Francesco Gastaldi_Il villaggio olimpico di Torino

Francesco Gastaldi

La letteratura sui grandi eventi (1), attraverso l’analisi di casi studio, ha da tempo richiamato l’attenzione degli operatori di politiche pubbliche sull’importanza che questi rivestono per le economie locali. Il valore dei grandi eventi, infatti, non si limita alle manifestazioni in quanto tali, ma deriva dalla loro caratteristica di costituire un volano in grado di attivare processi stabili di sviluppo e di rigenerazione urbana. L’evento ha di solito una funzione decisiva nel favorire l’innesco meccanismi di trasformazione latenti o inerziali, sbloccando i finanziamenti, accelerando i procedimenti burocratici, e - più in generale - incrementando la capacità istituzionale. Ma, a fronte di questo grande impegno, la manifestazione in sé ha di norma una durata molto breve, e sono quindi fondamentali gli effetti di lunga durata che riesce a produrre, insieme all’”eredità” che lascia in un determinato contesto urbano e territoriale.
La significativa quantità di risorse coinvolte nell’organizzazione di un grande evento (non solo di tipo economico, ma anche simboliche, istituzionali, relazionali, sociali etc.) dovrebbe rappresentare un’opportunità per innescare un processo durevole in grado di autosostenersi nel tempo e che possa risultare, almeno in parte, pre-configurato a monte. In questo quadro, il riutilizzo delle strutture, e la previsione ex ante delle nuove destinazioni d’uso, si rivela un indicatore di una oculata previsione e gestione dell’occasione come risorsa permanente per la città. (2)

A Torino, da alcuni anni, parallelamente al progredire della realizzazione, è aperto il dibattito sul futuro dell’area ex MOI, sede del Villaggio Olimpico cittadino. Una serie di considerazioni sul destino futuro della zona sembrano essere state da tempo configurate, come si può desumere fin dai contenuti del bando e del progetto vincitore. L’idea di base ruota attorno alla possibilità di accelerare i processi di riuso di una vasta area dismessa (circa 100.000 mq.) di proprietà pubblica, al fine di renderla adatta ad ospitare funzioni urbane diversificate, e capace di generare effetti positivi sull’intero quartiere circostante, in cui peraltro sono già previste o in corso d’attuazione riqualificazioni di altre porzioni urbane sull’asse della via Giordano Bruno.
Il vigente Piano Regolatore Generale aveva già compreso tale ambito tra le aree di trasformazione con destinazione prevalentemente residenziale, attraverso l’attuazione di un piano esecutivo di iniziativa pubblica. Il progetto del Villaggio Olimpico viene elaborato con l’obiettivo di realizzare un insediamento in grado di funzionare anche dopo l’appuntamento sportivo e l’accoglienza degli atleti, con un suo riutilizzo sia nella parte residenziale che in quella destinata ai servizi.
In realtà, per qualche tempo, a fronte di queste dichiarazioni di intenti, le prospettive concrete sembrano evanescenti. Mentre in merito alla questione vengono maturando alcune decisioni sulla parte residenziale, e si avvicina l’evento olimpico, si rileva una progressiva rarefazione della discussione sul tema.

Il dibattito sulla stampa locale, per esempio, da molto vivace quale era nel 2003 e nei primi mesi del 2004 (in coincidenza con l’avvio del cantiere), diventa sempre più povero nei due anni successivi; per contro, il clima emergenziale dovuto alla necessità di rispettare puntualmente i tempi di consegna dei cantieri ha catalizzato l’attenzione dei soggetti e attori a vario titolo coinvolti nella vicenda.
All’inizio del 2003 assume un ruolo centrale la discussione sulla “Cittadella della salute”, nata dalle proposte elaborate dalla società Olimpic inn. e da Pirelli Real Estate, secondo le quali l’area citata dovrebbe comprendere un ospedale ad alta specializzazione (definito anche “Molinette 2″ dal nome del più grande ospedale cittadino), istituti privati e laboratori di ricerca, un campus universitario destinato agli studenti di medicina e che coinvolgerebbe anche la contigua zona delle dogane.

