Francesco Gastaldi_Architetti italiani in China
La Cina sta vivendo una fase di progressiva apertura al mercato; dopo l’entrata nel WTO (World Trade Organization) sta sperimentando una moderata apertura al capitalismo, che ha comportato negli ultimi anni una crescita economica e rilevanti cambiamenti sociali in un periodo estremamente breve. I principali indicatori economici (reddito pro capite, prodotto interno lordo, propensione all’export) continuano a crescere, in un quadro di profondi squilibri fra le zone rurali interne e le aree urbane costiere; questo provoca un continuo afflusso di contadini dalle campagne verso le città e impone alle municipalità più grandi di prevedere poli di espansione esterni che limitino i processi di inurbamento.
Tutte le principali aree urbane cinesi si trasformano con una rapidità impensabile fino ad una decina di anni fa, spesso tutto questo avviene senza alcuna forma di tutela ambientale, si è di fronte ad una crescita di tipo quantitativo di cui non si sono ancora avvertiti tutti i limiti ed i rischi connessi. A Pechino e a Shanghai si assiste a fenomeni di dilatazione e terziarizzazione urbana dirompenti, nascono centri commerciali, grattacieli, hotel di lusso. Tutto questo è possibile grazie a costi di costruzione particolarmente bassi per effetto dell’ampia disponibilità di manodopera.
L’innalzamento dei livelli di consumo, la diffusione di stili di vita occidentali e alcune riforme liberiste hanno spinto molte aziende straniere ad aprire unità locali in Cina; i prezzi bassissimi degli immobili e del costo del lavoro e una rete infrastrutturale efficiente e in continua crescita hanno attratto molti investitori europei o provenienti dai paesi asiatici più sviluppati.
Il fenomeno descritto si accompagna alla necessità di elaborare progetti per le città in trasformazione e di attingere a idee innovative. Si assiste così, da un lato, ad una imponente attivazione e valorizzazione di competenze professionali locali (spesso derivanti da strutture pubbliche che si stanno privatizzando), dall’altro, alla volontà del governo cinese, di disporre di un confronto con il mondo occidentale attraverso la predisposizione di concorsi internazionali. Le municipalità cinesi, in molti casi non chiedono un disegno organico da trasporre automaticamente nella realtà, ma sono soprattutto alla ricerca di idee guida o di assetti spaziali caratterizzanti per le loro nuove città, che attraverso le suggestioni e gli scenari progettuali derivanti dai modelli di architettura e urbanistica occidentali possano essere utilizzati per attrarre investitori economici locali o stranieri.
Tutti i concorsi si svolgono tramite invito ed è necessario predisporre un master plan a scale variabili fra 1:1.000 e 1:20.000; vi sono più fasi di selezione in cui i concorrenti sono chiamati ad eseguire elaborati di sempre maggior dettaglio fino all’ultimo step che stabilisce una terna di vincitori. I progetti vengono ceduti agli enti banditori dei concorsi che successivamente decidono quale sia l’utilizzo più opportuno.
Generalmente i committenti pubblici richiedono chiarezza organizzativa delle diverse aree, elevati standard di qualità urbana e di efficienza funzionale, possibile attuazione del progetto per fasi successive e attraverso un sistema di crescita organico che ha per obiettivo quello di creare da subito condizioni di abitabilità, di comfort, di attrazione e di valorizzazione commerciale (immediate benefit) che vadano consolidandosi nel tempo. Vengono spesso richieste indicazioni sull’organizzazione e la gestione dei servizi pubblici di rete e delle utilities; in taluni casi il vincitore può essere chiamato ad approfondire alcune parti di città o alcuni temi progettuali, in altri casi l’ente pubblico può decidere di addizionare diverse parti di città provenienti da più progetti (o anche di disattendere i contenuti del progetto vincitore).
