Emanuele Piccardo_La città dalla primavera perenne
Sono passati diciassette anni quando nel 1991 Medellin assisteva, impotente, ai trecentottantuno omicidi ogni cento abitanti, nel 2006 lo stesso rapporto si è fermato a quota ventinove; non male per la città sede del “cartello di Medellin”, la galassia di narcotrafficanti che ne hanno alimentato la fama negativa. Sergio Fajardo sindaco giovane, indipendente, laureato in matematica vince nel 2003 le elezioni e in soli quattro anni attua il programma del buon governo, ossia ciò che ogni amministratore dovrebbe fare per la propria città.
Ambrogio Lorenzetti affresca nel 1337, nel Palazzo Pubblico di Siena, l’Allegoria del Buono e Cattivo Governo, dove il Governo viene rappresentato da un vecchio saggio vestito dei colori della città (bianco e nero) e dalla Giustizia; in un altra parete viene raffigurato come esempio negativo il Cattivo Governo rappresentato dalla tirannia. Questo parallelo è strumentale per comprendere l’importanza, già nel medioevo, di comunicare attraverso le immagini (l’affresco nella Sala per le riunioni pubbliche) l’operato del governo delle città, non diverso da ciò che è accaduto all’Ospedale degli Innocenti al convegno organizzato dall’Osservatorio sull’Architettura della Fondazione Targetti di Firenze, dal titolo “La dimensione politica dell’architettura”. In questa occasione il sindaco di Medellin ha raccontato la rinascita sociale, urbana e culturale attraverso il progetto di architettura, mediato dalla proiezione delle immagini iconiche dei progetti e dei processi attuati.
Sottolineando ancora una volta l’incapacità della politica italiana di progettare il presente e immaginare il futuro urbano delle nostre città ricche (troppo) di storia e benessere, caratteristica che impedisce una visione oggettiva delle problematiche della polis. Le parole usate da Fajardo hanno dimostrato quanto sia presente il progetto politico per Medellin, concentrando le risorse umane ed economiche in due ambiti: la riduzione della violenza (sicurezza), il raggiungimento di un equilibrio sociale. La violenza, causata dallo squilibrio tra le classi sociali, viene contrastata con il rafforzamento della polizia nella tradizione di uno Stato fortemente militarizzato alleato degli USA e baluardo contro gli stati confinanti di ideologia comunista. L’aspetto più interessante e se vogliamo innovativo del programma elettorale è l’educazione scolastica insieme alla creazione di un forte senso civico negli abitanti con l’intenzione di fornire nuove opportunità ai cittadini, soprattutto i più disagiati.
Inizia nel 1999 l’avventura politica di Sergio Fajardo, il cui approccio scientifico lo aiuta a guardare ai problemi da un punto di vista differente, logico. Insieme a un gruppo di cinquanta persone Fajardo fonda un movimento civico indipendente (Compromiso Ciudadano che significa accordo di tutti i cittadini), con l’obiettivo di “trasformare la società attraverso la politica” scende in strada a spiegare il suo progetto ai cittadini, usa il manifesto in modo creativo (non come avviene in Italia dove i leader politici vengono raffigurati su scenari urbani o paesaggisti rassicuranti, come è accaduto con Veltroni e il paesaggio umbro; e ancora nel comizio al Corviale di Berlusconi in cui l’immagine del Corviale stesso viene riprodotta in un cartellone creando un’icona nella realtà) per convincere gli elettori a votare.
Dalla sua abilità di comunicatore sembrerebbe che ci sia riuscito, anche se alcune ombre rimangono come il rapporto con il narco-traffico, con l’amministrazione americana, in quanto le somme investite per il rilancio di Medellin si aggirano attorno ai 322 miliardi di dollari; somme che oggettivamente non possono essere ricavate solo dal pagamento delle tasse. Infatti un articolo apparso su Diario nel settembre 2003 a firma Gabriella Saba, evidenzia il ruolo della legge “Ley de Justicia y paz approvata da Uribe (il presidente della Colombia) nel luglio 2005”. Proprio a partire da questa legge “Don Berna, alias Diego Fernando Murillo, capo del micidiale Bloque Cacique Nutibara, uno dei più potenti bloques della Autodefensa Unida de Colombia (Auc), le forze paramilitari (che stanno disarmando: finora 11 mila su 17 mila) […] è uno degli interlocutori del governo di Alvaro Uribe nel processo di pace”; è stato arrestato soprattutto per le forti pressioni americane.
Queste affermazioni ci aiutano a comprendere meglio la complessità di una realtà sociale e culturale su cui, per ovvie ragioni, il sindaco Fajardo ha soprasseduto, anche se gli è dovuto il riconoscimento di aver trasformato la città inseguendo un sogno di una vita migliore. Il cambiamento si è verificato attraverso una precisa volontà politica di investire le risorse per recuperare gli spazi pubblici come la piazza, rappresentazione del potere dei narcos, restituendola alla città. E ancora la costruzione di nuove scuole e la riqualificazione di quelle esistenti, insieme ai cinque parchi-biblioteca “creati per stare insieme”. Nel 2004 c’erano aule per 8000 studenti mentre nel 2007 le aule accolgono 33000 studenti, ciò dimostra l’investimento nella scuola attuato dal sindaco, in cui la qualità architettonica degli spazi gioca un ruolo fondamentale nel recupero umano e sociale delle zone degradate della città. Gli architetti che hanno contribuito al successo del pensiero politico di Fajardo non fanno parte del sistema e sono stati selezionati per meriti conseguiti sul campo.
L’architettura è stata il motore che ha generato il cambiamento, così come accaduto in Italia con il progetto olivettiano di comunità, realizzato dal 1946 al 1960 (quando morì Adriano Olivetti) e di cui spesso non si ricorda nessuno, anche oggi che si celebrano i cento anni dalla nascita delle Officine Olivetti (1908). Il “principe” Adriano ha basato tutta la sua vita sulla condivisione e il consenso usando l’architettura per una migliore vita dei suoi operai e degli abitanti di Ivrea; asili, scuole, abitazioni, fabbriche sono stati concepiti come un insieme organico di spazi in cui si percepisce un preciso progetto politico di città. Gli architetti e gli urbanisti italiani sono stati chiamati a costruire pezzi significativi della città con al centro il pianeta Figini&Pollini, circondati da straordinari satelliti: Gardella, Cappai e Mainardis, Cosenza, Gabetti e Isola, Kahn, Le Corbusier, Nizzoli e Fiocchi, Quaroni, Ridolfi e Frankl,Valle, Vittoria, Zanuso.
Ivrea diventa l’unica città moderna italiana (se si escludono le città di fondazione fascista) in cui è possibile sperimentare le nuove forme dell’abitare e del produrre, dove cultura ed economia compiono percorsi paralleli. Gli intellettuali (scrittori, attori, sociologi, architetti, filosofi…) vengono coinvolti nel progetto di creazione di una Comunità (da cui prende il nome l’omonima rivista fondata da Adriano e anche il partito con il quale egli si candida alle elezioni) attraverso incontri e dibattiti all’interno della fabbrica. Solo attraverso l’architettura, a Medellin come a Ivrea, si può rendere più coesa la società, l’architettura è un fenomeno che genera il cambiamento se essa è guidata, orientata e progettata.
links
http://www.youtube.com/watch?v=8-GpkwR39qM
http://www.pushpullbar.com/forums/forumdisplay.php?s=bbade484730c338860fb08345353e721&f=107
http://www.semana.com/wf_InfoArticulo.aspx?IdArt=108414
http://www.parqueexplora.org/index.cfm?accion=3