Ecologia_glossario
Abbiamo chiesto a intellettuali, architetti, critici,curatori, scrittori, sociologi di definire la parola Ecologia in occasione del numero tematico che la nostra rivista sta esplorando in questi mesi. Hanno risposto Lorenzo Brusci, Roberto Carvelli, Exposure Architects, Marco Frattoddi, Sergio Polano, Franco Purini, David Raponi, Carla Subrizi, Andrea Stipa.
Lorenzo Brusci_artista sonoro
Una definizione di ecologia come sentimento e analisi della vitalità rappresentativa e generativa dei linguaggi simbolici. Ecologia linguistica come studio sistematico della disponibilità di spazio identitario, rappresentativo e confermativo, all’interno della sfera autodescrittiva ed autorappresentativa degli individui del più ampio sistema vivente. Una tale definizione assume la forza generativa dei linguaggi simbolici, generativa di rappresentazione, espressione, quindi di esperienza, memoria individuale e sociale, e di tutta la realtà che i sistemi narrativi sociali riescono continuamente a produrre. Ecologia, linguaggio e realtà. Sento ecologica la continua richiesta/risposta di nuovo spazio riarticolativo e riarticolabile, narrativo, confermativo, identificativo -quindi estetico nel senso profondo del vincolo tra simbolo e relazione vivente- che l’essere individuato continuamente ottiene dalla forza comunitaria del linguaggio, qundi dalla propria comunità materiale. Ecologi militanti sono i costruttori di metafore, gli artisti più esposti nella costruzione di nuove mondialità – progetti di relazioni simbiotiche tra stati simbolici precedentemente inconciliabili -. Da una valutazione quindi biologico-distributiva degli esseri viventi negli spazi ecosistemici - quale l’ecologia tradizionale necessariamente esprime – ad una visione linguistica dell’ecologia, fortemente centrata sulla consapevolezza dei processi di autorappresentazione e della loro capacità di ampliare i confini tecnici ed emozionali delle relazioni uomo-ambiente, uomo-sistema generale della vita e della morte. In sostanza e in visione, l’ecologia di cui sto parlando prevede la progettazione assoluta della sconfitta della morte attraverso una continua rappresentazione vivente di esseri simbolici autonomi ed eterodeterminati, quindi tecno-immortali nel senso della fisiologia estetica di cui l’ecologia linguistica misura l’efficacia distributiva territoriale, quindi il proprio stesso inesorabile superamento.
Roberto Carvelli_scrittore
Per definizione è un concetto transitorio: riguarda il prima di me e il dopo di me. Inizia da casa mia ma finisce nell’insondabile sfera di qualcosa che è irrevocabilmente al di sotto o al di sopra di me, irraggiungibile. Per definizione è quindi un concetto super-spaziale e super-temporale. L’incrocio di questi fattori determina la sua problematica concretezza. Per semplicità e per faciloneria allora ecco che lo spiego in base a me, ad un me delimitato da confini troppo prossimi, effetti che vedo e misuro. Altri me stanno facendo altrettanto in altre parti della terra abitata. Per proprietà transitiva tutti stiamo creando, bene che vada, la calamità altrui dilatando la nostra. L’unica speranza per la scienza è nella fantascienza (la scienza anticipata dall’immaginazione) o nella religione. Ma l’una e l’altra sono anche loro sensibilmente lontane – anche se sempre immanenti alla nostra vita – da quello che percepiamo: dovrei dire che è questo il bello. Il mio dell’ecologia è un rebus – guardare figure comuni senza trovargli uno sbocco di significato – e si ferma qui. Continuare a guardare le figure e, per esclusione, trovare la frase che risolve rimane la soluzione.
