Fabrizio Gatti_Polistirolo City

Abruzzo

Fabrizio Gatti, inviato dell’Espresso indaga i luoghi del terremoto abruzzese e l’ipocrisia della ricostruzione a base di polistirolo e cartone, nell’indifferenza di architetti e ingegneri ma soprattutto degli Ordini professionali che dovrebbero garantire una qualità del costruito. Uno spreco di risorse umane ed economiche che non garantirà la casa agli abruzzesi.
Archphoto ringrazia Fabrizio Gatti per avere concesso l’utilizzo dell’articolo apparso su L’espresso del 6 agosto 2009

Il piccolo climatizzatore gira al massimo. Ma il termometro è implacabile. Dentro la tenda segna 37 gradi. Fuori, sullo zerbino arroventato dal sole, 46 virgola due. È un pomeriggio qualunque per Lorenzo, 30 anni, tecnico informatico di Villa Sant’Angelo, cuore dell’Abruzzo dove, come a L’Aquila e nei paesi della provincia, il tempo è fermo alla prima settimana dopo il terremoto. Sono 25.815 le persone costrette da quattro mesi a vivere nelle tendopoli. E 28.400 quelle sparse tra gli alberghi e i residence della costa. Un totale di 54.215 donne, uomini, anziani, bambini prigionieri di un esperimento imposto dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dal capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. È il modello B&B, la ricostruzione show: passare dalla distruzione alla rinascita saltando la fase intermedia degli alloggi temporanei. Mentre a Capua, in provincia di Caserta, migliaia di case mobili che potrebbero servire in Abruzzo stanno marcendo in un deposito dell’Esercito.

Il risultato è un carosello di opere di facciata che solo per L’Aquila città ha già bruciato 500 milioni di euro sottraendoli alla vera ricostruzione. Queste che stanno tirando su in fretta e furia sono case imbottite con largo impiego di legno pressato, cartongesso e polistirolo. Quanti anni dureranno? E ora che i lavori della Protezione civile sono cominciati, si scopre che forse hanno sbagliato i conti. Secondo il Comune della città, i progetti voluti dal governo lasciano senza tetto almeno 5 mila famiglie. E altre 8 mila persone entreranno negli alloggi temporanei in costruzione soltanto tra ottobre e dicembre. Significa costringere la maggior parte dei sopravvissuti ad affrontare in tenda, dopo il caldo, anche il freddo e il maltempo che qui cominciano a fine settembre.

L’incertezza sta spingendo alcuni proprietari di case danneggiate a vendere. Soprattutto i più anziani. Da Roma si sono fatti avanti costruttori e immobiliaristi per rilevare al 10-15 per cento del valore di superficie i negozi, le palazzine gravemente danneggiate o i volumi di quelle da demolire. È l’ombra di una speculazione colossale. “Quando tra dieci anni L’Aquila tornerà a rivivere, nel centro storico gli appartamenti ristrutturati o nuovi riavranno il loro valore di quattro o 5 mila euro al metro”, sostiene un costruttore romano che chiede l’anonimato: “Chi ha denaro liquido a disposizione ne approfitta. Per gli anziani è l’occasione per raccogliere qualche soldo e andare altrove o rimanere nelle case costruite dal governo. Anche perché non è risolta la questione dei proprietari di più appartamenti. Lo Stato per ora risarcisce i danni della prima casa. Rimettere a posto il resto richiede milioni di euro”.

Il numero degli abitanti che a L’Aquila avranno un tetto prima dell’arrivo del freddo lo si ricava dallo scadenziario delle opere, stabilito dal bando della gara d’appalto. Appena 4.480: entreranno nelle case dopo il 26 settembre. Altri 4.480 andranno dopo il 16 ottobre, 3.840 dopo il 7 novembre. E senza case per tutti, è stata inventata la protezione civile a punti. Un bambino fino a 5 anni vale 4 punti. Dai 6 ai 16 anni, 3 punti. Un nonno tra i 75 e gli 84 anni, 1,5 punti. Sopra gli 85 anni, 2 punti. Ogni vittima in famiglia, 5 punti. Il problema sarà la gestione della graduatoria tra persone già esasperate da quattro mesi di attesa. Anche perché non sono ancora cominciate le riparazioni delle case danneggiate. Nemmeno quelle di categoria A con preventivi sotto i 10 mila euro. Un po’ perché la terra continua a tremare, ma soprattutto perché su norme e risarcimenti è il caos. “In questa situazione”, dichiara Paolo De Santis, presidente dell’Ordine degli ingegneri de L’Aquila, “neppure a Natale partirà la ricostruzione. La gente è confusa e impaurita perché deve anticipare i soldi. Anche i professionisti hanno molti dubbi sulle ordinanze. E le imprese, in questo clima di incertezza, vogliono prima i soldi, poi cominciano i lavori. Ma le istituzioni, a partire dalla Protezione civile, rifiutano ogni tipo di confronto”.

