altro_studio_Pierced architecture




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Affrontare il tema dell’abitare rimane ancora oggi di estrema attualità. Il progetto della Body House di Anna Rita Emili/altro_studio rappresenta un caso quasi unico nel contesto architettonico italiano. Infatti trova riscontro nelle architetture di un’altra donna, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, autrice di una ricerca coerente sulla casa proprio come la Emili. E’ difficile per un architetto italiano veicolare nel proprio paese una certa idea di architettura, lontana dalle sirene patinate delle riviste o dalle copiature di altre architetture. Non è un caso che Emili solo ora, dopo vent’anni di ricerca sull’abitare, sia in forma di teoria sia in forma di progetto, riesca a realizzare due architetture nel Lazio in due contesti differenti: il lago (Bracciano) e la collina (Castel San Pietro); di cui questa rivista fornirà un ampio resoconto critico nei prossimi mesi. Perchè pubblicare un progetto e non un opera realizzata vi chiederete? La risposta è semplice, perchè le architetture per essere considerate tali non devono essere costruite e invece tutti i giorni le riviste, soprattutto quelle cartacee note, gareggiano nel dare spazio solo al costruito eliminando sistematicamente il progetto. Progetto che è tale in ogni sua manifestazione teorica e/o fisica.

Seguendo solo il costruito un buon cinquanta per cento della produzione architettonica dal dopoguerra a oggi non farebbe parte della storia. Basta pensare all’opera di Constant o di Yona Friedman; quest’ultimo straodinario visionario che, disegnando tutta la vita, ha immaginato città. Per queste ragioni è necessario pubblicare il progetto della Pierced Architecture/Body House come espressione di una ricerca sull’abitare figlia del movimento moderno ma soprattutto del New Brutalism, riletto e attualizzato. Infatti la ricerca di Emili/altro_studio si evolve per gradi, dalla piccola abitazione, nomade e temporanea (di cui fanno parte la “Casa gonfiabile”, “Lawn House”, “La dimora del fuori”…) alla casa unifamigliare fino alla Bunker House, esempio estremo contro la catastrofe delle inondazioni. In questo modo di procedere si evidenziano tre modalità: architettura in movimento (Body House), architettura del movimento e natura in movimento (dove la natura si muove e provoca la catastrofe, l’architettura ritorna a essere quello spazio del rifugio che era alle origini).Non solo ma la capacità analitica della Emili nel vedere il mondo con gli occhi del progettista le ha consentito una rilettura non banale di alcuni protagonisti della cultura architettonica a lei culturalmente vicini come Bucky Fuller (si ricordi il suo libro R.Buckminster Fuller e le neo-avanguardie, Kappa editore), Alison e Peter Smithson (il recente Puro e Semplice. L’architettura del neo brutalismo, Kappa Editore) e il gruppo radicale dei Superstudio. Scrivere su architetti o movimenti di cui lei ne condivide lo spirito e i presupposti teorici, introiettandoli all’interno della proprio agire, rappresenta uno dei punti di forza della ricerca di Anna Rita Emili/altro_studio.
[Emanuele Piccardo]

Il rapporto di reciproche interferenze sensoriali si trasforma in uno strumento del comporre: vista udito e tatto si susseguono in un alternarsi di percezioni spaziali indefinite e simultanee. Superficie suono corpo, così come spazio tempo e forza sono rappresentate attraverso una forma geometrica logica coerente e rigorosa ma contaminata dalla materia grezza, considerata come unico elemento che riconduce allo spazio esistenziale.
I nostri sensi sono portati ad osservare analiticamente l’architettura-corpo. non più l’imposizione di uno sguardo preciso (da lontano) in una visione obbligata ma il confronto con l’osservatore avviene attraverso l’esperienza della percezione totale.
Il tempo diventa il veicolo primordiale nella lettura del corpo, attraverso la frammentazione che scompone l’unitarietà dell’oggetto, evidenziandolo così come è in una realtà oggettiva, sempre diversa in relazione ai movimenti delle diverse parti architettoniche.
Lo squarcio della pelle del corpo consente la comunicazione dello spazio dentro-fuori. trasformandosi nel luogo del pierced. La “materia allo stato brutale” come elemento alieno, contaminatore e come forza compenetrante, si muove e nel muoversi richiama il senso del tatto come reale testimonianza della sua presenza, nel muoversi emana dei suoni espressi dal suo essere materia: un pannello di cemento emette dei suoni diversi da un pannello in legno, così come uno di acciaio sarà di verso da quello di uno di plastica.
La casa non possiede aperture nel senso tradizionale del termine. I tagli sono gli unici elementi che consentono l’ingresso della luce all’interno. Per garantire comunque una corretta illuminazione naturale si è pensato ad un grande patio centrale sul quale di si articola una rampa, che come una promenade architecturale conduce a livelli sempre diversi, suscitando sensazioni sempre diverse.
Il resto della casa è basato sul principio del vuoto: i solai così come i tramezzi, tranne i volumi dei servizi, sono pensati trasparenti per consentire la percezione totale dello spazio e dei diversi movimenti delle parti, nonchè dei differenti suoni.
Anche all’interno così come all’esterno dell’architettura, la materia si costituisce come evento eccezionale come variante di una scena complessivamente astratta. Nello specifico i pannelli sono gli unici elementi che caratterizzano ciascun livello. Parliamo di un solaio piano o inclinato oppure di una parete, ecc. Nel momento in cui la materia si rende percepibile all’esterno si trasforma in altro: Il solaio orizzontale diventa tettoia che protegge l’ingresso; la parete interna si trasforma in un pannello esterno, in grado di racchiudere una porzione dello spazio aperto, rendendolo raccolto e protetto; il solaio interno si trasforma in un balcone ecc…. L’ingresso, così come la porta di accesso al balcone sono concepiti come elementi disegnati e ritagliati nella parete. Nel momento di necessità vengono fatti proiettati in avanti per poi ridiventare parte integrante dell’involucro.

[Anna Rita Emili]

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