Norisada Maeda Atelier_Tokio
ALICE
Lo schema planimetrico di ALICE è un rettangolo allungato, largo 3.8 m e profondo 22 m. Situata al centro di un vivace nodo commerciale, la sua localizzazione può sembrare poco adatta a un’abitazione privata. Il desiderio del committente era di realizzare il suo “rifugio” personale esattamente qui. Una piscina, immersa nel verde e nell’azzurro del cielo.
Per definire l’idea di “rifugio”, ho deciso di adottare due metodi distinti: svincolare l’architettura dall’incanto del contesto, e sottolineare a tal fine la stretta relazione fra i due.
Il primo intento è stato soddisfatto delimitando l’ambito entro muri di cemento, il secondo realizzando un’apertura nella facciata principale che mette in comunicazione con la città all’esterno.
Il perimetro è delineato da doppie pareti su ciascun lato variamente collegate tramite otto solai aggettanti. Tale espediente favorisce l’ingresso della luce e dell’aria direttamente dall’alto, favorendone il flusso verso il basso attraverso gli spazi fra i solai. Gli abitanti possono intravedere fra le fessure il cielo, gli alberi e il resto degli occupanti l’abitazione.
L’elemento più importante di ALICE è la piscina, richiesta appositamente dal committente. Dal momento in cui si è inserita la vasca circondata da vetrate all’interno della struttura suddetta, l’architettura ha preso vita. ALICE è stata progettata affinché l’acqua nella vasca potesse essere visibile da qualunque angolazione.
È fantastico osservare le persone nuotare nella piscina attraverso il vetro, ma ancor più indescrivibile è l’espediente dell’osservare la superficie dell’acqua da sotto.
La pioggia da origine a un’infinità di disegni sulla superficie dell’acqua, mentre il vento crea le onde. Il cadere di una sola foglia nell’acqua si trasforma in un disegno complesso su un’immaginaria tela blu, la neve poi riproduce uno strabiliante spettacolo di puntini bianchi. Questa piscina rappresenta un arguto stratagemma per catturare un frammento di natura, sempre meno visibile in una città congestionata.
L’idea è balenata al figlio del committente nell’osservare, seduto a colazione, un arcobaleno elevarsi dall’acqua attraverso un vetro.
È come tuffarsi nella strada: nell’istante in cui il nuotatore si immerge sotto la parete curva, la città circostante e uno scenario quasi inconcepibile sembrano coesistere attraverso le vetrate divisorie che danno sulla strada. Questa apertura è un intenzionale elemento che permette all’architettura di comunicare con la città.
Può un’architettura mutare il proprio rapporto con la città non per se stessa, ma per l’azione ivi esercitata dai suoi fruitori?
THE ROSE
Budini e tipologie
THE ROSE si basa sull’atto di ’scavare un budino in una ciotola con un cucchiaio’.
Una manipolazione del genere si concretizza nell’imposizione di una qualsivoglia forma geometrica a una ‘edificio regolarmente cubico’. Classificato dal punto di vista tipologico, THE ROSE e l’edificio cubico sono esattamente la stessa cosa!
Scolpire l’aria
Lo spazio è suddiviso non secondo uno schema bidimensionale, ma scolpendo un volume con una struttura in cemento sagomata a R. Allo stesso tempo tale struttura è separate dalla struttura fatta di elementi presistenti, ‘pavimento-parete, soffitto’.
La definizione degli spazi interni avviene ‘a posteriori’.
Dritto e rovescio.
La parte immediatamente visibile dall’esterno è il ‘dritto’, (il lato concavo), mentre il lato retrostante è il ‘rovescio’ (lato convesso).
Il ‘dritto’ non è necessariamente un esterno; il ‘rovescio’ non è necessariamente un interno. I concetti di ‘dritto e ‘rovescio’ trasformano l’idea del rapporto interno/esterno nell’architettura.
Ingegneria civile e strati superficiali
Si tratta di ingegneria civile più che di architettura.
