Patrizia Bonifazio_Ivrea e l’Olivetti/1
Archphoto dedica un ‘approfondimento al museo a cielo aperto dell’architettura moderna (MAAM) di Ivrea, sei puntate raccontate da Patrizia Bonifazio, curatore scientifico del museo, sulla storia della città costruita dagli Olivetti, comittenti di architetture straordinarie realizzate da Figini, Pollini, Gardella, Nizzoli, Valle, Ridolfi, Frankl, Zanuso, Quaroni…
Ivrea e la Olivetti
La piccola città di Ivrea si trova in Piemonte, in un area denominata Canavese, particolarmente importante da un punto di vista geografico e geologico: a caratterizzare il sito è la presenza di numerosi laghi, di un parco naturale, il Gran Paradiso, primo parco nazionale italiano creato nel 1922, e, soprattutto della collina morenica di Ivrea, detta “La Serra”, di origine glaciale, di 25 Km di lunghezza che, con la sua linea diritta, segna l’orizzonte e il paesaggio. La storia della città è legata al nome della Olivetti, che ne ha segnato il destino economico e il paesaggio culturale per quasi un secolo: da un punto di vista architettonico Ivrea è il più famoso luogo in Italia in cui durante il XX secolo le idee del Movimento Moderno hanno avuto un fertile terreno di sperimentazione. Le architetture e i progetti urbani della città, legate a Olivetti, sono state costruite da famosi architetti, che hanno avuto la possibilità di creare nuovi modelli e linguaggi dell’architettura, ripensando alle esperienze internazionali in modo originale. Nel 1990 Ivrea è stata segnata da una profonda crisi produttiva e finanziaria dell’azienda, che ha portato alle soglie del 2003 al completo disfacimento delle unità produttive dell’azienda e alla cessione del marchio.
Tra il 1997 e il 1998 è stato eleborato un programma culturale ed economico per arginare la crisi: tale programma è stato chiamato Officine Culturali ICO, in cui i termini Officina e Culturale evocavano esplicitamente il legame della città con il suo passato produttivo ed economico e sociale svolto dalla Olivetti nella città. Una delle sezioni del programma è consistita nell’organizzazione del Museo a cielo aperto dell’architettura moderna di Ivrea, aperto al pubblico nel 2001. A partire da questo, una serie di progetti ha cercato inoltre di sensibilizzare un pubblico allargato sulla necessità della valorizzazione del patrimonio architettonico e, attraverso esso, di rilanciare l’economia della piccola città industriale.
Ivrea and Olivetti
The small city of Ivrea is situated in Piedmont, in a region called “Canavese”. This area is particularly interesting from a geographical and geological point of view: it is very well known for its lakes, for the presence of a natural park, called Parco del Gran Paradiso - the first Italian national park, created in 1922 - and, above all, for a morainic hill, called “La Serra”, 25 kilometres long, created by the presence of a glacier in the past,: with its skyline - a long straight line - it marks the horizon and the landscape.
A very closely relationship links the Olivetti name with Ivrea and the Canavese District. The history of the Company and the economic, social, and cultural history of the district have been bound together for over a century.
Ivrea is the most famous place in Italy where during the XX century the ideas of Modern Movement in architeture found a fertile field of experimentation. The architetures of the city, linked to Olivetti, were made by well-known italian architects and planners, who have the possibility to create new models and languages in architecture, re-thinking all the international experiences in a very Italian and original way.
The 1990’s in Ivrea were marked by the productive and financial crisis of Olivetti that in 2003 caused the complete decay of the industrial units and the definitive transfer of the trade-mark.
An economic and cultural strategy based on a number of schemas was drawn up during the period from 1997 to the autumn of 1998. The programme was named Officine Culturali ICO, in which the term “Officine” (workshops) supported by the adjective “Culturali” (cultural) explicity evoked the city’s link with the industrial past and with the Olivetti company’s conception of the role of the industry in the society.
One section of this complex project was the Open-air Museum of Modern Architecture in Ivrea, which was launched in 1999 and openend in 2001.
After the birth of the Museum, several programs for a large public for the appreciation of the city’s rich patrimony of modern architecture took place as a resource to support the economy of the small industrial city.
Camillo Olivetti
Camillo Olivetti nasce a Ivrea nel 1868.