Exposure Architects[Dorit Mizrahi+Oliviero Godi]
Ecologia. Termine a cui oggi si fa troppo appello nei dibattiti d’architettura per giustificare le personali scelte di composizione. E’ fondamentale partire da questa premessa per definire quel parametro verde che non può passare inosservato nel campo della costruzione intelligente, ma che, al contempo, di pari importanza, non deve assumere un eccessivo peso. La chiave di lettura preferibile, sempre però con la dovuta accezione di “work in progress”, apre la serratura del rapporto uomo-utenza dello spazio e ambiente-spazio stesso, girando nella direzione della complessità conseguente a tale rapporto. Un’architettura eco-sostenibile, per essere tale, ha il compito di possedere soluzioni, percepibili o meno dall’esterno, che riescano a mantenere o ad implementare la conservazione dell’ambiente naturale, ma soprattutto, ed è qui che va l’accento, tali scelte devono rispettare un arco temporale, consistente dal punto di vista economico e d’impatto fisico. Ecologia come rispetto. Ecologia come durata.
Marco Frattoddi_direttore La Nuova Ecologia
Ecologia, dal punto di vista concettuale, a mio avviso è innanzitutto approccio sistemico. In questo senso parliamo di ecologia delle relazioni umane, oltre che dei sistemi naturali, come visione complessa dei meccanismi che regolano la convivenza sociale e l’economia. Ma al di là delle definizioni, oggi mi sembra che questo termine evochi un immaginario legato all’evoluzione degli stili di vita verso la sostenibilità. Nel discorso sociale l’ecologia è diventata, infatti, un orientamento diverso ai consumi, alla gestione dell’energia, alla qualità dell’ambiente. Ha un valore simbolico che prescinde dal suo significato originario e che chiama in causa un’aspettativa di miglioramento delle condizioni personali e collettive, una nuova equità che garantisca gli equilibri del pianeta e il benessere dell’individuo. Non so se rappresenti una nuova utopia, ma è certamente un orizzonte che ridefinisce l’idea di progresso: costruire secondo i criteri dell’efficienza e di una nuova etica globale.
new landascapes [Davide Pagliarini+Gianluca Giorgio Agazzi]
Per sottrarsi ai predatori, la farfalla Paranthrene tabaniformis imita aspetto, livrea e comportamento di una vespa.
Questo meccanismo di mimesi, determinato da fattori biologici e funzionale alla sopravvivenza della specie, si attua secondo un principio di economia ed equilibro necessario al progredire dell’insieme di popolazioni che abita l’ecosistema.
Seguendo questo principio, l’arte e l’architettura, lontane dall’essere l’esito di un processo mimetico determinato da intenti arbitrari, sono innanzitutto dispositivi rivelatori di risorse ed energie latenti, che le pongono in una posizione di complementarietà rispetto al sistema ecologico, a cui sono tuttavia subordinate. La tecnologia, ad esse intimamente correlata, anziché svincolare l’uomo dalla natura, ne afferma la dipendenza.
Agostino Petrillo_sociologo urbano
Ecologia è oggi il nome di una nostalgia e di un’ansia. L’originaria valenza semantica (settore della biologia che studia le relazioni tra organismi e Umwelt) è andata col tempo smarrita. Con l’emergere di una nuova retorica della natura al termine sono stati attribuiti significati di tipo politico, filosofico, economico. L’esplosione dell’ecologia in una nebulosa di senso “ecologista” che penetra i più diversi ambiti della vita corrisponde al diffondersi di paure ben motivate: da una parte vi è una trasformazione delle coscienze che coglie l’oggettiva crisi della natura, dall’altra un modello di sviluppo bloccato, che è basato sulla distruzione sistematica della natura stessa. L’angoscia nasce, insegna Kierkegaard, dalla consapevolezza dell’errore unita all’incapacità di cambiare. Mentre crescono metropoli da 20 milioni di abitanti, flussi di migranti da paesi immiseriti si dirigono verso i paesi ricchi, e la competizione per le risorse naturali prende la forma della guerra, l’ecologismo diviene malinconia, paralizzata presa d’atto della catastrofe ambientale, tentativo soggettivo di immunizzazione che raramente si fa azione collettiva trasformatrice. Pur continuamente evocata l’ecologia rischia allora di ridursi ad essere la mesta scienza degli equilibri perduti, l’agghiacciata descrizione della fine del mondo in miniatura.
