Genova. 10 domande per il centro storico


Il quarto lato del centro storico: il porto, fotografia Emanuele Piccardo

Il 23 novembre 2020 l’amministrazione comunale di Genova guidata da Marco Bucci ha presentato alla città il Piano integrato di interventi per il centro storico. Tre anni dopo l’insediamento della giunta di centrodestra, che ha spodestato il dominio ventennale della sinistra, pare che il sindaco abbia orientato la sua azione sulla zona più importante di Genova, dal punto di vista culturale e turistico. Il centro storico è sempre stato il pallino della politica, fin dagli anni Ottanta del secolo scorso, quando l’allora sindaco Fulvio Cerofolini aveva chiamato sei architetti a occuparsi di altrettante aree della città. Nella zona più profonda e antica, il quartiere di Prè, fu Giancarlo De Carlo a occuparsi del suo recupero, avvenuto solo in parte.
Oggi si cerca di rimettere
al centro del dibattito politico il centro storico.

Non siamo così convinti che questa azione a metà legislatura sia fatta per reali intenzioni di cambiamento. Non sappiamo se le parole enfatiche di questi giorni siano strumentali al raggiungimento di un consenso elettorale preventivo, oppure se seguiranno fatti concreti, con risorse e programmi di intervento sostenibili economicamente e socialmente. Negli anni Novanta il degrado sociale era stato combattuto e vinto grazie al progetto di insediamento della Facoltà di Architettura, opera di Ignazio Gardella, nel quartiere di Castello determinando una vera rigenerazione urbana.

In questi giorni, il gruppo di intellettuali genovesi espressione della rivista di architettura archphoto ha deciso di porre dieci domande alla politica, alle istituzioni come Ordine degli Architetti e Fondazione, al Terzo settore, dalle quali partire per attivare un dibattito. Dibattito come azione democratica e necessaria per decidere una strategia che finalmente risolva l’empasse che negli ultimi anni c’è stata sul centro storico. Risulta dunque indispensabile un cambio di approccio che non legga univocamente il centro storico come quel luogo di frontiera e pertanto risolvibile con una politica sicuritaria, bensì lo consideri come un patrimonio della nostra storia ma presente nel XXI secolo.

archphoto sarà lieta di ospitare, nella forma del dibattito aperto e leale, chi vorrà rispondere alle sollecitazioni poste con le 10 domande, a partire da coloro a cui sono state rivolte.

1. A quale finalità risponde la scelta di comunicare l’iniziativa dell’amministrazione sul centro storico come un “piano”, quando non ha né la struttura né il processo di elaborazione di un piano/progetto? Perché non affermarne la valenza di semplice programma?

2.Perché per affrontare un problema così complesso come quello del centro storico non è stato costituito un gruppo di lavoro ampio e multisciplinare, anziché formarlo sostanzialmente con soli architetti? In questo senso non pare adeguato il coinvolgimento di altri settori degli uffici comunali, quando si sono trascurate specifiche e qualificate competenze in campo economico, sociologico, storico-artistico, trasportistico, ambientale. Per quale motivo non è stato sollecitato un organico contributo da parte dell’Università degli Studi di Genova, con i Dipartimenti più direttamente interessati, anziché limitarsi a inserimenti puntuali e limitati?

3. Considerando l’elaborato presentato come la raccolta e la sistemattizzazione preliminare di dati e informazioni sul centro storico, qual è il crono-programma dettagliato del lavoro per la fase successiva, per un vero piano strategico? Quali saranno le occasioni di confronto e di ascolto offerte dall’amministrazione Bucci alla cittadinanza?

4. Perché considerare il centro storico come un’isola a sé stante, sconnessa persino dalle aree più prossime (neppure quando queste sono coinvolte in trasformazioni portate avanti dalla stessa amministrazione, come l’ex-silos Hennebique e il Waterfront di Levante), e non come parte di una struttura urbana più ampia e complessa?

5. Quali proposte risultano già finanziate? Come si ha intenzione di reperire le risorse per la realizzazione delle altre proposte, senza indicare ancora una volta le risorse del Patto per Genova (governo Renzi) come se fossero nuove? Ci sono bandi nazionali attesi? Quali sono le tempistiche di accesso a questi finanziamenti? Quali sono, insomma, i limiti dell’operatività del programma presentato?

6. Perché affrontare il tema della sicurezza nel centro storico, con un esborso ingente di risorse, pari ad almeno 15 milioni di Euro, ma limitandosi a interventi sull’illuminazione pubblica o su nuove postazioni di polizia locale? Qual è l’impatto atteso di queste misure? Nascono sulla base di quali parametri? E interpretati secondo quali principi?

7. Nell’ottica di una gestione chiara e lineare della spesa pubblica, perché le risorse del Patto per Genova del Fondo Coesione Sociale, menzionate nella presentazione, non vengono usate per ridurre il disagio sociale, anziché destinarle a operazioni incongrue alla propria natura, come l’efficientamento energetico o la manomissione degli allestimenti originari delle architetture museali di Palazzo Rosso e Sant’Agostino?

8. Perché nei lavori pubblici, soprattutto in casi delicati come i musei, si agisce sempre in emergenza, nascondendo le vicende al dibattito pubblico, conferendo incarichi diretti ai progettisti e alle imprese come nel caso del Museo Sant’Agostino?

9.Come si concilia il trattamento riservato da questa amministrazione alla Casa del Soldato di Luigi Carlo Daneri e al Mercato del Pesce, colpendo con superficialità il patrimonio di architettura moderna della città, con la volontà di creare il Museo della storia della città? A quale idea di storia e di memoria della città, quindi, aspira la giunta Bucci?

10. Come può Genova essere propagandata come città regina del Mediterraneo se poi nella sua (presunta) pianificazione strategica si negano sistematicamente i caratteri di complessità ed eterogeneità che sono alla base dell’identità urbana mediterranea?

Emanuele Piccardo, direttore archphoto
Agostino Petrillo, sociologo urbano
Antonio Lavarello, architetto
Luigi Mandraccio, architetto
Andrea Vergano, urbanista