Intervista a Patricio Pouchulu

Pouchulu

Emanuele Piccardo intervista, per email, l’architetto argentino Patricio Pouchulu, visionario e utopico.

EP: Qual è la tua idea di architettura?

What’s your idea of architecture?

Patricio Pouchulu: Questa è una domanda interessante. È come chiedere “Cos’è la realtà?” al giorno d’oggi. L’architettura è: uno spazio buono, uno spazio speciale in cui ti senti a tuo agio, una forma rarefatta che ti protegge, territori particolari in cui puoi sperimentare la tua esistenza in modo incisivo; può trattarsi di una sola stanza con una sola finestra che dà su un paesaggio, una strada rumorosa, in cui puoi incontrare belle facce, un ponte che ti porta sempre più vicino al cielo, un palazzo che ispira la nostra anima, un teatro, un treno rapido e comodo, una scuola, una nave, un quartiere residenziale dell’inizio del XX secolo in alcune metropoli, una forma isolata su una spiaggia (una pietra, un rifugio) tutto questo può essere architettura.

That is an interesting question. It is like asking “What is reality?” these days. Architecture is: a good, special space where you can feel comfortable, a rare form that protects you, some particular territory where you can experience your own existence in a stronger way; it might be a single room with a unique window pointing the landscape, a noisy street where you see lots of beautiful faces, a bridge that always brings you closer to the sky, a building that inspires our soul, an opera house, a fast and soft train, a school, a ship, an early 20th-century housing block in some Metropolis, a lost form in the beach (a stone, a refuge) all that could be architecture.

Architettura sono quegli spazi indimenticabili, amichevoli che ci aiutano a capire, a sopravvivere e a migliorare questo mondo. Tutto il resto è irrilevante.

Architecture is any unforgettable, friendly space that helps us to understand, to survive and to improve this world. Everything else is irrelevant.

EP: Cos’è l’utopia nell’architettura?

What’s the utopia in architecture?

PP:Dal mio punto di vista, Utopia è ciò che rende l’architettura (e la vita ) interessante e possibile. Ciò è particolarmente vero in architettura, dove dobbiamo sempre partire da una singola idea, dalla nostra stessa immaginazione. Più precisamente, si tratta dell’attitudine di far fronte alla realtà del presente con una realtà possibile, con lo scopo di anticipare ed evolvere verso un mondo migliore. Ma ci sono diverse utopie, Rousseau non era solo romantico, egli immaginò una utopia pura basata sulla natura e sulla civiltà e sulla comprensione delle relazioni con gli individui. Gli spazi suburbani di Wright sono basati sulla sua straordinaria utopia, di cui scrisse e sulla quale ha basato alcuni dei suoi progetti. Sant’Elia o Erich Mendelshon avevano visioni differenti, i loro disegni mi affascinano. Altri, come ad esmpio Frédérick Kiesler rifiutava letteralmente la materialità stessa dell’architettura. Buckminster Fuller aveva delle visioni ed un procedimento progettuale flessibile e logico, da cui scaturirono forme affascinanti. Recentemente Peter Cook a gli Archigram hanno fatto un grosso passo avanti: hanno pensato e progettato da un punto di vista differente, partendo dalla “pura” analisi della realtà, della funzione, del movimento. Alcuni dei loro progetti sono utopie; Peter mira soprattutto a fare in modo che i giovani architetti arrivino a pensare in termini di immagine e di disegno, io concordo abbastanza. Tutte queste architetture puntano verso differenti direzioni, si avverte uno spirito nuovo, uno spazio più fresco, come quando ci si sveglia al mattino. Se osservate alcuni dei miei progetti, come per esempio l’Hotel Blau, la Casa Rugosideo, io immagino che possiate avvertire quella sensazione, proveniente da forme aperte alla realtà e alla luce.

Pouchulu

To my view, Utopia is what makes Architecture (and life) interesting and possible. This is particularly true in Architecture, where we always must start from a single idea, from our own imagination. More precisely, it is an attitude of facing our present reality with a possible reality in order to anticipate or to evolve into a better world. But there are different Utopias, Rousseau was not only Romantic, he imagined a pure Utopia about Nature and Civilisation and how to understand our relation with it. Wright’s suburban spaces are based on his extraordinary Utopias, he wrote about it and he managed to build some. Sant’ Elia or Erich Mendelshon had visions of a different kind, his drawings fascinate me. Others, like Frédérick Kiesler literally rejected the same materiality of architecture. Buckminster Fuller had visions and a flexible logical design process and he built some fascinating forms. Recently Peter Cook and Archigram did a huge step: they thought and designed from a different point of view, from a “pure” analysis of reality, function and movement. Some of their projects are Utopias; Peter is more concerned about making young architects to think in terms of rather than just imagine and draw, I quite like that. All these architectures point into a different direction, you can feel a new spirit, a fresh space, like the feeling you have at morning, while waking up. If you see some of my projects, like Blau Hotel or Rugosideo House, I guess you might feel that sensation of a form that is opening to reality and light.