Nel 1891 si diploma in Ingegneria al Regio Museo Industriale di Torino (futuro Politecnico di Torino) sotto la guida del fisico Galileo Ferraris. Nel 1896 con due soci - Dino Gatta e Michele Ferrero - impianta a Ivrea il primo stabilimento industriale, la Cgs (Centimetro, Grammo, Secondo), che si
occupa della produzione di strumenti di misurazione elettrica. Inizia contemporaneamente la costruzione del primo edificio, la cosiddetta “fabbrica in mattoni rossi”. Nel 1904 la fabbrica viene trasferita a Milano ma nel 1908, con la fondazione della Società Ing. C. Olivetti e C. (Ico), le
attività produttive tornano a Ivrea.
Camillo Olivetti (1868 - 1943)
Camillo Olivetti was born in Ivrea in1868. In 1891 be graduated at the Regio Museo Industriale in Turin (the future Turin Polytechnic) under the direction of the physician Galileo Ferraris. In 1896 with two partners, Dino Gatta and Michele Ferrero, set up the first industrial plant in Ivrea, the GCS (Centimetro, Grammo, Secondo), which produced electrical measuring instruments. At the same time he began construction of a first building, the so-called “factory in red bricks”. In 1904 the factory relocated in Milan. In 1908 the Società ing. C. Olivetti &C. (ICO) was founded and production activity returned in Ivrea.
La prima Olivetti
Al ritorno a Ivrea da un secondo viaggio negli Stati Uniti, compiuto nel 1908, Camillo Olivetti inizia gli studi per la prima macchina per scrivere: nel 1911 viene presentata la M1 all’Esposizione Universale di Torino. Intorno al 1910, accanto alla produzione di macchine per scrivere si avvia
anche la progettazione e produzione di macchine utensili. Nel periodo di guerra la produzione bellica sostituisce l’usuale produzione di macchine per scrivere. Nel 1914 il personale della fabbrica ammonta a circa 200 operai e 70 impiegati. Nel giro di un decennio, le dimensioni della società quasi raddoppiano: nel 1924 la produzione arriva a circa 4.000 macchine l’anno con 400 operai. Nel 1926, il personale giunge a 500 dipendenti e la produzione a 8.000 macchine. Nel 1929 la produzione passa da 8.000 macchine a 13.000. Nel 1932 la Olivetti diviene una Società per Azioni con un capitale sociale di 13.000.000 di lire.
The first Olivetti
After returning to Ivrea following a second trip to the United States in 1903 to purchase more modern machinery and acquire technology, Camillo Olivetti began research on the first typewriter. In 1911, the M1 typewriter was presented at the International Exposition in Turin. Alongside the production of typewriters, the design and production of machine tools began as te time.
During the First World War, war production substituted the usual production of typewriters: munitions, gun and machine-gun parts, gyroscopes for torpedo and magnets for aeroplane engine came out of the Olivetti workshops. In 1914 personal increased to about 200 factory workers and 70 office workers. In 1924 production reached about 4.000 machine per year with 400 workers. In 1926, personal numbered 500 employees and production reached 8.000 machines. Production increased from 8.000 machines in 1926 to 13.000 in 1929. In 1932 Olivetti became a joint-stock company with capital worth 13.000.000 lire.
Adriano Olivetti
Nel 1933 Adriano Olivetti assume la carica di direttore generale. Olivetti è nato a Ivrea nel 1901 e ha conseguito la laurea in Ingegneria Chimica Industriale presso il Politecnico di Torino nel 1924. L’anno successivo si reca negli Stati Uniti. L’esperienza decisiva viene dalla visita agli stabilimenti della Ford a Highland Park e River Rouge e della Lincoln aDetroit. Al ritorno a Ivrea, Olivetti inizia a lavorare nell’azienda di famiglia. Negli anni seguenti una serie di profonde trasformazioni interessano la società e le sue attività. L’impegno dell’ingegnere è rivolto al prodotto e alla sua immagine: nel 1928 viene costituito un Ufficio Pubblicità da lui stesso diretto. La collaborazione con architetti e artisti si concretizza anche dal punto di vista dell’architettura industriale.
Nel 1934, Luigi Figini e Gino Pollini sono chiamati da Adriano Olivetti a realizzare il primo ampliamento della fabbrica. L’incarico affidato ai due giovani architetti milanesi sembra indicare la volontà da parte di Olivetti di rivolgersi agli architetti italiani più vicini all’architettura moderna
internazionale. Nel 1943, come molti intellettuali antifascisti, Olivetti trova rifugio in Svizzera.
