1.Oltre le strutture
Nell’interpretazione fenomenologica, secondo Bachelard, è accessibile un piano meditativo grazie al quale disvelare focolari di vita al di sopra di ogni preoccupazione descrittiva1 . Il rapporto tra suono e luogo, oggetto di una vasta letteratura che affronta, in prospettive diverse, un tema dagli orizzonti sconfinati, sembra chiedere di collocarsi su questo piano. Per addentrarsi nelle implicazioni di una relazione così complessa e feconda, assumiamo a guida l’opera e la riflessione di Giacinto Scelsi, sorgente che si situa in un’area di pensiero non categorizzabile, esterna ad ogni perimetro, ricca di contenuti ontologici e irruzioni di matrice mistico-religiosa ed esoterica2 . La direzione è interrogare le reciprocità generative tra suono e luogo: comprendere il valore del suono come entità creatrice di luogo, del luogo come manifestazione sonora. Nei riferimenti scelsiani troviamo una visione rivelatrice, che può essere ricomposta in una sorta di parafrasi:
“Il suono è rotondo, è sferico. Nell’ascoltarlo, sembra che possieda soltanto due dimensioni: altezza e durata. La terza, la profondità, sappiamo che esiste, ma ci sfugge. Il suono ha un centro, che è il cuore del suono. Compito dell’artista è raggiungere il centro del suono”3.
Seguiamo questo enunciato, dunque, per avviare una prima decifrazione del rapporto su cui stiamo indagando.
2.Rotondità
Il suono è rotondo come il luogo, in quanto manifestazione della vita. La vita è rotonda: ogni singola esistenza appare rotonda, ci ricorda Jaspers, e le sue espressioni riverberano in una percezione di rotondità del mondo. Il suono è il grido rotondo dell’essere, “che arrotonda a cupola il cielo”4. Il luogo è tonda cavità, come lo è l’uomo, che, nella visione di Bachelard, è interiormente un insieme di gusci: il mondo è rotondo intorno all’essere rotondo, che propaga la sua rotondità. Così il suono come manifestazione vivente si espande sfericamente dal centro verso l’esterno e verso l’interiorità profonda5. Rotonda è la “coppa” della vita, secondo la simbologia di Durand, in cui le sostanze si confondono “nella voluttà segreta dell’intimità”6; rotonda la “brocca” che in Heidegger è simbolo dell’abitare, raduno e dimora dell’uomo nella cosa. La circolarità non ha né inizio né fine, comincia e termina dappertutto nell’esprimere la mutua compenetrazione di suono e luogo. Il cerchio, ricurvo in se stesso, è per Norberg-Schulz la figura più sincera, più forte e più concorde. La musica della goccia sull’acqua tranquilla segue la forma di un “libero dilagare concentrico” nel dare vita allo spazio attorno7.
3. Verso il centro
Esplorando il suono nella ripetizione di una nota sola compaiono “contrappunti […] sfasamenti di timbri diversi, armonici che producono effetti del tutto diversi fra loro che non solo provengono dal suono, ma che giungono al centro del suono”8. Secondo Guenon, senza centro nulla può avere un’esistenza effettiva. Il sistema del centro è il luogo originario, che nell’orizzontalità indifferenziata del mondo rivela un punto fisso in cui si manifesta l’irruzione del sacro9. Il centro è una parte organizzata di spazio che si definisce inseparabilmente da una totalità, è un assetto di punti distinti che, in ragione della sua organizzazione interna e della sua relazione con il contesto, forma una zona localizzata dotata di un ruolo focale10. Il centro del suono cercato nelle oscillazioni microtonali di una singola nota, è luogo che aduna – in una totalità – il mondo interiore con quello esterno e interpella un piano ontologico divino di cui il musicista è intermediario 11. Il centro, come afferma Ghitti, è il focolaio sacro al di sopra del quale sgorga la parola, il suono. La configurazione complessiva dei centri annidati, ciascuno con le proprie intensità relative, costituisce un tutto che esiste dovunque nel mondo e genera la vita12. La vita si annida in un centro, un vuoto, un campo di forze da cui l’energia si irradia e da cui il luogo è generato: il centro di un universo si riconosce nella forma naturale del nido13.
4. Profondità e inabissamento
L’essere nel centro, seguendo la “poetica dello spazio” di Bachelard, si nasconde, si cela, amando ritirarsi nel proprio angolo. E nel celarsi come nel mostrarsi il suono intrattiene con l’abitare un dialogo continuo14. Sepolto nelle profondità interiori dell’uomo come immagine microcosmica dell’universo, conduce là dove si cela il tempio dell’intimità nascosta, che è base generativa della nostra città immaginaria come dell’ontogenesi dei territori15. Il centro del suono è Hestia, il focolare domestico16, ma ciò che è “domestico” è anche “nascosto”: al nido come centro di tranquillità, di stabile appaesamento, si sovrappone inevitabilmente l’idea perturbante di centro come profondità da sondare verticalmente verso l’originaria abissalità che, vivendo in essa, si contrappone all’organizzazione cosmica. Il propagarsi sferico conduce al punto in cui diventa inevitabile lasciarsi trasportare laddove il suono di per sé stesso suggerisce di andare17. Nella dimensione della profondità, l’anima “trascina l’anelito spirituale verso il basso (…) al centro della terra, negli abissi” dove si dissolve ogni certezza18. L’anima del luogo si dispiega nella sua interezza nella verticalità, rivelando l’essenza profonda e primordiale dell’abissale discendendo verso una sorgente numinosa19. Il centro del suono/luogo diventa ciò in cui si rischia di cadere, e la sua vera percezione è nella vertigine. Parlando di Scelsi, Carol Robinson ricorda: “sentivo che mi stava attirando in un luogo in cui ero in grado di andare. Ma avevo paura di perdere me stessa perché mi connettevo con qualcosa di molto forte (…). Sapevo dove voleva che andassi ma temevo che non avrei saputo più tornare indietro”20.