Noi architetti dovremmo creare nuove forme, nuove idee e spazi divertenti. In genere si tratta di mancanza di spirito. Io cerco di urlare più che posso “Hey là fuori! Immaginiamo qualcosa di positivo e che sia di ispirazione, per favore!

We, architects should create new forms, new ideas and smart spaces. In general, there is a lack of spirit. I am trying to shout, as much as I can: “Hey, our there! Let’s imagine something inspiring and positive, please!

Il Parco di Yosemite è un’utopia naturale: Le fermate degli autobus a Londra sono qualche modo un’utopia artificiale, sono perfetti in tal senso. Le Utopie sono nascoste ovunque. Noi dobbiamo scovarle, questa è la parte più difficile, dobbiamo riuscire a leggere la realtà dietro la realtà. Il mondo è complesso, non dobbiamo esitare e cercare di cambiarlo. Molto di quello che vediamo realizzato oggi, non era stato originariamente pensato per innescare una rivoluzione, mentre io credo che ne abbiamo bisogno, una passiva, semplice e fluida visione di un ambiente migliore. Le utopie hanno senso se cerchiamo di renderle reali.

Yosemite Park is a natural Utopia. The London bus-stops systems are somehow an artificial one, they are perfect. Utopias are hidden everywhere. We have to discover them: this is the difficult part, to be able to read reality beyond reality. The world is complex and we do not have to be shy trying to change it. Today, most of what we see already done, it was not really thought for making a revolution, and I believe we need one, a passive, simple, fluid vision of a better environment. Utopias have a sense if we try to make them real.

EP: Relazione fra architettura e società contemporanea. Come l’architettura influenza la società?

The relationship between architecture and contemporary society. How the architecture influence the society?

PP: Ho appena letto un libro affascinante “Guardando indietro” di Edward Bellamy. Il libro, scritto nel 1887, tratta di un tipo che dorme… per 113 anni a si risveglia nel 2000. Divertente. Paragonando la sua ottocentesca visione delle cose con quella del XXI secolo, devo ammettere che siamo molto vicini al suo tempo. Modifichiamo il nostro sapere molto più velocemente di come cambiamo i nostri edifici. E non mi riferisco alla tecnologia, neanche all’organizzazione sociale ed economica… mi riferisco ai sogni. Dobbiamo riscoprire il significato del sognare ad occhi aperti, e l’architettura svolge perfettamente per prima questa funzione.

I just read a fascinating book titled “Looking backward” by Edward Bellamy. The book, written in 1887, is about a guy that sleeps… for 113 years and wakes up in 2000. Amazing. By comparing the 19th Century sate-of-the-things with his visions of 21st Century, I have to admit we are much closer his times! We are changing our knowledge much more than our buildings. It is not about technology, it is not even about social or economical organisation… it is about dreams. We have to recover the sense of dreaming awake, and architecture fits perfectly in that function.

La televisione e internet ci sono arrivati per prima, solo che in questo caso non si origina uno spazio vero e proprio. L’architettura, invece, non è virtuale. Anche se sembra che tendiamo sempre più a vivere in uno schermo e la realtà non è altro se non ciò che potrà essere proiettato su quello schermo. L’architettura deve attuare un’enorme rivoluzione per cambiare questo stato di cose, alla fine io sono ottimista. Se date uno sguardo alla nostra proposta per il Grande Museo Egizio, potrete capire cosa intendo.

Television and Internet did that first, but they cannot provide a real, actual space. Architecture is not virtual. However, we tend to “live” within a screen, and reality seems to be just what will be later shown in that screen. Architecture has to make a huge revolution to change it, and at the end I am optimistic. If you see our proposal for the Grand Egyptian Museum you can see what I mean.

Una volta dimostrato che uno spazio architettonico può rivelarsi molto più interessante di qualunque sanguinolento film nordamericano, allora la gente inizierà a visitare i nostri edifici, a vivere nelle forme che progettiamo, a desiderare i nostri spazi. Solo allora avremo raggiunto l’Utopia.

Once we demonstrate that an architectural space can be by far more interesting than any bloody North-American movie, then people will start to visit our buildings, to live in our forms, to desire our spaces. Only then we will reach our Utopia.

[Patricio Pouchulu]

traduzione di Marzia Petracca

Pouchulu website: http://www.pouchulu.com