Maria Rosaria Nappi_Paesaggio, fotografia, ipotesi
In Italia negli anni ottanta intorno a Luigi Ghirri si svilupparono ricerche artistiche in cui il paesaggio veniva proposto in modi nuovi e inediti che anticipavano intuitivamente molte concezioni che oggi sembrano acquisite. Proseguendo in questa direzione, la fotografia sembra assumere la funzione di strumento interpretativo dei valori culturali, sociali e artistici di un luogo e al tempo stesso di un documento; in particolare nel caso delle committenze pubbliche, può arrichire gli elementi di conoscenza da utilizzare per la preparazione degli interventi di pianificazione della gestione territoriale paesaggistica e di progettazione dell’architettura contemporanea.
Attraverso campagne fotografiche mirate emerge la possibilità di un più ampio coinvolgimento del pubblico nell’ambito dell’amministrazione di un bene complesso che tocca da vicino il cittadino costituendone addirittura il luogo di vita: la dialettica fra soggetto, oggetto, committente e fruitore può arricchirsi rispetto all’operare artistico tradizionale. Oggi il paesaggio non può più essere proposto né al fotografo né al pubblico come una realtà da documentare oggettivamente solo attraverso il rigore della visione prospettica e della camera ottica. Se per alcune circostanze resta indispensabile uno studio morfologico composto da una documentazione che comprenda analisi di tipo tecnico, l’uso della fotografia d’autore è utile per diversi motivi: sia come momento di comunicazione al pubblico sia come strumento di scoperta di valori e di aspetti che l’occhio sensibile del fotografo può cogliere, esprimere, evocare: in questo senso si rivelano indispensabili uno studio dei luoghi, della loro storia e della loro immagine. Ciò permette di prefigurare un tipo di fotografia di paesaggio che non rinuncia alla rappresentazione naturalistica, ma la riempie di contenuti, colti, soggettivi, artistici che trovano origine nella unione di elementi che di volta in volta compongono la struttura del progetto di ricerca.
Uno dei fattori principali è nella personalità del fotografo, da cui ci si aspetta che sappia e voglia offrire una o più chiavi di lettura dei luoghi senza perderne di vista le caratteristiche, ma altrettanto importanti sembrano la scelta dei percorsi, la cultura della committenza e l’occasione da cui scaturisce l’ipotesi progettuale. In Italia i termini del problema sono particolarmente interessanti, tuttavia per quanto nel corso del nostro secolo si sia sviluppata una importante corrente di fotografia di paesaggio che ha visto protagonista una personalità come quella di Luigi Ghirri, con la sua instancabile opera di appassionato poeta dell’argomento, nel nostro paese non si è aperto un dibattito critico di ampiezza adeguata alle qualità e alle caratteeristiche della produzione fotografica e solo recentemente importanti contributi hanno iniziato a riequilibrare la fortuna critica del genere.
Forse ciò si è verificato perché l’immagine fotografica del paesaggio si collega strettamente alla storia della rappresentazione dell’Italia, tema che offre innumerevoli spunti di lavoro, e che, forse per la sua ampiezza, non è mai stata oggetto di una trattazione sistematica. Rappresentazioni di luoghi descritti a diversi livelli di naturalezza con maggiore o minore precisione, con valore evocativo, simbolico, narrativo sono presenti in molti generi artistici e spesso è sorprendente per lo storico dell’arte intuire quanto significativo rivesta nell’ambito di un’opera la presenza di un paesaggio.Meta di turisti e viaggiatori in tutte le epoche il nostro paese si caratterizza per il numero e la qualità di immagini che, insieme alle narrazioni di viaggi, ne hanno divulgato la bellezza nel mondo.