5.Suono e Luogo: una reciprocità generativa
Il suono contiene l’intero universo e riempie il luogo in cui ci troviamo. Ci accerchia, dice Scelsi, possiamo nuotarci dentro. Il suono come la parola ha un rapporto originario e irriducibile con il luogo e la loro relazione è una condizione di mutua compenetrazione21. Il suono stesso è generazione di luogo, come manifestazione ed esplorazione della vita interiore delle risonanze22, delle consonanze tra interno ed esterno che intrecciano nell’uomo il microcosmo con il macrocosmo23. Per Cage la musica è in primo luogo nel mondo che ci circonda, dovunque ci troviamo. Il suono è un flusso di informazioni sullo spazio in cui prende forma, ci dice sempre qualcosa “sul luogo, i suoi abitanti, le loro attività”24. E’ un “oggetto territoriale che condensa un certo tempo e un certo luogo” istituendo un legame identitario con lo spazio entro cui si manifesta, colonizzandolo25. Il suono, secondo Sbordoni, diventa “consustanziazione dinamica” con l’ambiente in cui risuona. Intrattiene originariamente una relazione sacrale con le invisibili, ma determinanti, linee ancestrali del territorio. Le geografie totemiche latenti sono generate dai canti degli antenati: “gli uomini del tempo antico percorsero tutto il mondo cantando; (…) in ogni punto delle loro piste lasciarono una scia di musica”26. Scelsi pensava, in modo forse analogo, che la musica si potesse suonare una sola volta poiché il luogo l’avrebbe portata con sé all’infinito e trasmessa agli altri27. Il suono, tra interno ed esterno, racchiude ad un tempo la causa generativa e l’effetto manifesto della creazione del luogo, è la geografia stessa della vita, nell’agire e nel disporsi degli uomini nel loro mondo: “il suono dello shakuhachi è assai simile al suono della musica composta dal vento. Si dice che in alcune parti dell’Asia sudorientale le popolazioni indigene dispongano flauti dietro le loro case durante un monsone in modo da poter ascoltare il vento cantare attraverso i loro strumenti”28.
10.10.2022
1. G. Bachelard, La poetica dello spazio, Bari, Dedalo, 2006
3. G. Scelsi, Les anges sont ailleurs…, Arles, Actes Sud, 2006
4. G. Bachelard, cit., p. 274
5. P.A. Castanet, N. Cisternino (a cura), Giacinto Scelsi. Viaggio al centro del suono, La Spezia, Luna Editore, 2001
6. M. Barioglio, Poetica dello spazio educativo. La radura immaginale per abitare la terra, Milano, Mimesis, 2018, p. 24
7. B. Passamani, in AA. VV., Romolo Romani, Milano, Mazzotta, 1982, p.32
8. G. Scelsi, in P.A. Castanet, N. Cisternino, cit., p.24
9. M. Eliade, Il sacro e il profano, Torino, Bollati Boringhieri, 2006
10. C. Alexander, The Nature of Order. An Essay on the Art of Building and the Nature of the Universe, Book One, Berkeley, The Center for Environmental Structure, 2004
11. A. Sbordoni, in AA. VV., Giacinto Scelsi e la Musica Esoterica, https://www.youtube.com/watch?v=Zk_GcLURavA&t=8435s
12. C. Alexander, cit.
13. R. Arnheim, Il potere del centro, Milano, Abscondita, 2016
14. R. Favaro, Spazio sonoro. Musica e architettura tra analogie, riflessi, complicità, Venezia, Marsilio, 2010
15. M. Texier, in P.A. Castanet, N. Cisternino, cit.
16. R. Cresti, in P.A. Castanet, N. Cisternino, cit.
17. A. Brizzi, in S. D’Ayala Valva, Il primo moto dell’immobile, Les Films de la Butte, IT-FR, 2018
18. J. Hillmann in M. Barioglio, cit., p.58
19. J.M. Ghitti in L. Giacomini, Cosmo e abisso. Pensiero mitico e filosofia del luogo, Milano, Guerini, 2008
20. C. Robinson in S. D’Ayala Valva, cit.
21. L. Giacomini, Cosmo e abisso. Pensiero mitico e filosofia del luogo, Milano, Guerini, 2008
22. A. Brizzi, Le sorgenti inudibili del suono. La musica spettrale di Horatio Radulescu, Doremidolare, 2022
23. A. Sbordoni, cit.
24. L. Rocca, I suoni dei luoghi. Percorsi di geografie degli ascolti, Roma, Carocci, 2019, p.12
25. M. Bertoncin, in L. Rocca, cit,. p.13
26. B. Chatwin, Le vie dei canti, Milano, Adelphi, 2020
27. L. Rocca, cit.
28. T. Makiguchi, “A geography of human life”, San Francisco, Caddo Gap Press, 2002
Fotografie di Daniele Virgilio