Gaia Cianfanelli+Caterina Iaquinta
La nostra scelta è quella di immaginare un gioco senza regole:
che tenga conto delle alternative e delle possibilità altre e che sia pretesto per iniziare un dialogo con cui dissertare sull’idea delle opposizioni come presenza/assenza, analogico/digitale, mezzo/metà…
Un’altra possibilità è quella di disertare il gioco per un moto oscillatorio tra sospensione e dislocamento, su un territorio in bilico tra memoria e censura, oppure iniziare dalla fine, dalla conclusione, da ciò che è rimasto e da ciò che è, dal sé, da alcune delle figure femminili a noi più care, da Penelope e Alice.
Ora siamo ancora in attesa di stabilire le regole, forse decideremo di cambiare gioco e mostrare quell’aspetto della relazione che nasce da un’urgenza*.
*Liberamente composto dal “paroliere” formato dai vocaboli suggeriti dai partecipanti. Le parole qui raccolte hanno composto il percorso di mostra e gettate a terra all’interno delle sale espositive, hanno segnalato l’area d’intervento dei singoli soggetti coinvolti.
Dissertare/Disertare, due vocaboli, un “testo-manifesto”, un progetto, un’operazione di networking, una mostra e insieme l’esperienza e lo sguardo sul panorama artistico-culturale in Italia.
Come questi aspetti si sono connessi insieme? Come ognuno di questi si è sviluppato sequenzialmente? Come è possibile che da tutto questo sia emersa un’identità?
E ancora, come distribuire in una narrazione fluida questi aspetti e far sì che rimanga sotteso il filo rosso, il filo d’Arianna?
Forse attraverso un’immagine che le comprenda tutte: una rete, un arcipelago, un filo (legame) sottile, ma anche il gioco del paroliere, un dialogo a più voci, un’eco, oppure un labirinto di parole che potremmo ricucire insieme e dalle per risalire ai soggetti che le hanno pronunciate mantenendo la pluralità al loro interno.
Il 7 Luglio 2006, più di cinquanta artisti e ventidue soggetti tra curatori e associazioni culturali hanno riempito le sale del Castello Colonna di Genazzano, chiudendo le fasi di un progetto durato i due anni precedenti.
Riassumere, sintetizzare e complessivamente stimare quanto prodotto ad un anno di distanza è quasi più ambizioso che il fatto di averlo realizzato, ma è un ultimo sforzo necessario perchè tutto ciò che è stato ideato, pensato, dibattuto, organizzato emerga dalle parole di chi l’ha vissuto, fatto e infine visitato.
Per questo ci siamo proposte di realizzare un libro che fosse anche catalogo che da una parte documenti la mostra ma che nello stesso tempo presenti e analizzi criticamente il lavoro.
Dissertare/Disertare è stato il dispositivo per discutere, scardinare dei cliché, criticare stereotipi legati alla figura della donna. “Dissertare” come discutere, confrontarsi, fare networking, essere mobili e mettersi in gioco, “disertare” da posizioni statiche, da etichette coercitive.
Disertare dal giudizio comune del “fare alternativo”, che sceglie spazi altri per mostrarsi ad un circuito ancor più ristretto. E dissertare quindi con le istituzioni per proporre nuove forme di “azione culturale”.
La metodologia da noi scelta si è fatta strumento ma anche contenuto della ricerca.
Siamo partite dalla parola e dalla scrittura per tessere una rete fatta da soggetti culturali (associazioni e curatori) con i quali attivare un confronto.
Attraverso la divulgazione di un “testo-manifesto” abbiamo chiesto loro un contributo in termini progettuali che fungesse da risposta all’invito iniziale.
La nostra intenzione non era comporre una mostra di donne ma discutere e monitorare l’attualità della produzione artistica in Italia, scegliendone un suo aspetto. Di questo aspetto, che anche nella storia dell’arte porta con se dei pregiudizi causati da radicalità passate, spesso inserito in caselle culturali fatte di ideologie, di politiche che lo hanno privato di un libero sviluppo, abbiamo cercato di presentare un risultato derivato da risposte diverse, neutre, spontanee e non volutamente “femminili”.
Questa necessità di accogliere e valutare le risposte richieste a chi caratterizza culturalmente i molti territori italiani ha permesso uno sguardo altro ed oggettivo nei confronti dell’arte attuale.
Il fare rete per iniziare una mappatura di quali realtà caratterizzano la scena culturale contemporanea, come riescono a inserirsi nel sistema artistico italiano, come qualificano il lavoro e che strumenti utilizzano nella loro ricerca, ha fatto emergere poi il contenuto dell’esposizione, composta da undici associazioni culturali e undici curatori indipendenti: 270-gg, Chroma, Darth, Grande Rettile, Metart, Museo Teo, Neon, Numero Civico, Plug, plug_in, Prometeo, Laura Barreca, Angelo Bianco, Gabriele Gaspari, Marina Giordano, Federico Mazzonelli, Marco Izzolino, G.Costanza Meli, Rosella Moratto, Francesca Pasini, Mariella Rossi, Elvira Vannini.
Giunte a questa fase il progetto ha richiesto una maggiore apertura e valutazione da parte delle istituzioni culturali. La fiducia del Soprintendente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Maria Vittoria Marini Clarelli è stata per noi stata preziosa e fondamentale. La sua considerazione ed il suo riconoscimento per l’operazione ha dimostrato la possibilità di attivare un dialogo costruttivo tra realtà indipendenti e rappresentanti del sistema per accogliere nuove prospettive di osservazione della cultura del presente.
Dunque, con la consulenza scientifica della Soprintendenza alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea nella persona di Angelandreina Rorro ed il sostegno della Provincia di Roma, della Regione Lazio, del Sistema Museale e XI Comunità Montana e del Comune di Genazzano, il CIAC-Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea (Castello Colonna di Genazzano) ha accolto l’evento espositivo Dissertare/Disertare, presentazione visiva della metodologia curatoriale intrapresa.
Questo testo completa la riflessione del percorso progettuale attraverso ancora diverse voci: Jo-Anna Isaak, getta uno sguardo internazionale e storico sulle tematiche del progetto e sulle opere in mostra, Angelandreina Rorro rappresenta e motiva il riconoscimento e la partecipazione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Carla Subrizi affronta la questione dell’identità e della soggettività in rapporto al femminismo storico e oltre e Antonio Tursi analizza la metodologia adottata inserendola in un ampia panoramica sulla network society. Infine noi curatrici, che su questa operazione culturale abbiamo cercato singolarmente ulteriori spunti di riflessione e critica.
E’ trascorso dunque un anno e mezzo dalla mostra e pur non essendo stata questa una scelta del tutto voluta, ci ha offerto la possibilità di proseguire, di sviluppare una continuità nella ricerca, analizzando così più approfonditamente i risultati ottenuti concretizzandone gli obiettivi in questo testo.