Emanuele Piccardo. Conversazione con Renzo Piano
Riuscire a fare un ponte cosi in dodici mesi è molto difficile bisogna andare veloci, c’è un lavoro che fanno gli ingegneri di Italferr, Fincantieri, Salini…L’altro giorno sono stato da Fincantieri abbiamo preso delle lamiere, le abbiamo verificate e fatte delle saldature, poi sono iniziate le prove nella galleria del vento del Politecnico di Milano per capire le frequenze proprie del ponte solo dopo sei in grado di disegnare tutti i dettagli…così ci accoglie Renzo Piano nel suo studio di Vesima, periferia a ponente di Genova, a strapiombo sul mare che tanta ispirazione gli ha fornito nella sua cinquantennale attività professionale. E’ un Piano combattivo e determinato nel voler affermare i principi che lo hanno mosso, su sollecitazione del sindaco Marco Bucci, a intervenire nelle ore successive al crollo del viadotto sul Polcevera per la sua città. Le polemiche sul dono del progetto al pari dell’impossibilità per i giovani di avere un ruolo nella nuova costruzione, ne hanno provocato una reazione decisa a smantellare alcuni pregiudizi. Su queste basi si è conversato toccando molti temi dalla figura di Morandi al tema della legge sulla qualità dell’architettura. L’idea iniziale deve essere mantenuta nonostante la rapidità di esecuzione-continua Piano-questo è un ponte cittadino e la Valpolcevera non è una valle selvaggia in mezzo alle montagne, è abitatissima…E continua sul tema del concorso per l’area sottostante che ritiene importante per il futuro del quartiere che ha bisogno di una gara in tempi brevi in cui ci sia spazio per i giovani lo so che lei è critico, ma non voglio essere polemico…Alla mia età quello che posso fare è aiutare i giovani attraverso la Fondazione…non è facile convincere la gente a fare i concorsi. Infatti il problema è quando la politica delega all’architetto le scelte che lei stessa non prende… L’area del Campasso e di Certosa è di per se un parco, non si costruiscono nuovi edifici sotto il ponte…, quel parco se coincide con la zona sottostante al ponte ha una dimensione di circa 10ettari. Mio padre era di Certosa e nel mio immaginario era una cosa meravigliosa, non bisogna dimenticare che quell’area non è solo produttiva ma anche residenziale e di servizi e l’unica zona di espansione della città. La mia presenza rischia di diventare troppo pesante, quindi mi limito affinchè venga fatto il concorso presto. Il sindaco non appartiene al mio campo visivo politico però ha un suo attaccamento alla città e capacità operativa e fermezza. Lei non lavora mai sull’oggetto puntuale, l’architettura, ma sul rapporto con il contesto, ha sempre ragionato in termini urbani. E’ un modo generoso nel definirmi, in realtà non sono sicuro che sia così bravo nella scala generale, mi sento a mio agio quando arriviamo alla scala costruttiva. Negli anni della contestazione Piano sottolinea come le istanze emerse dall’occupazione studentesca del Politecnico di Milano, dove lui ha studiato, lo abbiano influenzato infatti in quegli anni ti cresce l’idea che l’architetto si occupi della città, del territorio e del contesto.Questa (la Valpolcevera) è un pezzo di periferia che congiunge la Genova operosa del ponente con la piu nobile del levante. Ma dove mi sento piu a mio agio è quando comincio a ragionare come la scocca della nave tocca il pilone e come la luce lo accarezza e questi piloni mettono un piede dove possono metterlo e saltano dove c’e Ansaldo, fiume e ferrovia. Ma queste pile vorrei che fossero fatte di cemento, l’altro giorno ho discusso un’ora con gli ingegneri di Impregilo-Salini su come devono salire le casseformi scorrevoli, come si fanno le prese di getto… Molti hanno sollevato dubbi sul ponte che lei ha proposto e che non ha la stessa forza del viadotto progettato da Morandi… Il Morandi era un bellissimo ponte, ho sempre avuto una grande venerazione seconda solo a quella che avevo per Nervi. Nervi non era solo un bravo ingegnere aveva anche una sua impresa e Morandi non si discute. Quando è successa la disgrazia il sindaco mi ha chiamatoe mi ha detto:abbiamo bisogno di te per capire come fare.Non ho pensato di disegnare il ponte ma una mano la dai…non dimentichiamoci che ci sono stati due mesi di confusione.Nella mia posizione ho talmente tanto da fare