IaN+_Nuova ecologia dei sistemi viventi
E’ opportuno riuscire a pensare la città come sistema vivente, dotato di identità e storia che abbia cicli di vita, ovvero fasi di nascita, sviluppo e declino.
Abbiamo chiamato la cultura ecologica applicata al progetto di architettura Nuova ecologia. Utilizziamo il termine potenzialmente pericoloso ed equivoco di ecologia, inteso non nel senso comune, come qualcosa che abbia a che fare con la protezione dell’ambiente, bensì in senso proprio, come qualcosa che l’ambiente conforma, il prodotto della profonda interazione di geografia, clima, economia, demografia, tecnica, arte e cultura. Per ecologia, intendiamo la scienza delle relazioni e della complessità che necessita di conoscenze differenti che intereagiscano tra loro. Tutto questo comporta un vero e proprio cambio di paradigma nella nostra cultura intrisa di meccanicismo e determinismo, un cambio di paradigma che va nella direzione del pensare per relazioni tra sistemi.
Un sistema ecologico è infatti un sistema interattivo nel quale sono fondamentali tutte le relazioni e le componenti non solo naturali ma anche artificiali, non solo paesaggistiche ma anche topografiche.
Per capire la nostra idea di nuova ecologia, è importante far riferimento al mondo economico, in cui è avvenuto un cambiamento radicale nel passaggio dalla nozione classica di economia a quella di New economy. L’economia, è cambiata perché è cambiata la società e le sue dinamiche organizzative e produttive. Lo stesso avviene in architettura, l’uso del territorio ha invertito la tendenza alla specializzazione funzionale cercando forme meno codificate e più duttili, corrispondenti alle diverse necessità dell’individuo nel tempo. La trasformazione in tal senso delle regole genetiche del progetto d’architettura richiede innanzitutto l’abbandono del concetto di spazio funzionale, isotropo e svincolato dal fattore tempo, per orientarsi invece verso la territorializzazione della città, perseguita tramite il recupero e la valorizzazione dei luoghi nella loro individualità e identità. La forma di un insediamento è una costruzione culturale, prima che fisica, una mappa mentale che solo gli abitanti sono in grado di tenere in vita.
Il nuovo secolo è segnato da una serie di trasformazioni e dalla ricerca di innovazione microscopica, che non produce cambiamenti epocali ma piccoli aggiornamenti capaci di migliorare la vita del quotidiano, innescando il cambiamento nell’economia sociale. Un idea di architettura fondata su delle microazioni una ricerca ed un tentativo di produrre un’innovazione microscopica, che non produce stupore o linguaggi particolari ma una spinta continua a ripensare in piccolo idee e strategie.
Attraverso la nuova ecologia è possibile, operare un cambiamento nel significato stesso dell’architettura, che non deve essere considerata nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto come un’architettura di supporto alla vita dei sistemi urbani. L’architettura da infrastruttura diventa micro-infrastruttura, conseguenza della volontà d’espressione dei singoli e della comunità a cui appartengono. Pensare l’architettura come microinfrastruttura significa concentrare l’attenzione dall’oggetto al suo campo d’ influenza, creando un tessuto capace di rigenerare parti di città in cui intervenire.
Le organizzazioni umane includono sempre sia delle strutture progettate, sia delle strutture emergenti. L’architettura fino ad oggi ha fatto parte delle strutture progettate mentre il paesaggio di quelle emergenti, perchè viene definito dalle reti e dalle comunità. Il paesaggio, in quanto assetto fisico del territorio, si manifesta come struttura in parte di tipo naturale e in parte come prodotto dell’azione e del lavoro dell’uomo. Il paesaggio è allo stesso tempo luogo e teatro della vita, e manifestazione culturale degli eventi che l’hanno determinato; è fenomeno interno all’evoluzione recente del vivente e manifestazione di tale processo.
Se le strutture progettate garantiscono la presenza di regole e routine che sono indispensabili per l’effettivo funzionamento dell’organizzazione, le strutture emergenti garantiscono la presenza di novità, creatività e flessibilità. Un architettura enzimatica capace di innescare processi di trasformazione attraverso la creazione di condizioni, piuttosto che attraverso delle direttive tipologiche.