Sergio Ortolani, fu fra i primi a tentare l’ipotesi di storicizzazione dell’immagine di una localita: Napoli. Al fascino e alla bellezza di questa rappresentazione confluiscono nei secoli contributi di artisti diversi: manieristi come François de Nomè, fiamminghi come Brueghel, vedutisti come van Vittel,Vernet, Joli, rovinisti come Coccorante romantici come Cozens, Turner, Gigante. Le intuizioni di Ortolani hanno permesso la realizzazione di molte ricerche, ma l’entità del dibattito critico suscitato da un singolo luogo, per quanto importante lascia capire quanto sia vasto l’argomento. L’esperienza del viaggio in Italia, la visita delle rovine dell’età classica le città d’arte, le particolarità naturali delle aree vulcaniche sono elementi che hanno esercitato una forte impressione su molte personalità, generando cambiamenti nella loro visione artistica e quindi per ogni luogo del nostro paese possiamo ritrovare una serie di immagini diverse frutto di variabili a volte non facilmente identificabili: come l’esperienza precedente dell’artista, le caratteristiche del luogo , la cultura degli artisti che egli vi ha incontrati e, non ultimo, lo scopo cui l’immagine era destinata, in una serie infinita di rimandi e di contatti. Inoltre la divisione in stati dell’Italia preunitaria ebbe naturalmente notevoli conseguenze nell’ambito della cultura artistica, destinate a perdurare ben oltre l’unità. Tutto ciò rende difficile individuare la molteplicità di significati delle immagini dei luoghi e quindi rende ardua l’ipotesi di costruire,se non per frammenti, una storia destinata a rivelare aspetti inediti del nostro paese e della nostra cultura. Meno difficile sembra al contrario, una storia di generi: fino al Settecento la veduta era il mezzo di riproduzione di un luogo realementre il paesaggismo aveva altri significati e funzioni. Senza scendere in dettagli, basti pensare alla furia delle creazioni poetiche di Salvator rosa e alla chiarezza delle prime vedute del Van Wittel per individuare la distanza che separa i generi. Per quanto la tradizione vedutistica nel corso del XVIII secolo penetri nel profondo della cultura artistica italiana al punto che Gigante, uno dei principali rinnovatori della visione paesaggistica in senso romantico, affianca alla formazione di pittore quella di topografo, nella pittura del XIX e del Xx secolo il rapporto fra l’artista e la raffigurazione dei luoghi si modifica ponendosi su un piano completamente diverso.
Con la diffusione del romanticismo e l’avvento della riproducibilità tecnica, l’emotività dell’artista, il suo atteggiamento nei confronti del sito da raffigurare e la sua cultura entrano a far parte del procedimento artistico e ciò, insieme al prepotente sentimento dei luoghi e al senso della natura, genera un paesaggismo rinnovato in cui l’intento documentario persiste come istanza all’identificazione, ma può realizzarsi grazie all’evocazione del passato, sia dell’età classica, sia del Medio evo o del Rinascimento, utilizzata in molti casi per trasmettere valori etici o politici.
Il prevalere di valori emblematici ma soprattutto la commercializzazione dell’immagine hanno dato luogo al fenomeno della diffusione del luogo comune paesaggistico: vi sono città come Venezia, Roma, Firenze, Napoli che hanno visto la loro immagine trasformarsi in stereotipo e passare in molti casi dalla veduta alla fotografia e quindi alla cartolina, e talvolta viceversa, in una immutabile costruzione astraente che, lasciando inalterata la composizione, non sempre verificava la corrispondenza fra la rappresentazione e la realtà.
Tuttavia la presenza e la diffusione di questo fenomeno non esauriscono le innumerevoli valenze della produzione di cartoline in Italia né tantomeno del vedutismo, del paesaggismo o della fotografia di paesaggio. Nella seconda metà dell’Ottocento in Italia le immagini delle prime fotografie si affiancano alle ricerche dei pittori come strumenti diversi dello stesso operare artistico: in un primo tempo come sperimentazioni sul movimento e sulla figura umana e in seguito per il paesaggio. Una situazione ricca, e talvolta contrastata, che non ha mancato di suscitare interesse negli storici dell’arte e della fotografia, ma che attende ancora maggiori approfondimenti, come del resto buona parte del paesaggismo del XIX secolo.
Emerge quindi che la continuità e la divulgazione delle immagini delnostro paese e l’indagine sullo sviluppo della fotografia italiana sono aspetti della stessa storia: con l’avvento della riproducibilità tecnica la storia dell’arte ha dovuto necesserariamente iniziare a tenere conto di una più complessa vicenda della genesi dell’immagine riprodotta dovendo prendere in considerazione un’opera d’arte che vive relazioni sempre più strette con immagini create per la riproduzione e vicecersa, senza precisi confini di spazio o di tempi.
Nonostante il periodo delle avanguardie artistiche, acutamente descritto da Quintavalle, abbia completamente modificato il panorama artistico italiano non è possibile non individuare i rimandi più o meno espliciti, presenti nell’opera di molti fotografi contemporanei di paesaggio, alla cultura figurativa moderna e contemporanea e spesso esplicitamente alla pittura.
Luigi Ghirri, ha unito con grande padronanza il rigore e l’eleganza che costituiscono il fondamento del vedutismo veneziano allo spirito poetico e inquietante della metafisica e alla libertà introspettiva del surrealismo in immagini fotografiche intense di sentimento o piene di nostalgia, talvolta polemiche e saturnine ma sempre attente con passione alla realtà che lo circondava.
[Maria Rosaria Nappi]
Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per i Beni Architettonici ed il Paesaggio
Si ringrazia Maria Rosaria Nappi per la disponibilità e la concessione del diritto di utilizzo del testo.
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