Franco Purini_architetto e critico
Per più di un motivo la nozione di ecologia si è contrapposta da qualche tempo a quella di architettura. In effetti molti rimproverano al costruire contemporaneo di non essere sostenibile, di costruire per questo un rischio per l’ambiente, di non possedere la coscienza di far parte di un ciclo vitale continuo e interconnesso che proviene dalla natura e ad essa ritorna. In poche parole si accusa l’architettura contemporanea di richiedere, per essere utile ai suoi scopi, un consumo accelerato e progressivamente crescente di energie non rinnovabili. Se in queste critiche c’è sicuramente una consistente percentuale di verità, non appaiono convincenti allo stesso modo le proposte per migliorare questa dissipazione. Proposte risolte molte volte - si pensi all’high-tech – nella direzione di una ulteriore meccanizzazione dell’edificio che lo vedono, come nel caso delle opere di Norman Foster, caricarsi di elementi sovrabbondanti, al limite della decorazione Al contrario l’architettura del passato era intrinsecamente ecologica, ma non si può, per molte ragioni tornare ad essa. Le costruzioni di Quinlan Terry sono perfettamente ecologiche ma nello stesso tempo non lo sono dal punto di vista del sistema dei segni che contraddistinguono il tempo presente, un sistema dal quale non è possibile in alcun modo prescindere. Il problema è allora quello di trovare nei linguaggi architettonici contemporanei, che sono molti e molto diversi tra di loro, e non tanto nella tecnologia, la via di un costruire in accordo con la necessità sempre più presente di non dilapidare le energie di cui si dispone. Solo un’ecologia nata dal linguaggio o, se si preferisce, un’ecologia del linguaggio può rispondere a questa esigenza.
Sergio Polano_architetto
“La vita, per definizione, consiste in una serie di ‘trasformazioni’ (quali la crescita, la riproduzione e la sintesi di sostanze complesse). Senza trasferimento di energia, che accompagna questi passaggi, non ci sarebbe vita e non esisterebbero sistemi ecologici. La vita è una conseguenza di una sensibile disponibilità di energia sulla Terra, dovuta alla radiazione solare. L’energia che arriva alla superficie della Terra è compensata dall’energia che la stessa libera sotto forma di radiazione termica. E’ dunque necessario occuparsi in primo luogo della radiazione solare, quale base dei sistemi ecologici e del modo in cui l’energia si trasforma all’interno di questi sistemi. Le stesse leggi fisiche che reggono i sistemi abiotici, come i motori elettrici o ‘a scoppio’ interno, si applicano alle relazioni tra piante produttrici e animali consumatori, tra animali predatori e prede, così come ali’intensità numerica delle classi di organismi in grado di sussistere in un ambiente chiuso“.
[adattato da http://www.ecologia-natura.com/sistemi-ecologici.htm]
David Raponi/HOV_architetto
Personalmente, e senza voler offendere nessuno, non ho contribuito alla confusione creata attorno al termine ecologia.
Sostenere di non essermene mai occupato, anche solo indirettamente, non è possibile, ma affermare di non avere utilizzato il termine come citazione, riferimento o ipotetico rafforzativo di una descrizione progettuale, questo sì.
In fondo è sempre in posti fuori mano che ricerco le fonti delle mie avventure architettoniche e il posto dell’ecologia, da quelle parti, ora è libero.
Comunque, aldilà dei dibattiti di tendenza, e solo per etimologia, come può essere indifferente alla ricerca architettonica (se non alla pratica quotidiana?) la scienza che studia le relazioni tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono, soprattutto quelle indotte dall’uomo?
Impossibile.
Quindi, pur non essendomi mai occupato di biosfera o ecosistemi, di certo un concetto di ecologia è entrato nel mio lavoro e si tratta semmai di ricostruire il percorso del suo contributo.
In questa chiave di lettura – l’unica che forse mi appartiene – l’espressione della “mia” ecologia è da ritrovarsi nel confronto/connessione tra lo spazio della natura e le particolarità dell’esperienza umana nell’ambiente.
Una trama che combina le perturbazioni dell’habitat alle possibili configurazioni dell’attore (l’uomo “adattabile”) che modella così consequenzialmente il proprio stato.