L’esperienza del gruppo italiano Architettiriuniti
In questo contesto molti studi europei, in particolare inglesi e tedeschi, statunitensi ed australiani stanno aprendo succursali in Cina, supportati da forti lobbies intenzionate a realizzare investimenti produttivi ed economici. Per l’Italia si riporta la significativa esperienza del gruppo genovese Architettiriuniti & Partners (d’ora i avanti A&P) che ha deciso di aprire un ufficio in Cina appoggiandosi ad una società di import-export che opera in quel paese. Dopo le esperienze dello studio Vittorio Gregotti e associati, vincitore dei concorsi per la città satellite di Puijang e per il quartiere di Wai Tan Yuan a Shanghai e dello studio Mario Bellini e associati che si occuperà della riqualificazione di ampie aree degradate della città di Tianjinn a sud di Pechino, il gruppo A&P si è aggiudicato il primo premio al concorso per la zona a mare della città di Zhu Jia Jiao.
L’esperienza nel sud-est asiatico dello studio di architettura genovese (composto da 9 soci con età media di 37 anni) inizia nel 2001, insieme all’inglese Natural Building Design, attraverso la partecipazione al concorso internazionale per il master plan della città di nuova fondazione di Song Jiang, una delle 9 città satellite di ispirazione occidentale che stanno sorgendo intorno a Shanghai (programma denominato “One city and nine towns”), rispondendo ad una logica di decongestione urbana (l’area metropolitana ha raggiunto i 16 milioni di abitanti) e, contemporaneamente, di realizzazione di un nuovo centro economico-finanziario di scala internazionale.
Segue a questa partecipazione il concorso per la città di nuova fondazione di Lu Chao Gang, a 60 Km da Shanghai. Architettiriuniti & Partners, nel frattempo, si é potenziato con nuove professionalità (trasportisti, ingegneri idraulici, urbanisti) per un totale di 20 soci: Archiettiriuniti, TTA, studio Cozzi & Bussetti, studio Di Bella & Associati, studio di urbanistica Bruno Gabrielli, studio GAP associati. In questo caso il gruppo italiano arriva alla fase finale della selezione e si classifica al secondo posto, dopo Gmp & Hpc di Amburgo. La proposta progettuale riguarda una città portuale di nuova fondazione per 300.000 abitanti collegata ad un nuovo scalo portuale da realizzarsi su un’isola artificiale a 30 Km dalla costa, dotata di un centro logistico e di un distripark per la lavorazione e lo smistamento delle merci transitanti per mezzo di containers, ma anche di ampie zone verdi e di una la zona turistica ricreativa sul mare. Grazie al secondo posto A&P ottiene l’incarico per la redazione di un progetto esecutivo che riguarda la zona litoranea.
Successivamente, il raggruppamento vince il concorso per lo Stadio del nuoto di Hanoi in Vietnam ed conduce la progettazione esecutiva e direzione lavori; si tratta di un complesso per 4.000 spettatori, costituito da tre piscine che sarà inaugurato nel settembre 2003 per lo svolgimento dei giochi panasiatici.
Seguono altri concorsi in Cina a scala urbanistica: il master plan di Nanqiao (città industriale con tessuto edilizio di bassa qualità) e il recupero del parco archeologico di Nanchino (antica città murata), in cui il gruppo italiano arriva alla fase finale del concorso; e di progettazione architettonica: A&P partecipa a concorsi di iniziativa privata per un centro commerciale e per un polo direzionale. Infine, l’esperienza più recente, il primo posto al concorso per la città turistica di Zhu Jia Jiao (detta la Venezia di Shanghai per la presenza di un’ampia trama di canali), dove A&P si occupa del progetto della darsena e dei quartieri circostanti studiando un’originale connessione fra il tessuto edilizio storico e la nuova zona sul mare.
Queste esperienze rivelano un segno di vitalità dell’architettura italiana in importanti occasioni di progetto; la prova del gruppo genovese dimostra come oggi, anche piccoli studi, consociandosi fra loro e disponendo di adeguate professionalità, possano guardare al mercato internazionale; e la Cina offre possibilità di sicuro interesse, in cui , tuttavia, non mancano difficoltà e rischi rappresentati da un sistema sociale ed economico in rapida evoluzione e potenzialmente instabile e da un apparato politico-amministrativo ancora in transizione verso forme di governo più democratiche.
[Francesco Gastaldi]
Articolo pubblicato su Urbanistica informazioni n. 191 del 2003, Archphoto ringrazia la redazione per il diritto di utilizzo concesso.
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