E più che un elemento ben delineato è qualcosa di indefinito, con una struttura muscolare, un’ossatura che risveglia l’inconscio.
Strano che possa sembrare il processo secondo cui il paesaggio si trasforma all’interno di THE ROSE è in pratica un modo per far affluire l’essenza profonda nello ’strato superficiale’.
L’idea di uno ’strato superficiale’ non necessariamente coincide con la facciata, né con un interno chiaramente leggibile. Si tratta piuttosto di qualcosa che si avvicina alla teoria dell’atto creativo.
TANGO
Si tratta del tentativo di cercare intenzionalmente di generare una relazione fra spazio privato e spazio pubblico.
La configurazione spaziale è semplice: in sezione trasversale cinque ‘anelli’ sono incastrati fra le pareti su ciascun lato. Il ricorso agli anelli è particolarmente appropriato per le stanze private come la camera da letto e la nursery, mentre lo spazio rimanente fra gli anelli è occupato dal salotto, dalla grande sala voltata e dal bagno. Gli anelli sono distanziati, cosicché il mondo esterno e le azioni che si svolgono all’interno possano fluire l’uno nelle altre.
Il colpo d’occhio che si ha guardando verso il soffitto voltato sembra a primo acchitto piuttosto complicato, ma si tratta di un effetto non intenzionale determinato dagli spazi di risulta e dalle aperture.
Lo spazio pubblico è la diretta derivazione di quello privato, così la forma delle pareti e del soffitto non è prestabilita, bensì determinato dalle decisioni precedenti. Questa assenza di programmazione genera uno spazio che non è ottenuto con i consueti sistemi di comunicazione.
WEB
WEB è determinato da regole molto semplici.
Invece che adottare una comune forma piana rettangolare e intervenire su di essa come in un puzzle, per definire le stanze in modo razionale, abbiamo fatto riferimento a un grande cubo (bianco) inserendo al suo interno cinque scatole cubiche più piccole (cemento a vista) di forme e orientamenti differenti. All’esterno si vedono tante protuberanze, il che corrisponde al concetto di vivere che caratterizza WEB nella sua essenza.
Questo espediente è il massimo della definizione architettonica dello spazio, per cui non esistono pareti divisorie e i tre blocchi principali dell’edificio definiscono un’unica stanza. Fra le scatole sono collocate pareti vetrate, a definire spazi fruibili fra i blocchi stessi.
Ciò significa che il fruitore può scegliere lo spazio quotidiano, sopra, dentro o sotto ai blocchi determinati dalle ‘regole aggiunte’ e decidere come organizzare il proprio vivere.
Il metodo prevede che prima di definire le funzioni delle varie stanze e la loro disposizione ordinata intorno ad uno spazio quadrato, così da conferire al disegno una certa consistenza, si definiscano le ‘regole’ alla base dell’organizzazione generale, e solo in seguito il fruitore potrà trovare i luoghi più adattabili al vivere quotidiano. Quindi tutti gli spazi, a eccezione di quelli destinati agli impianti idraulici, possono essere variati all’infinito. Il committente a volte dorme in cucina solo portandosi una coperta per poter ammirare la luna attraverso la scatola inserita dall’alto!.
Inoltre ciascuna delle cinque scatole è definite dispositivo da “GIARDINO” e WEB funziona come un’architettura solo quando i cinque dispositivi si compongono in un’unità.
Norisada Maeda
Nato a Tokio nel 1960
Si laurea alla Kyoto University, 1980-1985.Lavora dal 1985-1990 alla Taisei Corporation
Nel 1990 fonda N Maeda Atelier Architects & Associates.
E’ Visiting Professor presso la Nihon University e la Housei University
N Maeda Atelier
Glass House 1F, 1-9-5 Izumi-Honcho Komae-shi, Tokyo, Japan
201-0003
Tel: +81-3-3480-0064
Fax: +81-3-5438-8363
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