Luca Mori_Democrazia nella rete: Joi Ito & friends

Quasi tutte le settimane i quotidiani economici titolano con affermazioni ottimistiche sul trend in crescita della banda larga e dell’ e-commerce.
Attraversiamo un periodo neo-positivista alimentato dagli sviluppi dell’IT: ma cosa sta cambiando realmente nella nostra vita? L’esistenza di un uomo è fatta di tempo, o meglio di relazioni e processi nel tempo.
Come diceva Borges il nostro rapporto con la realtà è mediato dalla cultura, e quindi anche dalla memoria collettiva, dalla Storia, dai miti,dalla biologia e dall’istinto.
L’accelerazione tecnologica ha cambiato il nostro modo di percepire il tempo e lo spazio; nella rete le distanze fisiche si sono azzerate, differenti culture si trovano a diretto confronto con evidenti conseguenze sul mercato globale.
Questa nuova realtà ha i suoi apologeti ed i suoi detrattori. La domanda di fondo è: la comunicazione totale coincide con la libertà di espressione delle minoranze od è uno straordinario campo di azione per il controllo di pochi?

Joi Ito sicuramente fa parte degli ottimisti.
La sua è una formazione fuori dagli schemi: genio ribelle al sapere istituzionalizzato da subito si è interessato ai networks ed alla Computer Science. Negli anni ‘90 è tra i primi a realizzare un server web nella toilette della propria abitazione. Sono noti i suoi studi antropologici sul fenomeno della cultura dei cellulari.
Sempre insoddisfatto dalle università cambia diversi corsi di studio e viaggia molto prima negli USA e poi in Giappone, prediligendo l’esperienza sul campo alla teoria.
Passa attraverso diverse esperienze tra cui quella di dj nei clubs di Chicago e successivamente di Tokio. Lavora nella TV, si cimenta in progetti imprenditoriali legati alle nuove tecnologie e, nei ritagli di tempo, scrive. Pioniere dei blog crea Six Apart (dedicato alla business community) ed il suo Moblog tramite il quale svolge attività di supporto etico e civile in cause che riguardano il diritto al sapere nelle webcommunities. Nel 2000 ha creato Neoteny, società di venture capital quotata per 20 milioni di dollari. E’ stato uno dei fondatori di Creative Commons, l’organizzazione creata da Lawrence Lessig (Docente alla Stanford School of Law):si tratta di una community che dibatte il tema del copyright nei termini di battaglia civile contro corporations come Time Warner o Disney.
Si definisce un “commonista”, cioè un capitalista che sui propri blog e nelle conferenze in giro per il mondo cerca di preservare la democrazia di internet con attività no-profit.
Egli vede nella rete l’unica forma di contatto con la realtà per i popoli oppressi; la principale minaccia non sarebbe il terrorismo ma il controllo.
Propone una forma di “copyright intermedio” che permetta un utilizzo parziale gratuito dei contenuti di internet.
E’ favorevole all’open source come forma di garanzia e protezione dalle multinazionali.

Si tratta insomma di un personaggio al di fuori di qualsiasi clichè ereditato dalla Rivoluzione Industriale, che ha fiducia nella tecnologia come mezzo di libertà e che bene si inserisce in quel passaggio dal mondo taylorista-fordista a quello astratto e relativista dei “lavoratori della mente” ben individuato nei lavori del filosofo catalano Manuel Castells. Questi fu tra i primi a focalizzare il
delinearsi di una lotta per l’identità tra la soggettività dell’individuo e l’omologazione dettata da quello che definisce il “capitalismo informazionale” della rete.

Esiste infatti specialmente in America una linea di pensiero negativo riguardo al futuro del web che si rende però parte attiva nel fronteggiare un nemico politicamente e finanziariamente infinitamente più potente.
Un esponente di spicco è ad esempio B.J.Fogg, psicologo sperimentale e direttore del Persuasive Technology Lab presso l’Università di Stanford. Fondatore della “captologia“, ovvero la teoria della persuasione tramite i media, nei suoi studi cerca di mettere a fuoco come le tecnologie digitali (computers, siti web, videogiochi) siano mezzi per scardinare le coscienze dei singoli guidandoli nelle scelte con la costruzione strumentale di una visione del reale distorta, deleteria specie per i bambini e gli adolescenti..

