Emanuele Piccardo. Giuliano Gresleri: esploratore di Le Corbusier
Giuliano Gresleri in uno schizzo di José Oubrerie, 1984. “La ricerca si basa su intuizioni (che devono essere verificati ogni volta) e su indizi (che bisogna imparare a vedere); indizi e intuizioni consentono di accedere al problema linguistico del progetto, cioè al suo significato. Imparare a leggere il progetto (e poi comunicarne il perché) è già un atto progettuale”. Erano i primi anni del nuovo secolo, il XXI, quando alla stazione ferroviaria di Cesena ho incontrato per la prima volta Giuliano Gresleri. Infatti nella cittadina romagnola insegnava alla Facoltà di Architettura intitolata ad Aldo Rossi, tra i suoi colleghi c’era il fotografo Guido Guidi che sarebbe diventato un mio maestro. Gresleri aveva il cappotto, il cappello e gli occhiali rotondi come Le Corbusier. Gli occhi vivaci giravano tutto intorno con un lieve movimento della testa come a indagarmi, studiarmi. Seduti su una panchina lungo il binario gli mostravo le mie fotografie su Le Corbusier. Ero un giovane fotografo e critico di architettura che, grazie all’amico Matteo Agnoletto, voleva incontrare lo storico dell’architettura che aveva scoperto le fotografie di Corbu scattate durante il suo Voyage en Orient nel 1911. Una storia degna di un libro giallo con la nipote del grande architetto, Jacqueline Jeanneret, che “entrava in possesso dei documenti esistenti presso la casa della madre di Le Corbusier a Vevey -scriveva Gresleri- tra i quali erano state rinvenute circa cinquecento tra lastre fotografiche e pellicole degli anni 1907-’12 (tra queste oltre trecento, inerenti il viaggio del 1911, saranno poi selezionate da me)[…]”. Parametro n.1, Archivio Emanuele Piccardo La scoperta delle lastre fotografiche fu importantissima e Gresleri iniziò da subito a lavorare per stabilire quelle interconnessioni che sapeva trovare e da cui ogni volta che lo incontravo nella sua casa bolognese, insieme ai figli Lapo e Jacopo, ne facevo tesoro.
Tuttavia la figura di Gresleri va anche contestualizzata nel contesto bolognese. Erano gli anni di Parametro, la rivista di architettura co-fondata insieme a Giorgio Trebbi e Glauco Gresleri nel 1970 a cui collaboravano tra gli altri Carlo Doglio ed Enea Manfredini. Erano gli anni di una Bologna attiva nell’architettura moderna, proprio grazie al contributo e all’energia dei fratelli Gresleri, un sodalizio che durò per tutta la vita sia nella ricerca architettonica sia nella editoria. Giuliano aveva iniziato a collaborare con la rivista Chiesa e Quartiere (1963-1968) che seguiva il programma innovativo di nuove chiese volute dal Cardinale Lercaro e da cui scaturì la chiesa di Alvar Aalto sull’appennino a Riola. Ma Gresleri e tutta Parametro ebbero il merito di portare Kenzo Tange, che aveva redatto il piano per Tokio nel 1960, fonte di ispirazione per il manifesto del Metabolism, a Bologna per la costruzione del quartiere della Fiera, dove nel 1972 furono realizzate le torri, un omaggio alla verticalità delle più note torri degli Asinelli. Proprio il progetto di Tange per Bologna fu l’oggetto del primo numero della rivista. Il cantiere dell’Esprit Nouveau, 1977. Una ventata di modernità internazionale che raggiunse il culmine con la ricostruzione filologica del Padiglione dell’Esprit Nouveau, progettato da Corbu per l’Esposizione Universale del 1925 e poi distrutto. Il progetto nacque all’interno della redazione di Parametro. “La vasta area verde antistante gli ingressi della Fiera (che il Comune aveva destinato “a parco”)- scrive Gresleri- si prestava bene (per la sua accessibilità e per le ampie prospettive che consentiva) ad essere un luogo ideale per tale progetto, tanto che lo stesso Trebbi avanzò l’ipotesi che vi si potessero ricollocare il distrutto padiglione di Mies per Barcellona (1929), quello di Melnikov (1925) e – si ventilò anche l’ipotesi – di rifare la “Villa-Studio per un artista” presentata alla V Triennale di Milano del 1933 da Figini e Pollini[…]Si decise così la costruzione di un piccolo “padiglione informativo”- continua Gresleri- (che fu poi realizzato su progetto di Oubrerie) […] contenente foto e disegni dell’opera originale, motivazione e metodo della sua ricostruzione[…]”. L’importanza della ricerca di Gresleri va ricercata nella sua curiosità di esploratore dentro agli archivi, nelle visite ai luoghi delle architetture, nel dialogo con le persone e in quella incessante e ossessiva passione per la verità dei fatti. Il suo pensiero rimarrà indelebile per chi considera la storia dell’architettura una disciplina dove studiare, approfondire e imparare dalle architetture indagate. [Emanuele Piccardo] 22.12.20 Giuliano Gresleri (1938-2020) nasce a Bologna nel 1938 da una famiglia di origini cecoslovacche. Frequenta il Liceo Augusto Righi per gli studi scientifici, e la Scuola di Nudo di Lalla Farioli presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Viaggia in Austria, Germania, Spagna, Grecia, Egitto, Paesi Scandinavi, e Lapponia. Nel 1957, entra nel gruppo di Giorgio Trebbi. Si laurea presso la Facoltà di Architettura di Firenze con Leonardo Benevolo come relatore. |