Federica Alcozer. Viaggio nell’Italia delle periferie/Genova
L’occasione del bando Periferie lanciato dal Governo ha portato le città ad interrogarsi sulle proprie periferie, sui quartieri con maggiori caratteri di degrado, dismissione di aree ed edifici, disagio sociale. Genova ha risposto presentando progetti concentrati sull’area di Sampierdarena, Campasso (una parte di Sampierdarena) e Certosa a nord. «Genova è una città senza periferie perché è una città policentrica», ha più volte scritto Bruno Gabrielli, riconoscendo all’autonomia amministrativa mantenuta da molti centri fino al 1926 una matrice identitaria in grado di rendere riconoscibili le centralità altre da Genova. Analogamente la morfologia del territorio, tra la costa e le colline, ha compresso la città in pochi spazi densi, negando i tratti della dispersione che riconosciamo in altre periferie. Ciononostante alcune aree hanno vissuto negli ultimi anni un impoverimento della complessità urbana, con aumento del degrado fisico degli spazi, di edifici dismessi, del disagio sociale, con il crollo dei valori immobiliari. E’ periferia dove riscontriamo “marginalità” sociale, economica, dove la città perde la propria articolazione funzionale, dove le relazioni (sociali, produttive, culturali, commerciali) vengono a ridursi. Attraverso questo sguardo riconosciamo molte periferie anche a Genova, a Ponente e a Levante. Solo in alcuni casi il degrado è molto elevato. Sampierdarena è il caso principale. Osservando Sampierdarena L’identità storica emerge ancora oggi dal proprio tessuto urbano: antiche dimore di villeggiatura dei nobili genovesi, monumenti che testimoniano la propria autonomia (chiese ed edifici pubblici), aree industriali e artigianali, edifici residenziali, operai e popolari, circondati da grandi infrastrutture ferroviarie, stradali e autostradali, aree e infrastrutture portuali, strutture agricole a margine del tessuto urbano, tracce di una rete commerciale, a servizio della popolazione e delle attività produttive e portuali, sempre più fragile. Sampierdarena è articolata al suo interno da diverse unità ancora riconoscibili: il centro, San Gaetano, Campasso, Belvedere, San Bartolomeo del Fossato, Promontorio. Si tratta di un quartiere collegato con il centro attraverso lo sbancamento del colle di San Benigno (anni ’30) e la realizzazione di un centro direzionale (anni ’80). Il piano di quest’ultimo venne approvato nel 1984 e fu avviata la costruzione di una serie di edifici a torre. La realizzazione del nuovo complesso ha trasformato la morfologia di questo snodo urbano, la cui identità precedente era data dal quartiere della Coscia e dalle infrastrutture retro portuali, ma la sua attuazione non ha impoverito la multifunzionalità di Sampierdarena. L’altra trasformazione urbana recente è la Fiumara. L’area era occupata dall’Ansaldo, che per oltre un secolo rappresentò il cuore industriale di eccellenza del quartiere e che fu totalmente dismesso nel 1991. La trasformazione fu avviata nel 2000 con la realizzazione di servizi, un centro commerciale, un cinema multisala, un palasport ed edifici residenziali. Nonostante il mix funzionale e la presenza di un’area verde, l’intervento non si è ben integrato con il quartiere e ha impoverito il tessuto commerciale minuto. Inoltre ha generato un notevole incremento del traffico veicolare, già congestionato in quest’area di forte transito tra il centro di Genova, i quartieri del Ponente e della val Polcevera. Il disagio sociale che caratterizza Sampierdarena è testimoniato negli ultimi anni dal numero di aggressioni, in costante crescita, e dal numero di persone e in particolare di minori assistiti nell’Ambito Territoriale Sociale, più di mille unità su una popolazione di oltre 45.000 abitanti. Il drastico calo dei prezzi immobiliari residenziali ha attratto le fasce più deboli della popolazione e Sampierdarena ha il record genovese di stranieri, pari a circa il 17%, provenienti in gran parte dall’Ecuador. Pietro Luigi Piccardo, Genova 2005-2009, stampa a contatto da negativo 20x25cm Il bando Periferie La città metropolitana di Genova ha partecipato al bando presentando un Programma composto da 11 progetti per un investimento complessivo di oltre 24 milioni, 18 dei quali dal Governo. Le proposte progettuali propongono: il riuso di edifici dismessi (ex Magazzini del Sale, la Fortezza, l’ex mercato ovo-avicolo), la riqualificazione di aree pubbliche (ex biblioteca Gallino, piazza Tre Ponti, Centro Civico Buranello e le arcate ferroviarie, i cosiddetti voltini), la realizzazione di un’isola ambientale a ridotto traffico veicolare. Da un lato è chiara la strategia di concentrare i finanziamenti in una parte circoscritta della città, dall’altra appare ancora debole il quadro complessivo della rigenerazione urbana da attuare, in particolare in termini ambientali ed economici. Appare necessaria maggiore integrazione tra i singoli interventi, una revisione dell’identità del quartiere in un quadro più ampio in termini temporali. L’identità sociale (città operaia), produttiva (industriale e portuale) e commerciale che aveva Sampierdarena non esiste più, ma la permanenza di forti caratteri distintivi impone una riflessione più profonda sulle prospettive future, a supporto delle scelte da finanziare nei prossimi anni affinché torni ad essere una città dentro Genova. 27.4.17 Peer review EP |