Emanuele Piccardo_Parole per l’architettura italiana
Pippo Ciorra
“In altri casi si tratta invece di eventi direttamente collegati alla biennale, nati in qualche caso in polemica diretta con la pretesa “indifferenza” di Sudjic alle proposte degli architetti italiani. È di caso della serie di conferenze “14-02″ organizzate dal senato degli studenti IUAV e dal giovane “critico” Emanuele Piccardo, ancora una volta orientata alla “promozione e valorizzazione dell’architettura italiana”, ma ancora una volta viziata dal non avere altri criteri e scopi oltre a quello promozionale, e quindi dal dover produrre una lista fatta di modi di lavorare, ricerche, approcci, tra i quali poteva accendersi ben poco dialogo”-tratto dall’articolo scritto da Pippo Ciorra apparso su Arch’it
L’architettura italiana contemporanea non sta poi così male come alcuni critici di architettura vogliono far credere, la dimostrazione sono gli almanacchi che ogni anno Marco Mulazzani pubblica per conto di Electa, dove si ha un panorama delle opere architettoniche realizzate nel nostro paese. A parte questo meritevole lavoro di selezione, non esistono attualmente altre iniziative che si pongano il problema dell’emersione di nuovi architetti e nuove architetture.
Forse bisogna ricordare che la critica ha, tra i suoi compiti, quello di criticare costruttivamente i progetti e le ricerche svolte dagli architetti e non di limitarsi alle recensioni dei progetti.
Purtroppo non vedo in giro dei grandi critici di architettura troppo impegnati a un eccessivo presenzialismo a vernissage e conferenze, e poco impegnati nello studio e nella ricerca dei nuovi, in quanto sconosciuti, architetti italiani. Allora mi domando se, non sia proprio questo atteggiamento snob di non sporcarsi le mani, di fare la critica a tavolino, senza vedere le architetture, senza parlare con gli architetti, senza partecipare agli incontri come “14_02″, sia il vero problema dell’architettura italiana. Per cui si partecipa laddove si è coinvolti, non si partecipa invece, quando c’è un interesse agli argomenti trattati in una conferenza, è veramente triste questo atteggiamento e fa riflettere sulla bontà delle affermazioni di Ciorra.
Il tema degli incontri che ho organizzato a Venezia, era il confronto di esperienze progettuali differenti, mettendo dinanzi due architetti provenienti da ambiti territoriali e da linguaggi architettonici diversi, contemplando ARCHITETTURA, non solo le opere costruite, ma anche quelle non realizzate e in modo particolare le utopie, assenti dalle tematiche affrontate da Next, che ha dimostrato di rappresentare uno star system dell’architettura con molti progetti di architetti noti annientando le utopie in un sol colpo, dalla citta ideale di Leon Battista Alberti alla città vivente di Wright, dalla città per tre milioni di abitanti di Le Corbusier alla Plug -in city degli Archigram. L’architettura italiana non ha avuto un’adeguata rappresentazione, sinonimo di scarsa conoscenza da parte di Sudjic, il fatto grave è che l’assenza della nostra architettura è passata nell’assoluto silenzio dei media e della politica. Infatti viene considerata architettura solo quella riferita ai supposti grandi maestri l’auditorium di Piano, il teatro degli Arcimboldi di Gregotti, il Centro per le arti contemporanee di Zaha Hadid, ignorando la moltitudine di architetti che effettivamente costruiscono buone architetture. Il progetto culturale “14_02″ non si è concluso con l’iniziativa veneziana, vuole essere una ricerca continua di nuovi architetti e nuove architetture in Italia attraverso una ricerca negli ambiti territoriali. Su quattordici architetti da me invitati la conoscenza diretta è di soli cinque architetti i restanti nove sono stati ricercati attraverso pubblicazioni e segnalazioni dirette, ricerche sul web, dopodichè è stato richiesto l’invio dei materiali e ho selezionato gli architetti che rispecchiavano criteri di qualità dei progetti e delle teorie arhitettoniche sottintese, cercando di comporre un quadro, non esaustivo, un work in progress dell’architettura italiana, già espresso nell’editoriale di quest’estate.
In questi anni Arch’it e successivamente New Italian Blood hanno avuto il merito, all’inizio,di investire in architetti sconosciuti dando loro visibilità, non altrettanto i fantomatici critici d’architettura che ormai trovano sfogo alle loro sterili critiche solo sulle riviste digitali.
Ogni iniziativa che si pone come risolutrice e verbo del nuovo vangelo architettonico è pericolosa (Lonely living) ma non è la mia intenzione ne del gruppo di Archphoto.it (Andrea Botto, Peppe Maisto, Luca Mori e Luisa Siotto). Rimane, invece, la volontà di far emergere e valorizzare architetti poco noti, non certo quella di diventare una cosca dell’architettura.
Cerco di guardare l’architettura con una logica differente slegata da interessi di potere e di lobby, senza pregiudizi dovuti a simpatie e antipatie personali ma giudicando le qualità dei lavori realizzati al fine di promuovere seriamente l’architettura italiana, non faccio certe operazioni commerciali alla Casamonti, no grazie, non mi interessano.
Porto avanti un progetto culturale che trae linfa dall’architettura moderna, di Libera, Daneri, Bo Bardi, Moretti, infatti 14_02 voleva far riflettere anche su architetti del nostro recente passato : Bo Bardi, Daneri, Moretti, Fiorentino che la critica e la storiografia architettonica non hanno valorizzato adeguatamente.
Devo rispondere alle critiche di Ciorra, giustificando, perché ho invitato Boeri, Ricci & Spaini, o Gambardella che certo non avevano e non hanno bisogno di visibilità, e quella data da 14_02 non è stata maggiore di quella che già avevano?
L’occasione veneziana, realizzata con il sostegno del Senato degli Studenti IUAV, e il patrocinio dell’IN/ARCH, ha messo a confronto un gruppo di architetti più noti: Boeri studio, Metrogramma, Ricci & Spaini, T studio,Cliostraat con architetti sconosciuti ai più: studioata, altro_studio, studio eu, Grasso Cannizzo, Latina, Sanna, David Raponi, Gambardella, D’Ambrosio.
Le sorprese sono state molte dai lavori sperimentali del primo Gambardella, alle ricerche sui materiali di altro_studio, alle costruzioni indonesiane di D’Ambrosio, agli spazi mediterranei di Latina, Sanna e Grasso Cannizzo, dalle sperimentazioni legate alla matematica di HOV-David Raponi, ai paesaggi progettati da studio eu, alle molteplici attività(design,architettura,mostre) dei giovanissimi studioata.
Oggi molti personaggi che detengono il potere nelle sedi istituzionali e private, dalle università alle riviste di architettura sono la causa dei mali dell’architettura, creano gruppi ristretti, racchiusi nella torre di Babele a discutere tra loro, allora non dobbiamo stupirci della bassa considerazione che l’architettura ha assunto presso la società contemporanea.
E’ colpa degli architetti che si sono chiusi in ambiti ben delimitati, basati sul concetto di “famiglia” che promuovono e divulgano sempre gli stessi senza aprire verso il nuovo. Il sistema può e deve essere scardinato per una libera comunicazione delle idee che devono, se possibile, raggiungere il più alto numero di persone, solo così l’architettura ritornerà ad avere un ruolo centrale nella società.