In quel periodo si ipotizza che, tramite il project financing, gli operatori possano condurre gli interventi olimpici per poi averne la gestione nella fase successiva, e realizzino in altre aree della città l’edilizia residenziale pubblica (già sommariamente prevista come destinazione d’uso futura per una parte della zona); in una seconda fase si prevede la gestione delle opere da parte di una società mista fra comune e regione con partecipazione di privati. Nessun accordo viene però ufficialmente formalizzato, l’idea decade quando a seguito di verifiche, si scopre che la dogana risulta vincolata e non abbattibile. Ciò, oltre a costituire un ostacolo per il compimento dei lavori, fa convergere l’interesse degli operatori e dei soggetti istituzionali coinvolti dal progetto Molinette 2 all’area ex Fiat Avio, vicino al Lingotto (ipotesi ora superata dalla nuova giunta regionale).

Sempre nel corso del 2003, si parla di un supermercato proposto dal Torino Calcio (in quella fase interessato anche alla valorizzazione economica dello stadio Filadefia), in un primo tempo pensato per l’area degli ex mercati, e poi spostato alla zona della dogana, a causa del veto da parte della Sovrintendenza a stravolgere il profilo dell’edificio storico (e all’ipotesi di destinare questo spazio a mostre permanenti). Inoltre, sempre in modo piuttosto vago, si discute delle intenzioni del Comune di spostare la stazione ferroviaria verso l’attigua area ex MOI, onde creare - anche grazie all’opportunità delle Olimpiadi - un nuovo forte polo urbano, che comprenda il centro culturale ed espositivo del Lingotto, il Villaggio Olimpico e il suo affaccio su piazza Galimberti e la passerella pedonale che congiunge il complesso fieristico con quello abitativo.

Tra fine 2004 e inizio 2005 inizia a configurarsi la divisione in tre parti e funzioni dell’ex MOI: residenziale, di struttura riservata all’ARPA (Agenzia Regionale Per l’Ambiente), e di foresteria nell’area delle palazzine; nel contempo, è rivalutata l’ipotesi di destinare l’edificio storico ad un centro commerciale. Il comune rileva l’interesse espresso da diversi operatori commerciali ad insediarsi nell’area, soprattutto sul lato prospiciente via Giordano Bruno.

Riguardo alle possibili collocazioni dello Science Center, già previsto dal Piano Strategico per l’area metropolitana, da realizzarsi a cura di una fondazione costituita da Regione, Provincia e Città, con il sostegno delle fondazioni bancarie, in varie fasi si è ipotizzato un suo insediamento nell’ex MOI, in sostituzione della precedente proposta, che puntava al Parco Colonnetti (il bando per il Science Center a Parco Colonnetti è ritirato). Recentemente ha iniziato a farsi strada l’idea di una collocazione nell’area delle ex OGR (Officine Grandi Riparazioni), in modo da soddisfare contemporaneamente le esigenze del Politecnico (che sorge nelle immediate vicinanze), la necessità di un forte polo culturale dedicato alla conoscenza scientifica e tecnologia dedicato ai cittadini e agli studenti, e la costruzione della futura biblioteca multimediale. (3)

Nell’agosto 2005 una serie di interviste ad interlocutori privilegiati (4) denota ancora uno strano clima di incertezza, misto a riservatezza, ma sembra delinearsi in modo sempre più netto il seguente quadro di spartizione degli spazi ex MOI:
a) un terzo dell’area, verso Sud, con destinazione abitativa, con 657 alloggi con quote rilevanti di residenze universitarie e varie forme di edilizia residenziale pubblica;
b) un terzo dell’area, centrale, come sede ARPA;
c) un terzo dell’area, verso Nord, come foresteria del comune di Torino, pensata per ospitare manifestazioni, persone e delegazioni in occasione di piccoli eventi.
In quel periodo i punti a) e b) sembrano fra i più certi, anche se nessun accordo è ancora firmato ed ufficializzato.

Le incertezze maggiori riguardano la parte storica della zona ex MOI: tutti gli interlocutori dichiarano che il suo futuro non è chiaro.
La circoscrizione denuncia di non essere stata adeguatamente coinvolta nelle scelte, e afferma di voler evitare che siano costruite strutture commerciali della grande distribuzione (destinazione che invece sembra aleggiare come un “fantasma” in alcune dichiarazioni sommesse di altri interlocutori), mentre sarebbe favorevole al riutilizzo dell’edificio centrale come sede di un mercato comunale al dettaglio (ipotesi scartata dal Comune per problemi di agibilità).
Decaduto definitivamente il progetto di “Cittadella della salute” o “Molinette 2″, alcuni soggetti dichiarano che ci sarebbe un interessamento da parte dell’Istituto Europeo del Design (I.E.D.) a trasferirsi nell’”area internazionale”, in sinergia con attività produttive e commerciali tutte connesse al design.

