Antonino Terranova. Ecologia malattia senile
Ecologia malattia senile dell’ideologia luogocomunista della metropoli consumista? Allora il mio commilitare era già alla frutta. Con l’ANCSA in seguito faticammo non poco per promuovere azioni di recupero urbano strategico tali da conservare non gli oggetti ma i processi storici, anche discontinui, e insomma una corretta evoluzione della “città vivente”, la strada era in salita perché era già il tempo delle formule: il modello bolognese di ultra-conservazione edilizia ed urbana socialmente inverificata aveva le carte anche politiche in regola; la città storica era ormai il centrostorico; nascevano alla metà degli anni settanta simultaneaamente il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (ogni cosa identica all’altra, un paesaggio ed una tazzina: sotto il segno dogmatico della conservazione e della (non detta, allora) valorizzazione secondo ideologia-metodologia totalizzante) e la Lega Ambiente che politicizzò la Conservazione finallora elitaria proprio mentre esordiva una politica Conservazionista o Conservatrice sotto le insegne pauperiste e moraliste dei Sacrifici e, figuriamoci, le domeniche in bicicletta. Il Modello riformista del Centrosinistra quello vero era fallito: una Italia attraversata dall’autostrada del sole e punteggiata di Motel Agip e Jolly Hotel, di Villaggi turistici tipo-Valtur e magari di qualche lungomare con torre panoramica alberghiera (il tipo edilizio che continua a garantire il massimo di uso pubblico per rotazione del panorama) e perfino di misurate lottizzazioni come ce n’erano state a punta Ala o ad Arenzano e perfino qualche porto turistico (si disse Marina, e diventò un reato…ufficialmente!). Allora però intanto io avevo torto e non me ne ero accorto, la malattia ero io che volevo tenere in equilibrio il già squilibrato, la metropoli planetaria stava atterrando con le sue dis-giunzioni anarcoidi nella “terra dei cachi” con le ovvie esagerazioni contrapposte compresenti di sciatteria ed archeologia, di museificazione e di disordinamento periurbano, e le riserve naturali ed i centri storici ed ormai i più bei borghi d’Italia e l’Agriturismo pervasivo costituivano davvero le “risorse” della principale post-industria del Bel Paese (quello delle gigantografie torinesi di Valterveltroni), un turismo ludico culturale de-sublimato a botte di sindrome di Stendhal che dall’epoca dell’olimpico Goethe godeva della sublime contrapposizione tra gli Ordini architettonici e le ombose Frasche con donzellette dei Castelli romani. L’importante è che mentre percorri il casino tra barattoli ammaccati e latrine spezzate non li vedi e guardi invece i panorami paradisiaci dei parchi o degli itinerari ecologici circonvicini dove portare i bambini e di qualche centro storico pedemontano per il più anziano. Dopotutto, proprio la originariamente trascurata Ecologia Umana, che pre-esisteva ai furori dell’ecologismo italiano extra-umano: oppure, ormai, alla post-umana svendita Mediterranea? [Antonino Terranova] |