio Bernasconi e Marcello Nizzoli sono autori nel 1954-56 del Palazzo Uffici di via Clerici a Milano. Per la Hispano-Olivetti, i Bbpr completano nel 1964 un edificio a Barcellona. La costruzione sorge su di un lotto trapezoidale e allude vagamente
all’architettura di Antoni Gaudí. Nel 1972 Egon Eiermann progetta gli uffici Olivetti di Francoforte. Anche per gli spazi commerciali e di esposizione la Olivetti si orienta verso una politica di alta qualità e raffinatezza. Lo spazio più noto è quello realizzato nel 1958 da Carlo Scarpa a Venezia. Il negozio è posto sotto il portico delle quattrocentesche Procuratie Vecchie. Lo spazio viene pensato in relazione alla presenza di una statua bronzea di Alberto Viani: la scultura costituisce un punto di convergenza per tutte le visuali sia interne che esterne. Altro elemento focale è la scala in marmo che collega i due livelli del negozio. Nello stesso anno in cui viene realizzato il negozio di Venezia, Franco Albini e Franca Helg progettano un negozio a Parigi. Nel 1961, Ignazio Gardella allestisce un negozio a Düsseldorf. Nel 1964, i Bbpr allestiscono a Barcellona una sala esposizione
per la Hispano-Olivetti al piano terreno dell’omonimo edificio. Nel 1967 e nel 1968, Gae Aulenti disegna i negozi di Parigi e Buenos Aires.
A partire dagli anni Settanta, la Olivetti si affida prevalentemente a progettisti già impegnati nel disegno dei prodotti dell’azienda. È il caso di Hans Von Klier che diviene l’autore di numerose showroom in Italia e all’estero.

Spaces for product
Office buildings also make up part of the political image greation of the Olivetti company. Annibale Fiocchi, Gianantonio Bernasconi and Marcello Nizzoli were the authors in 1954-56, of the office building in via Clerici, Milan. BBPR completed a building for the Hispano-Olivetti Company, in 1964 a Barcellona. It is built on a trapezoidal plot of land and vaguely alludes to the architecture of Anotni Gaudi. In 1972 Egon Eiermann planned the Olivetti office building in Frankfurt. Even Olivetti retail outlets and showrooms were constructed with high quality and refinement in mind. The most notable dispalys area was realised in 1958 by Carlo Scarpa in Venice. The shop is located under the thirteenth century gallery of the ancient attorney generals office. The space was planned with regard to the already existent bronze statue of Alberto Viani: the sculpture constitutes a meeting point of all the internal and external visual elements. Another central element is the marble staircase that connects the two floor of the shop.
In the same years as the shop in Venice was completed, Franco Albini e Franca Helg made plans for a shop in Paris. In 1961 Ignazio Gardella decorated a shop in Düsseldorf. In1964 the BBPR decorated a showroom in Barcellona for the Hispano-Olivetti company on the ground floor of a building with the same name. In 1967 and in 1968 Gae Aulenti designed shops to be realised in Paris and Buenos Aires. From the beginning of the seventies Olivetti entrusted work to architects who were mainly involved in designing products for the company. Such was the case with Hans Von Klier, who was the author of numerous showrooms in Italy and abroad.