In molti casi ho provato a prefigurarne gli effetti, come in “Handle”, recente progetto di concorso per una nuova biblioteca.
Carla Subrizi_storica dell’arte e curatrice
Ecologia: si intende, comunemente, una “politica della natura”, la salvaguardia dell’ambiente e delle forme di vita, l’abbozzo di un’etica a venire, estesa, tesa al rispetto e alla sostenibilità degli esseri viventi. Come per tutte le scienze che si presuppongono di studiare, sostenere o salvaguardare qualcos’altro, si determina una perplessità. La vita si inquina, si deteriora, si “ammala”, si impoverisce, si esaurisce e una “scienza” nasce per prendere atto della situazione, per provvedere, iniziare uno studio e una ricerca tese a circostanziare e semmai risolvere i problemi. Ma se invece che di una scienza o politica della natura si avanzasse l’ipotesi di un rovesciamento, per pensare una ecologia politica, la questione sarebbe posta in termini differenti. Per prima cosa l’ecologia non sarebbe più un fine, una questione verso la quale indirizzare risorse, ipotesi, progetti. L’ecologia diventerebbe una condizione della politica, ovvero una prassi ricompresa nell’agire che determina non lo studio ma l’individuazione, la crescita, lo sviluppo delle forme di vita. L’ecologia è una scienza inquieta. E’ una scienza che arriva troppo tardi, quando le forme di vita sono già in pericolo. L’ecologia politica si presuppone invece di determinare le condizioni affinché le forme di vita possano riconoscersi, svilupparsi, emanciparsi. Secondo punto: l’ecologia non dovrebbe riguardare soltanto l’ambiente esterno, il contesto come luogo indifferenziato in cui si vive. L’ecologia è prima di tutto una premessa dell’ambiente “interno” ovvero della mente umana e della natura umana. Riguarda il linguaggio, le forme di relazione tra individui che si costruiscono proprio attraverso la parola. In questo senso, riguarda anche la politica che, in prima istanza, si riferisce alle forme di vita, tra individui, nelle relazioni costruite attraverso il linguaggio. L’ecologia deve dunque in prima istanza riconoscersi nella politica, (divenire bios della politica), ovvero in ciò che determina le condizioni per lo sviluppo delle forme di vita. L’ecologia politica è così una prassi che si sostituisce all’economia politica ovvero a quanto invece determinava le condizioni dello sviluppo di una componente solo parziale del vivere insieme. Ecco perché trovo un po’ limitati il termine ecologia, quello che si intende per ecologia come scienza e anche gli obiettivi che questi si pongono. Piuttosto considero l’ecologia come una premessa, una precondizione della natura umana, qualcosa che precede e sostiene lo sviluppo delle forme di vita: l’ecologia, dunque, come premessa, condizione per la polis, dove la natura umana (e vivente) prima che riconoscere l’ambiente possa individuarsi con esso, in esso, a partire da esso.
Andrea Stipa_architetto
Quando Ernst Haeckel nel 1868 conia questo termine, l’uomo vive prevalentemente a contatto con la natura, vista come un ambiente da addomesticare, in contrapposizione con l’ideale sicurezza della città.
Nel film “Guerre stellari” del 1977 viene riproposto il netto contrasto tra enormi stazioni spaziali interamente artificiali e controllate, che rappresentano città autoritarie, e vasti spazi naturali desertici in cui si osservano modelli di vita arretrati dove la natura è idealizzata come una amica democratica.
Ai nostri giorni il continuo inurbamento della popolazione mondiale contrasta con un interesse sempre crescente per una natura amica idealizzata.
La perdita del contatto con l’ambiente naturale sembra portare gli individui ad immaginare una natura che in realtà non esiste e di cui si ha sempre meno conoscenza diretta. La natura è invece il più delle volte democraticamente ostile.
Il termine ecologia viene quindi spesso confuso con l’ideale nostalgico di una vita a contatto con la natura. E’ più utile parlare di “Ecologia del paesaggio” , la scienza che studia la struttura, le funzioni e le trasformazioni nel tempo dell’ambiente naturale (o artificiale), nella sua interazione con l’attività umana.