Nel maggio 1945, Adriano fa ritorno a Ivrea: inizia da questo momento una nuova fase di riorganizzazione ed espansione della Olivetti. Nel 1958, il numero di addetti Olivetti è di 14.200 persone nella sola Italia, mentre quello delle 17 consociate nel resto del mondo ammonta a
10.000. L’espansione produttiva si accompagna all’espansione fisica della fabbrica: nei 20 anni successivi alla guerra, a causa della saturazione delle aree, il complesso si disloca lungo via Jervis e nel territorio intorno a Ivrea.
Adriano Olivetti
In 1933 Adriano Olivetti became General Manager. Adriano was born in Ivrea in 1901. He graduated in 1924 in industrial and chemical engineering at the Turin Polytechnic. The following year he travelled to United States. The crucial experience was the visit to the Ford work, in Highland Park and River Rouge and the Lincoln works in Detroit. In his return to Ivrea, Olivetti began to work in the factory. In the following years a series of profound transformation took place in the company and its activities. Olivetti’s energy was also directed to the products and its image: in 1928 an advertising department was created, directed by Olivetti himself.
Collaboration with artist and architects began to be established also from the viewpoint of industrial architecture. In 1934 Luigi Figini e Gino Pollini were asked by Adriano Olivetti to create the first expansion of the factory in red bricks.
This commission indicates a desire on the part of Olivetti to work with those Italian architect nearest to international modern architecture.
In February 1943 he took refuge in Switzerland where he encountered numerous exited Italian liberal intellectual. In may 1945 he returned to Ivrea and a new phase of reorganization and expansion in the company began. In 1958, the number of employees in Olivetti reached 14.200 in Italy with a further 10.000 employed by its 17 associated companies elsewhere in the world.
Productive expansion was accompanied by the physical expansion of the factory: in the 20 years following the war due to saturation of area the factory complex moved to via Jervis and the territory surrounding Ivrea.
La crescita industriale
In una fase di espansione che si prolunga dalla fine degli anni Cinquanta ai primi anni Sessanta, la Olivetti arriva a detenere il 27% del mercato mondiale delle macchine per scrivere e il 33% del mercato delle calcolatrici. La fine degli anni Cinquanta coincide tra l’altro con l’ingresso dell’azienda nel settore degli apparati elettronici. Tuttavia, gli stessi anni sono segnati da una battuta d’arresto: l’acquisto nel 1959 della maggioranza delle azioni della Underwood, società leader mondiale nel settore delle macchine per scrivere, provoca un’eccessiva esposizione finanziaria della Olivetti. La morte di Adriano Olivetti, nel 1960, colpisce l’azienda in un momento in cui si sta tentando un ripianamento dello stato di indebitamento. Il risanamento economico viene fondata su di una politica di tagli e scorpori: il più importante intervento è la vendita alla General
Electric della sezione grandi elaboratori elettronici. Tra l’altro, i primi anni Ottanta coincidono con un periodo di intenso impegno nel campo delle telecomunicazioni e della telematica, un orientamento che viene sancito dall’accordo con l’americana AT&T la quale entra nella Olivetti come socio di minoranza. Alla soglia dell’ultimo decennio del secolo, però, le prospettive dell’industria a Ivrea e nel Canavese appaiono del tutto mutate: molte attività produttive vengono spostate in luoghi dove il costo della manodopera risulta più basso mentre maggiori prospettive sembrano avere i settori dei servizi e della ricerca. Nel 2002 l’acquisizione della Olivetti da parte della Telecom segna la chiusura di tutte le attività produttive.
Industrial expansion
In an expansion phase that lasted from the late fifties to the early sixties, Olivetti managed to acquire 27% of the world market of typewriter and 33% of the calculation market. The late Fifties also marked the company entrance into the electronic sector. However in this same period the company suffered a sellback. The acquisition in 1958 of a mayority share in Underwood, a world leader in the typewriter sector, left Olivetti in a excessive stae of financial exposure. The death of Adriano Olivetti in 1960 was a cruel blow to the company in a moment when it was trying to overcome their debt. The critical financial situation inherited by the new management […] to radical coorporate reorganisation. The economic measures were based on a policy of cuts and alienations: the most important measure was the sale at General Electrics sector of the large electronic processing section. The early eighties was a period of intense activity in the telecommunication and telematic field, this trend was further sanctioned by the agreement signed with the American company AT&T which bought a minority share in Olivetti. At the outset of the last decades however the prospects for industry at Ivrea and in the Canavese area appear to be fatlly changed: much activity has been transferred to areas with a lower labour cost while the more promising sectors now appear to be services and research.
In 2002 Olivetti was absorbed by Telecom: this change marks the decay of the firm.