Ma_A_Secret garden city

Alessandro Lanzetta

Intenzione del progetto è di far provocatoriamente coincidere la scala architettonica con quella urbana, sviluppando una riflessione sui concetti di «città generica» e di «Bigness» e sugli indissolubili nessi che tra essi si instaurano.
Di conseguenza il programma funzionale, che prevede la progettazione di quattro residenze all’interno di un lotto quadrato di 36 m di lato, è semplicemente il pretesto per provocare un detournément dei dispositivi della progettazione così come uno scollamento della significazione degli elementi della composizione dalla loro morfologia.
L’iniziale riflessione sul concetto di isolato urbano subisce infatti una ibridazione: i volumi delle residenze che costituiscono l’isolato possono essere letti - data l’esigua sezione (4 m) e la dimensione prevalente lungo la strada - come elementi bidimensionali, come lame o muri piuttosto che come volumi. Lo scopo di questo detournément è polarizzare l’attenzione sulla variazione di significato che il muro in quanto interfaccia impone agli spazi attigui, allo spazio urbano della strada e quello interno della corte.

Alessandro Lanzetta

Verso la strada, infatti, il prospetto diventa una maschera muta che impone un’introversione mediterranea della residenza, sulla superficie della quale si aprono solamente piccole aperture con tubi di porcellana colorata e vetro, come una specie di muharrabiya surrealista; al contrario, verso la corte interna (volontariamente scavata rispetto alla strada), si concentra la vita e la complessità ludica degli affacci sottratta alla scena urbana. Tale complessità ludica è sottolineata anche dalla presenza di volumi mobili in metallo e legno che possono scorrere sulla facciata e sul solarium a seconda delle necessità dei residenti, aumentando il valore del muro opaco come infrastruttura di appoggio - costituita da spazi serventi e secondari - alla trasparenza ludica dei volumi scorrevoli.

Alessandro Lanzetta

Il tentativo è, provocatoriamente, quello di gridare l’impossibilità da parte dell’architettura di governare i grandi spazi della città generica. Questa, benché architettata, non e’ migliore o più bella di quella spontanea, ma forse solamente più perbene. Al contrario, invece, nelle enclaves opache di questa genericità è possibile creare nuovi contesti, inediti paesaggi postmoderni, surrealisti e mediterranei, che probabilmente risultano deboli ma di certo contengono prolifici caratteri di complessità, densità e conflittualità proprio perché mai immobili ma in continua trasformazione.

Alessandro Lanzetta

Il contrasto tra la scala architettonica e quella urbana, come anche quelli tra «dentro» e «fuori», hanno il punto di massima collisione nella dialettica tra il continuum del tessuto generico e le emergenze dei condensatori urbani della Bigness che il progetto propone come grandi referenti visivi, in una sorta di città mediterranea sur-realista.
In questo lavoro rivendichiamo quindi il valore dell’opacità, e cerchiamo di recuperare questa caratteristica della mediterraneità alla luce della lezione delle storie meno luccicanti del Movimento Moderno. Un recupero che non vuole essere un rifiuto delle conquiste della modernità ma piuttosto una riflessione sulla violenza della trasparenza contemporanea, dominata dal mercato.
Noi quindi «rivendichiamo il diritto di ognuno all’opacità, ossia a non essere compresi totalmente e non comprendere total­mente l’altro. Ogni esistenza ha un fondo com­plesso e oscuro, che non può e non deve essere attraversato dai raggi X di una pretesa cono­scenza totale»(1).
«l’opacità non è un muro, lascia sempre filtrare qualcosa»(2), ed è appunto questo qualcosa il tema generale della nostra ricerca.

Ma_A
[Alessandro Lanzetta & Alexios Tzompanakis]

Ma_A [Mediterranean architecture Atelier] è formato da Alessandro Lanzetta e Alexios Tzompanakis e lavora tra Italia (Roma) e Grecia (Iraklion). Il gruppo conduce una ricerca volta a conciliare i contesti mediterranei in cui operano con la contemporaneità, con un deciso sguardo alle esperienze di alcuni esponenti del Movimento Moderno. Questa operazione è attuata sia con la partecipazione a concorsi che nella pratica progettuale professionale.

(1) Edouart Glissant, conversazione con Claudio Magris , in «Corriere della Sera», 1 ottobre 2009
(2)Edouart Glissant, in M. Aime, Eccessi di culture, Einaudi, Torino 2004, pp. 73-74.