Emanuele Piccardo_La vergogna dell’Accademia
Da poco è stato nominato il gruppo vincitore del concorso per il Premio 2003 che l’Accademia Nazionale di San Luca dedica all’architettura italiana, o meglio alla giovane architettura.
Nel belpaese si è giovani anche a cinquant’anni, in quanto fino a quell’età non si riesce a costruire nulla a differenza di austriaci, olandesi, francesi e spagnoli che hanno più possibilità di realizzare architetture diginitose di noi architetti italiani eredi del Rinascimento ma quando mai ritornerà il Rinascimento contemporaneo della nostra architettura? Alla luce dell’esito del Premio indetto dall’Accademia siamo ancora lontani, purtroppo! Flavio Bruna e Paolo Mellano sono i vincitori con un vergognoso esempio di non architettura o se meglio volete di architettura alla Gabetti & Isola, scusate l’ironia ma è l’unica arma in mio possesso. Occorre molta ironia per condividere e accettare il comportamento di una giuria, quella accademica, formata da quel Aimaro Isola, i cui discepoli stranamente hanno vinto, e dal Preside della Facoltà di Architettura di Roma Tre, Francesco Cellini che insieme a Danilo Guerri, anch’egli accademico, non hanno impedito all’Isola pensiero di affermare con forza la volontà di premiare i pupilli Bruna e Mellano. Bisogna fare un passo indietro per capire le modalità con cui si è passati dai venti iniziali ai tre selezionati per la partita finale: Bruna e Mellano con l’ampliamento dell’Ostello del Parco delle Alpi Marittime di Entracque, APsT Architettura con il Ponte della Scienza a Roma e Vincenzo Latina con la corte ai Bottari di Siracusa. Nella selezione finale indubbiamente meritavano di entrare anche altri progetti e ne cito due in particolare, il progetto per Ferretti International di DAP studio e il Complesso per uffici di Collegno di BFJ invece la giuria ha preferito tra gli altri il progetto del duo Bruna- Mellano, che non era da considerare sullo stesso livello qualitativo dei progetti di APsT e di Latina.
Ogni qualvolta sento parlare di giovane architettura italiana e di premi ad essa dedicati mi vengono i brividi, a partire dalla Medaglia d’Oro della Triennale retaggio di quel periodo fascista che forse occorrerebbe dimenticare, anzichè enfatizzare.
I premi all’architettura in Italia sono inutili e quello dell’Accademia più degli altri, per il modo in cui è stato attribuito assecondando i voleri di uno snob architetto piemontese potente che ha dimenticato come si costruiscono delle buone architetture dopo l’esempio olivettiano dell’unità residenziale ovest, soprannominata dagli eporediesi “talponia”.
Questa malattia delle premiazioni agli architetti, alle committenze pubbliche e private non aiuta gli architetti a costruire di più serve solo per distribuire medaglie, patacche, a volte soldi ma con i premi purtroppo non si trovano i committenti. Molti sono gli architetti pluripremiati che non ricevono benefici da queste situazioni che ai più possono sembrare un vantaggio.
Quanti sono gli investitori privati disposti ad affidare all’architetto emergente un importante progetto? molto pochi e questo dovrebbe farci riflettere. Così come avviene nei concorsi internazionali di architettura in Italia, appannaggio di studi stranieri, dove solo pochi italiani riescono a vincere. L’unico italiano che vi è riuscito è Paolo Desideri con la Stazione TAV della Tiburtina a Roma.
In Francia nell’età d’oro dei concorsi, gli architetti di casa vincevano le gare più importanti, forse uno spirito di corporazione di coloro, italiani(architetti, amministratori, politici),che sono chiamati a giudicare i progetti sarebbe auspicabile per il bene della nostra architettura.
Smettiamola di costruire ad arte dei falsi premi, costruiamo occasioni progettuali che contribuiscano a evolvere la nostra architettura e che l’Italia dell’architettura non appaia dall’esterno come un buco nero, nonostante DARC, Triennale di Milano e Biennale di Venezia il cui indubbio impegno politico e culturale non è messo in discussione ma occorre fare di più, per consentire al Paese uno sviluppo possibile e il raggiungimento di un livello architettonico contemporaneo equiparato al resto d’Europa. Il problema non deve essere solo di una categoria professionale, gli architetti, ma deve coinvolgere la società perchè l’architettura condiziona fortemente la vita sociale del quotidiano.
La vergognosa Accademia non fa onore,con una scelta così poco coraggiosa, ai suoi illustri accademici attuali e passati tra cui ricordiamo: Carlo Aymonino, Giancarlo De Carlo, Alessandro Anselmi, Guido Canella, Renzo Piano, Gae Aulenti, Lucio Passarelli, Enea Manfredini, Luigi Caccia Dominioni,Vittorio Gregotti ed Eduardo Vittoria tra i viventi . Ignazio Gardella, Arnaldo Foschini, Mario Ridolfi, Vittorio De Feo, Ludovico Quaroni, Giovanni Muzio, Gino Valle, Gustavo Giovannoni tra quelli scomparsi.
E’ inutile, quindi, promulgare leggi sulla qualità dell’architettura se esistono esempi siffatti come il progetto di Entracque, allora tutti gli sforzi resteranno vani.