Il sottosegretario Guido Bertolaso, dopo aver imposto le sue decisioni a colpi di ordinanza, se la prende con i Comuni: “Le altre amministrazioni e i cittadini si devono impegnare per affrontare i problemi e risolverli”, ha detto qualche giorno fa alla riapertura della strada per la funivia del Gran Sasso. Adesso che sta montando la rabbia, c’è aria di scaricabarile. Tanto che il sindaco, Massimo Cialente, a capo di una giunta di centrosinistra, ripropone il suo piano alternativo, cassato in aprile dalla coppia B&B: “Bisogna accettare l’idea delle case mobili e anche reperire alloggi sfitti”, dice Cialente. Gli appartamenti liberi in città e provincia sarebbero un migliaio. “Il problema è che i numeri delle case di classe E, gravemente danneggiate o da demolire, sono peggiori di quanto si pensasse. Sono il 78 per cento nel centro storico”, racconta il sindaco, “e nelle frazioni come San Gregorio, il 90 per cento”. Il 10 agosto scade il termine per partecipare alla graduatoria a punti. E nelle ore successive si saprà quante persone resteranno senza un riparo migliore della tenda. Il Comune de L’Aquila ha già stimato 10 mila famiglie con la casa distrutta: di queste 3.900 andranno entro dicembre nei miniappartamenti costruiti dalla Protezione civile, mille forse negli alloggi sfitti (ancora da censire). Ne restano da sistemare cinquemila. Più altre 10-12 mila che hanno subito danni oltre i diecimila euro (classe B e C) e devono attendere la ristrutturazione. Ammesso che le continue scosse non costringano fuori di casa anche le altre diecimila famiglie che hanno subito pochi danni.

Uno dei monumenti alle spese folli del modello B&B è a Cese di Preturo, pochi chilometri sulle colline a nord de L’Aquila. Quattro gigantesche piattaforme antisismiche in cemento armato, più altre sedici sparse in città, per reggere la leggerezza di altrettante case di legno. L’ingegnere e il geometra che dirigono il cantiere ammettono la stranezza: “Effettivamente”, dicono, “per le case di legno, queste piastre di cemento sono sovradimensionate”. Sovradimensionate è un giudizio professionale per dire esagerate, eccessive, inutili, sprecate. Per queste, spiegano i due tecnici, hanno usato calcestruzzo 525: “Cioé con una resistenza di 525 chili per centimetro quadrato. È l’impasto che si usa per costruire ponti e dighe”. Ogni piattaforma antisismica costa 600 mila euro: un progetto diretto da Gian Michele Calvi, presidente del centro di ricerca Eucentre, fondato dalla Protezione civile e dall’Università di Pavia. Ogni casa di tre piani e 26 miniappartamenti, compresi gli arredi e le opere di urbanizzazione, brucia altri 3 milioni e 400 mila euro. Di piattaforme antisismiche la Protezione civile ne ha appaltate 150. Un totale di 3.900 miniappartamenti. E una previsione di spesa di 530 milioni, aggiungendo costi di progettazione e direzione tecnica. Cioè un prezzo medio ad alloggio di 135 mila euro. Ed è il costo di costruzione, al quale andrebbero sommati gli oneri finanziari e i terreni espropriati e occupati per sempre. Il 27 luglio su otto aree non erano ancora cominciati i lavori: partenza ritardata per 1.352 miniappartamenti. Il 3 agosto restavano da aprire ancora quattro cantieri, tra i quali Paganica, una delle frazioni de L’Aquila più devastate dalle scosse. Uno sforzo enorme in soldi pubblici e ore di lavoro, giorno e notte, al quale vanno aggiunte altre quattordici piastre e relative case: decisione di qualche giorno fa che aumenta gli alloggi da consegnare entro dicembre a 4.264. Comunque sotto le necessità previste dal Comune. (continua su L’Espresso)

[Fabrizio Gatti]