che alla mia età dovrei andare in barca, ho solo un problema che mi fanno fare progetti interessanti e di carattere pubblico e se ti rendi disponibile per la tua città cosa fai ti fai pagare? Poi la decisione presa dal ministro credo e dal commissario è stata quella di fare un “concorso” al quale non potevano chiamare i giovani, che io adoro, ma li avrebbero fatti a pezzi. Ci sono state proposte anche quella di Calatrava… Lei avrebbe fatto il progetto insieme a Calatrava che era anche l’auspicio del sindaco? Perché no, lo conosco, si poteva anche fare ma non sono io che ho deciso. Adesso la mia posizione è quella del supervisore. Io non sono un timido progettualmente parlando e questa la vivo tuttora come una tragedia. Il Morandi era un oggetto d’orgoglio nazionale e locale quindi la prima reazione sensata che tu hai da bravo costruttore pensi a come attraversare la vallata, cominci subito a pensare alle portate di 50 metri che non è un modo per pensare basso ma secondo una logica di un ponte semplice, che non vuol dire banale. Il discorso di Piano continua nel raccontare, con la passione che lo contraddistingue, tutte le fasi della costruzione a partire dal seguire il lavoro in cantiere, che è sempre stata la sua attitudine sottolineata da una frase significativa del suo spirito: faccio portare un pezzo in cantiere per vedere come gioca la luce…quindi ottenere la semplicità senza perdere la forza dell’idea con l’abilità costruttiva di chi (Fincantieri) sa fare le navi. Un oggetto come trave continua, non fai un ponte isostatico ma iperstatico e qualsiasi cosa succeda il ponte sta su. Lei non pensa che, come accaduto per il viadotto di Norman Foster nel sud della Francia, esito di un concorso, in Italia siamo ancora indietro con queste modalità? Chiaro che i concorsi devono essere fatti e intanto i ponti non devono crollare…generalmente se si fa un ponte nuovo si fa un concorso, io avrei anche partecipato. Qui siamo però in un quadro completamente diverso. Lei quindi pensa che la tragicità dell’evento abbia accelerato le decisioni della politica optando per una soluzione senza concorso? E’ una constatazione, ma capisco che fare un concorso non implica troppo tempo è la solita scusa ma non c’entra con il ponte. Infatti io ho sempre detto che i concorsi in Italia non si fanno perché non si vuole perdere il controllo sul progettista. Un progettista che vince per sue capacità è una persona libera ed io ho costruito la mia carriera sui concorsi. Su questo caso specifico è difficile e qualcuno pensava che andasse ricostruito l’indomani, ma se ci spostiamo sulle opere pubbliche bisogna fare i concorsi. Esiste una legge sulla qualità dell’architettura ferma dal 1998, Ministro dei Beni Culturali Walter Veltroni, che poneva al centro lo strumento del concorso come buona pratica lei da senatore cosa pensa di poter fare? Io sono andato in commissione per difendere una legge e tutto un altro mestiere, mi sono reso conto che sarei stato ininfluente, sono realista. Mi sono spostato prima sulle periferie, poi sul sisma, nel 2018 abbiamo impostato un progetto in una zona sismica a Sora e quest’anno ho dodici ragazzi con cui lavorerò sulle periferie. Non esiste il senatore a vita che si occupa di periferie. E’ un terreno molto delicato e non ho ancora capito, sono d’accordo con lei.. Una cosa che mi spiace è l’essere percepito come mediatico, ma le cose che faccio hanno una evidenza mediatica. Quando Bucci l’ha chiamata non ha pensato di valutare l’ipotesi di conservare una parte del ponte? Mi fu detto che il ponte sarebbe dovuto essere periziato tutto e che avrebbe preso il tempo di un anno, mi ha chiamato anche Luca Zevi sullo stesso tema. Nessuno si è più fidato, ma in che modo è stato costruito? Perchè il cemento si è microfessurato?Morandi sapeva benissimo che il cemento non lavora a tensione e aveva messo la precompressione nei tiranti, ma se il cemento non ha la composizione giusta questo calcolo salta…Quello che mi da fastidio è che io appaia come quello che si è comportato in maniera eticamente sbagliata, anche rispetto ai giovani che per essere aiutati non devono essere mandati allo sbaraglio. L’intervista realizzata con Luca GIbello, direttore del Il Giornale dell’architettura che ha dedicato uno speciale sul ponte di Morandi. |