L’architettura della nuova ecologia_Architettura come processo
E’ necessario ricordare che esiste una relazione quasi paradossale tra l’architettura come prodotto della mente, come disciplina concettuale e smaterializzata, e l’architettura come esperienza sensoriale dello spazio, come prassi spaziale, come realtà fisica. Se poi invertiamo l’ordine e cerchiamo di definire le regole e le condizioni di partenza in base a determinate situazioni spaziali che un progetto di architettura deve rispettare per essere attivo e propositivo sul territorio, possiamo tranquillamente creare un modello di questa realtà o del nostro specifico desiderio di realismo, per arrivare ad un concetto appplicabile su vasta scala.
L’aforisma di Boullée secondo cui la produzione della mente è il fondamento dell’architettura non fa altro che evidenziare l’importanza di intenti concettuali in architettura, ma escludendo del tutto la realtà sensoriale dell’esperienza dello spazio.
L’architettura radicale ad esempio ha superato da subito lo strano paradosso che sembra perseguitare l’architettura: l’impossibilità di indagare simultaneamente la natura dello spazio e, allo stesso tempo, crearlo ed esperirlo nella realtà riuscendo a non considerare l’edificio costruito come unico inevitabile scopo della loro attività.
Oggi più che mai è necessario sgombrare il campo dal potere del linguaggio per reintrodurre regole che devono guidare l’opera architettonica facendo uso di concetti spaziali.
L’architettura deve basare il suo sviluppo su un potere concettuale che si costruisce attraverso modelli spaziali di riferimento, che pur cambiando forma ed espressione sono capaci di mantenere inalterate le loro caratteristiche intrinseche, l’architettura deve essere vista come una convergenza momentanea dello spazio ideale e di quello reale.
Architettura come informazione
Struttura fondamentale dei sistemi viventi; da luogo con materiali ed energia, alla relazione ternaria fondamentale dei processi della vita. L’nformazione è secondo Bateson una differenza capace di generare differenze, e quindi di produrre modificazioni nel sistema.
Architettura come trasformazione in continutà con quelli del tempo interno ai fenomeni, dello spazio e della formazione, cioè del dare forma al divenire. Oggi ad esempio è importante pensare un progetto in relazione alle sue trasformazioni future, ai modi e ai tempi in cui lo stesso progetto sarà ed è utilizzato.
Architettura come relazione
Sistema inteso come insieme correlato di processi, i processi non sono unicamente processi operativi legati alla disciplina ed al suo fare tecnico quanto relazioni tra sistemi culturali e sociali, tra operatori e fruitori, tra pubblico e privato.
Architettura come evoluzione-riciclo
Come regola del divenire legata alla ciclicità ma specialmente all’interazione nel tempo della relazione Uomo-Società-ambiente. Come il paesaggio, l’edificio muta includendo nuovi valori, contesti dell’abitare inediti, apparizioni e segregazioni non più definibili attraverso i consueti sistemi di identificazione inclusione uomo artificio, uomo spazio costruito. Si tratta, invece, di modalità percettive e d’uso dei luoghi frutto di strategie dell’abitare, spesso affidate a poetiche controvertibili, così da predisporre a forme di riciclo intelligente il muoversi dentro verso attraverso spazi costruiti, mondi artificiali sempre più collegati al ns modo di vivere, di assumere comportamenti.
Architettura come limite
Come sostiene Heidegger il limite non è dove qualcosa cessa, ma come avevano osservato i Greci è a partire da dove qualcosa comincia ad essere. Il limite è uno spazio dinamico i cui bordi sono determinati ma in movimento. La liquidità di questo spazio viene continuamente ricontattata socialmente nelle relazioni tra individui, il limite tra interno ed esterno deve in un certo senso lavorare come la membrana in una cellula.
Architettura come paesaggio
Il progetto di architettura diventa parte integrante del paesaggio, ma non in senso strettamente naturalistico. Il territorio che si delinea in questo processo è un sistema ad alta complessità soggetto a continui cambiamenti, e possiede solo un apparente ordine, mentre il suo stato reale è caotico e conflittuale. L’architettura, come componente fondamentale del paesaggio, è essa stessa paesaggio.
L’architettura assume qui un ruolo fondamentale in qualità di parte integrante del processo progettuale che indirizza l’evoluzione del territorio e anche perché contribuisce, allo stesso tempo, ad un rinnovamento radicale dell’urbanistica con l’innesto di concetti e variabili progettuali che suggeriscono interrelazioni più mirate fra l’insediamento umano, la natura e le componenti urbane.
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