Emanuele Piccardo_L’architettura all’ombra del Re Sole
IaN+, Parcheggio Nuovo Salario
Alla fine degli anni ottanta la Francia era sede di importanti trasformazioni urbanistiche, i grand travaux, voluti fortemente da Francois Mitterand memore, forse del Barone Haussmann che sventrò il centro storico di Parigi per consentire alla città di raggiungere la modernità, attraverso la costruzione di isolati regolari, in contrapposizione con l’irregolarità del tessuto medievale, e poter così plasmare una rete infrastrutturale di boulevard e strade ferrate(metropolitana e treno).
Mitterand sull’onda del Barone intraprese una serie di radicali trasformazioni urbane, dove l’architettura è il perno centrale a partire da un esempio eclatante come il quartiere della Defense, il cui risultato, tuttavia, fu abbastanza debole e tendente più a una speculazione edilizia che alla realizzazione di architetture. Il “regime” socialista scelse di diffondere la propria politica prendendo a pretesto l’architettura come strumento di propaganda per rendere visibile alla società le trasformazioni in atto e con buona connivenza degli architetti.
Oggi, dopo vent’anni di dibattiti e riflessioni sul ruolo della politica nella costruzione del progetto politico di città, si assiste anche nel paese d’Oltralpe a una tendenza nel seguire la moda architettonica più vincente, ciò emerge dall’ultimo concorso Nouveax Album des Jeunes Architectes, indetto dall’IFA (Institut Francais d’Architecture) e aperto ai progettisti e ai paesaggisti under 35, in cui il retaggio dell’architettura moderna corbuseriana è evidente, impedendo così una autonomia linguistica com’è accaduto in Spagna, in Olanda e in Austria. D’altro canto il rovescio della medaglia è rappresentato da Jean Nouvel, il più spettacolare e fascinoso architetto francese che usa con astuzia la tecnologia per giochetti formali e illusionistici; per passare, poi, al postmoderno dall’ordine gigante di Christian de Portzamparc nella Cité de la Musique.
Per molti anni noi italiani abbiamo guardato alla Francia come un modello da copiare, certamente aver maturato più secoli di democrazia non è secondario, però oggi ci appare una realtà diversa, insomma non tutto è oro quel che luccica nella terra del Re Sole.
Si deve riconoscere alla Francia la capacità di investire grandi risorse economiche e umane nella diffusione della cultura contemporanea (architettura e arte) attraverso un sistema legislativo di supporto, che, nel caso dell’architettura, individua il controllo della qualità architettonica nei progetti degli edifici pubblici (anche in Italia dal primo governo di centro-sinistra si è promossa la legge sulla qualità dell’architettura ma non è ancora stata approvata!).
Negli ultimi anni le istituzioni francesi hanno fatto una politica di acquisizioni delle opere degli architetti italiani da Ignazio Gardella ai gruppi radicali come Superstudio attivi alla fine degli anni Sessanta (entrambi presenti nella collezione del Centre G.Pompidou). E ancora Lapo Binazzi/UFO, Archizoom associati, Vittorio Giorgini, Andrea Branzi, Franco Raggi, Gianni Pettena, Superstudio e IaN+, le cui opere sono state acquisite dal FRAC Centre di Orleans (Fond regional d’art contemporaine).
Proprio il FRAC Centre rappresenta le speranza per la diffusione della ricerca architettonica italiana grazie ad un accordo stipulato con il MAXXI, il museo delle arti del XXI secolo in costruzione a Roma dall’architetto Zaha Hadid, in occasione della mostra dedicata allo studio romano IaN+ a cui il centro dedica fino al 6 maggio 2007 la mostra dal titolo “Nouvelle écologie des systemes vivants”.
Una esposizione di 15 modelli realizzati per IaN+ da Marco Galofaro, abile manipolatore delle materie plastiche, presentati all’interno di un labirinto di pareti vetrate che costringono i visitatori a “entrare” dentro l’architettura; dalla casa che si fa paesaggio (house scape) alle portaerei ripensate come vere e proprie machine à habiter (un omaggio a Le Corbusier); fino ai recenti progetti come il Parcheggio del Nuovo Salario a Roma (una cellula esagonale in cemento armato), la cui realizzazione è prevista per il 2008 (dopo ben sette anni dalla vittoria del concorso) o ancora il progetto Sportcity realizzato per la ricerca Hypercatalunya, dove viene posta la questione sul fenomeno dello sport come fattore generatore di uno sviluppo urbano.
Durante il vernissage la direttrice del servizio architettura della DARC (Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee del MIBAC) Margherita Guccione ha ben spiegatoitermini della liasion con l’istituzione francese volta alla presentazione, negli spazi attuali del MAXXI, delle iniziative del FRAC per favorire una maggiore diffusione dell’architettura italiana all’estero.
“E’ la prima volta che un’istituzione pubblica si dedica a promuovere il nostro lavoro-afferma Luca Galofaro (che insieme a Carmelo Baglivo e Stefania Manna fa parte di IaN+)-dieci anni dopo la fondazione del nostro studio”.
Una grande occasione per il gruppo romano che ha partecipato fin dal 2002 all’esposizione Archilab, termometro dell’architettura contemporanea, ideata da Frederic Migayrou (curatore del Dipartimento Architettura e Design del Centre Pompidou) e Marie-Ange Brayer (direttrice del FRAC). Il FRAC Centre grazie anche al suo decentramento geografico, riesce ad avere una indipendenza rispetto alle altre istituzioni che si occupano di architettura e raggruppate nella Citè de l’architecture al Trocadero che verrà inaugurata il 20 marzo prossimo. Questo decentramento consente una apertura, grazie all’impostazione della Brayer, alle acquisizioni (300 opere, 500 plastici, 10000 disegni di architettura) delle architetture più sperimentali da Constant a Coop Himmelblau, da Peter Cook/archigram a Didier Faustino, da Antoine Stinco (membro di Utopie group) ai NOX.
Oggi il FRAC è in fase di ristrutturazione fino al 2009, anno in cui sarà costruita la sede nuova, opera dello studio franco-americano Jacob+MacFarlane vincitori del concorso a inviti, all’interno delle ex caserme militari (come accade a Roma per il MAXXI) con un budget di 9 milioni di euro.
Così è evidente quanto la differenza tra Francia e Italia non sia una questione culturale o almeno non solo ma soprattutto economica, nel definire strategie per il progresso della società attraverso la cultura dell’arte e dell’architettura contemporanea a cui il nostro governo dovrebbe essere più attento.