Un documento del Comune di Torino (Divisione edilizia residenziale pubblica e sviluppo delle periferie) del novembre 2005 dichiara che “dopo l’evento olimpico le strutture monumentali dell’area centrale degli ex mercati generali ospiteranno attività commerciali e l’Istituto Europeo di Design, gli edifici realizzati saranno invece destinati in parte a terziario, in parte a commercio, artigianato e tempo libero, in parte a foresteria per il periodo necessario alle numerose manifestazioni internazionali già previste nel medio e lungo periodo, ed in parte ad edilizia sociale, attraverso la realizzazione di 200 alloggi con tipologie e con quote riservate ad anziani, giovani coppie, famiglie in emergenza abitativa”(5) . Nulla è dichiarato circa quote di edilizia privata, ma il comune e gli operatori immobiliari stanno rilevando un buon interesse da parte del mercato.
Il 23 dicembre 2005 il Villaggio Olimpico, composto da 39 edifici e 750 appartamenti, per un totale di 2.608 posti letto (6), è stato inaugurato e consegnato dall’Agenzia Torino 2006 (struttura creata per realizzare le opere necessarie ai Giochi Olimpici invernali) al Toroc (Comitato organizzatore dei Giochi) e alla Città di Torino, nel rispetto dei tempi prestabiliti.

Si conclude dunque, con esito positivo, la fase di realizzazione: il villaggio cittadino era una delle strutture su cui, per molto tempo, si sono proiettate diverse preoccupazioni ed incertezze, a causa di alcuni ritardi accumulati nella fase iniziale dei lavori. Si apre ora una fase altrettanto importante, di definizione concreta ed attuativa delle destinazioni d’uso e delle funzioni permanenti che l’area dovrà ospitare. Non sono rari i casi in cui un’olimpiade ha lasciato in eredità strutture inutili, costose o di difficile manutenzione. Per sapere se una città sede di un grande evento ha avuto davvero successo, serviranno valutazioni non immediate, e la vera “cartina di tornasole” sarà rappresentata dal ritorno alle condizioni di vita ordinaria.
Come si è visto, permangono ancora dubbi, e, nella ricostruzione del dibattito, si rimane colpiti dal quadro delineato da diverse funzioni urbane, che vagano per la città in cerca di collocazione, depositandosi indifferentemente in qualche luogo per periodi variabili di tempo. D’altro canto, ci troviamo oggi di fronte a scelte oggettivamente complesse, in un momento di decisiva transizione della città, dove le opzioni e le potenzialità in campo sono molteplici, e dove le traiettorie di sviluppo vengono continuamente ridefinite, a causa di cambiamenti di scenario non prevedibili.

[Francesco Gastaldi]

(1) Si veda la bibliografia contenuta nei volumi: Luigi Bobbio, Chito Guala (a cura di), Olimpiadi e grandi eventi, Carocci Editore, Roma, 2002; Anna Segre, Sergio Scamuzzi (a cura di), Aspettando le olimpiadi, Carocci Editore, Roma, 2004; Roberto Gambino, Giulio Mondini, Attilia Peano (a cura di), Le olimpiadi per il territorio, Edizioni Il Sole 24 Ore, Milano, 2005 e le ricerche promosse dal centro Omero dell’Università di Torino www.omero.unito.it, dal Politecnico di Torino, dall’IRES Piemonte, dall’Unione industriali e dal Comune di Torino.

(2)Un esempio di difficoltà circa il riutilizzo di strutture progettate per un grande evento si ha proprio a Torino dopo l’esposizione per il centenario dell’unità d’Italia, le vicende di alcuni edifici simbolo sono ricostruite in: Sergio Pace, Cristiana Chiorino e Michela Rosso, Italia 61, Umberto Allemandi & C., Torino, 2005.
(3)Città di Torino.Le politiche per la cultura dell’amministrazione. Torino, dicembre 2005
(4)Le interviste sono state svolte in occasione della Summer School 2005 della prima facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, i cui esiti sono esposti in questo volume.
(5)Città di Torino. Politiche per la casa e sviluppo delle periferie. Progetto di insediamento abitativo. Villaggi olimpici. Centro civico stampa, Torino, novembre 2005
(e)Il villaggio è dotato anche di un centro media in grado di ospitare mille giornalisti.

Una precedente versione del seguente scritto è stato pubblicato in:
Cristina Bianchetti (a cura di), Torino2. Metabolizzare le olimpiadi, Officina Edizioni, Roma, 2006