Egli si dichiara preoccupato per la situazione politica mondiale ed afferma la necessità di lavorare da subito per indirizzare l’uso dei computer e di internet a favore dell’armonia e della pace tra i popoli.
Ci sarebbe quindi la necessità di “difendersi” ed “educarsi” alla tecnologia, da cui si dovrebbero mantenere le debite distanze. A questo tema ha dedicato diversi libri ed il progetto di un sistema Internet che favorisce la creazione di rapporti di amicizia tra i giovani di ogni parte del mondo (http://ptl.stanford.edu/peace/)

Anche Lawrence Lessig di Creative Commons fornisce una visione apocalittica in cui però l’innovazione tecnologica, potenzialmente democratica attraverso un meccanismo di “open source”, verrebbe sistematicamente boicottata dall’ingegneria giuridica. Negli USA ad esempio la Disney sta facendo molti sforzi per prorogare di altri venti anni diritti di autore in scadenza su 10000 libri scritti negli anni ‘30 a favore delle royalties su Topolino, così come Microsoft si sta attrezzando legalmente per una serrata guerra dei brevetti contro Linux. Accanto a Lessig figurano sviluppatori Linux come Eric Eldred ed organizzazioni come la Free Software Foundation od il Progetto Gutemberg.

E’ curioso notare come queste scuole di pensiero abbiano dato origine a “comunità virtuali” a seguito dei rispettivi guru.
Come osservava Pierre Lévy già molti anni fa, l’elemento rivoluzionario di internet rispetto ai media che sono comparsi in precedenza è proprio la dimensione di partecipazione collettiva ad un paesaggio virtuale.

Sempre Lévy ha coniato il concetto di “intelligenza collettiva”, raccolto poi da Derrick de Kerchove e trasformato in “intelligenza connettiva” facendo riferimento ad un sistema aperto.Non si tratta infatti di un sapere chiuso all’interno di una collettività ma di una relazione da persona a persona in un continuum senza soluzione.Internet doterebbe il singolo individuo di una facoltà cognitiva inconscia, una sorta di intuito dalle ampie possibilità.
Effettivamente oggi i forum e le comunità di scambio come e-bay od i social networks sono l’aspetto più interessante del web perché in grado di accrescere e migliorare la socializzazione tra gli individui al di là di ogni barriera sociale o fisica. In sostanza questi teorici alla fine degli anni ‘90 sostenevano la validità di internet come strumento di emancipazione e crescita del singolo.
La rete viene considerata una via per concepire idee e praticarle su più livelli di competenza, in termini di progetto comune.

De Kerckove trovava tutto questo democratico perché in grado di fornire ad ognuno, indipendentemente dalla propria soggettività differente, un ruolo di problem solving specifico: ogni questione, sia relativa alla sfera pubblica che a quella privata può essere affrontata e risolta in tempo reale da tutti gli enti coinvolti.
In ciò si vede un superamento degli schemi di ruolo della società precedente ad internet.
Oggi vediamo che se da un lato effettivamente la tecnologia ci offre straordinari strumenti di partecipazione, ha luogo una sotterranea lotta tra l’individuo (ed in primis la sua sfera privata) ed un’oligarchia tecnocratica che vede tra le proprie fila le multinazionali e gli organi di controllo politico.
Sappiamo che “Echelon” è un centro di sorveglianza che di fatto immagazzina i dati relativi ai testi presenti in tutti i forum ed in tutte le e-mails.
Ogni giorno software maligno di vario tipo tenta di infiltrarsi nei nostri computers per impadronirsi dei nostri dati personali e dei nostri percorsi di navigazione.
Non si tratta di una lotta ad una sola voce: basti pensare al fenomano dell’open source ed alle trasformazioni in atto delle modalità della fruizione di musica e video cui le majors discografiche difficilmente riescono a fare fronte.
Di certo è possibile affermare che è in atto una straordinaria trasformazione (prevista già molti anni fa da Nicholas Negroponte nel suo “Essere Digitali”) in cui la lotta dell’individuo per la libertà si sposta su di un piano decisamente virtuale ma si pone in continuità con la Storia.

[Luca Mori]

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