Brunetto De Batté_Une petite maison

Da diversi anni insegno Architettura degli Interni al primo anno (per diversi corsi di laurea) tenendo un parallelo con altri corsi di progettazione al quinto. Questo modo di dover trasmettere la disciplina attraverso la e le letture ed il e i progetti mi ha sempre messo in condizioni di dover trovare dei materiali di riferimento, comprensibile & colto, ma soprattutto accattivante e non noioso, semplice & lucido nell’impostazione e mirato per un primo anno…

Stiamo parlando di un pubblico che ha bisogno di formarsi una buona personale biblioteca, di non aver confusioni dell’ultimo dibattito (tra colpi a giornalate e web - se non coinvolti in seminari o conferenze) e di avere obiettivi strumentali. Nei vari anni, tra la pubblicistica, sono affiorati testi interessanti, ma che poi per ragioni ovviamente editoriali (siamo arrivati con i tomi di raccolta cartoline) quei libri, anche se formativi, sono spariti dagli scaffali delle librerie.

Tra questi “La filosofia dell’arredamento” di Mario Praz, un gustoso compendio di immagini e dell’immaginario dell’abitare, un modo di cogliere come a museo in una sequenza di dipinti l’atmosfera di vita, usi e costumi. Certamente letterario (come lo definisce Alison) ma almeno scritto bene come lingua comanda. A seguito di un Adriano Cornoldi con “Architettura dei luoghi domestici”, un vero gioiellino, articolato in temi/lezioni come: accedere, addentrarsi, accogliere, spostarsi, affacciarsi, appartarsi, raccogliersi… etc, ricco di disegni e foto, spaccati assonometrici e prospettive… un breviario utile per affrontare in un primo semestre, che precede di poco, l’attivazione dei progetti sul tema della casa nei vari Laboratori di progettazione.

Poi sbuca dal nulla o meglio dalle nebbie “Storie di architettura attraverso i sensi” di Anna Barbara, che di per se è un po’ modaiolo ma abbinato tra lezioni e letture al Franco Purini come “Comporre l’architettura” se ne può uscire fuori. E’ ovvio che l’uscita de la “Civiltà dell’Abitare - l’evoluzione degli interni domestici europei” (catalogo/mostra Triennale di Milano ott/dic 2003) enuncia una necessità di fare luce sui temi mutevoli e complessi dello spazio interno su casi studio dal XIV sec sino al 2002.
Un bel segnale lanciato da Ottolini & Rizzi (rispettivamente direttore della ricerca & curatore del catalogo/mostra) come si possono visionare nei titoli delle ricerche dei dottorati in vari cicli del PoliMi, che oscillano da “arte contemporanea, spazio interno e display” a “Spazio abitabile-minimum” o da “Teoria e progetti di una poesia figurativa in Luigi Caccia Dominioni” a “collezioni di oggetti-cartografie d’interni”… belle tesi ricche di suggestioni che aprono i mille rivoli sofisticati del sapere…

Libri singoli sulle case ce ne sono da quelli in millepaginetuttefotografate ai singol, da “La casa rotonda” di Mario Botta ai cataloghi di Ugo Luccichenti e Alberto Ponis, e dalle “Case popolari degli anni 30″ di Giuseppe Samonà, sino a “Ll’idea di abitare” con AAVV (libercolo di volontà 1-2 /89) per poi finire nei rilievi pescaresi in “Resistenze leggere - capannoni da pesca sulla costa abruzzese”… un’indagare scandagliando il fondo di un deposito marino, per ritrovare tesori inabissati o dimenticati…

Stiamo parlando di questo per la necessità di un libro, non tanto di far markette accademiche, o di riempire un buco di mercato, contribuendo all’aumento della carta stampata aumentando i ronzii della comunicazione, ma la pura necessità di essere presente per un suo giusto consumo.

Quest’estate girando per l’Italia, per riposare dalle fatiche del 2004, incrocio a Mondovì una mostra a sorpresa, inattesa, di Hans Hartung, una mostra che poneva le opere astratte gestuali grandi tele e disegni alla storia della casa studio ad Antibes (1973-1989) e li tra quelle opere e la ricerca dello spazio d’abitare mi stimolava l’idea di questa ricerca da proporre poi prossimamente in aula.
L’esigenza di avere storie circoscritte, precise, con le relazioni tra progetto e utenza riportano il senno del fare al di fuori delle rumorose piazzate di stelle, stelline, stellette, firmamenti lucidati a giorno senza ormai nessuna relazione ahimè! Non è nuova ma di poco tempo fa (solo il 1989) la riscoperta delle “storie di case”, una volta c’era stata l’uscita di un Lotus il n. 60 che tesseva 4 storie: casa Malaparte a Capri, casa Schroeder, Villa Planchart di Ponti a Caracas, une petite maison sul lago Lemano di LeCorbu, (guarda caso).

Domenico Cogliandro de la biblioteca del Cenide mi parlò di questo piccolo libro passando da Genova, appunto UNE PETITE MAISON di Le Corbusier una ristampa-tradotta con postfazione di Bruno Messina.
Un vero gioiello, per il gusto della stampa, i disegni, la storia di storie… un libro che al primo anno è un barattolo d’ossigeno. Un barattolo d’ossigeno per il solo modo di introdurre lo schizzo (ormai assistiamo ad una parata in aula di PC e Mac portatili accompagnati dalle varie sinfonie-suonerie per cellulari…) come pratica, come dialogo, ma soprattutto questo edificio fatto di niente che diventa opera per il suo spazio, meritevolmente domestico e sapiente, parco e tenuto, misurato nella sequenza… ma soprattutto la lezione che l’architettura non si fa per materiali, supertecnologie, invenzioni serigrafate, traslazioni citazionistiche … porco mondo questa è roba per soli disperati architetti di categoria … che se la contano su tra riviste e giornalaie.

Questo edificio, questa casa, è fatta con pochi poveri materiali, ma con una finezza di spazio che ancora oggi ci possiamo riconoscere, e persino un muratore ritrova il filo poetico della ragione che le cose sono al lor posto tanto da divenire vero luogo.
Una casa un luogo… esistono storie e luoghi e in questo c’entrano anche i fotografi… ci sono case-oggetto che sono modelle strafighe fotografate ma insipide dal vero
così ci son case belle ma talmente belle che nel lor umore è impossibile render immagine
solo il vissuto può far capire (e qui fa scuola archphoto sull’interrogarsi attorno all’immaginario e la sua restituzione).

Lo spazio lo si legge, lo si rappresenta, lo si simula, ma quello spazio lì è lì, una meridiana rispetto al sole, un punto sul globo, ma ogni posto ha una propria storia fatta d’amore e sudore, lo spazio s’intreccia rispetto agli animi e vive di quel respiro che ne diventa suono, odore, colore, senso e sentimento…
Dove ogni sussurro al ciclo delle stagioni ritrova il senso di abitare la terra.
Si vede che Le Corbu era uomo di Lettere come si dichiarava sulla carta d’indentità.

[Brunetto De Batté]

Le Corbusier - UNE PETITE MAISON
pp. 92, la biblioteca del Cenide

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