Periferia italiana. ON/Corviale
ON/Corviale un progetto/soggetto Questo interrogarsi ha costituito la base frammentaria e incerta, direi le “fondamenta decostruite” di un continuo lavoro di relazione e tessitura operato sul territorio, con esso, con le istituzioni, con i media e persino con l’opinione pubblica. Una operazione continua di traduzione tra sè e con gli altri, che ha affrontato il progetto/soggetto, ON/Corviale. Corviale, Roma 2004, fotografia di Emanuele Piccardo Lo sguardo sul lavoro realizzato e anche solo immaginato a Corviale è incrociato da una serie di appunti sull’Osservatorio Nomade e sugli strumenti operativi di azione/traduzione sui diversi territori in cui il progetto ci ha portato ad agire. A partire dal Network, strumento esso stesso molteplice, teatro della riflessione sulla costruzione di un soggetto reticolare ma anche strumento operativo di comunicazione/traduzione attraverso il giornale, il sito web e l’esperienza di TeleCorviale. L’Osservatorio Nomade (ON) propone una pratica collaborativa, nella ricerca e nell’azione sul territorio, ispirata ad un paradigma conoscitivo e operativo non assertivo ma fondato sulla creatività, la cooperazione, la multi-disciplinarietà, il rispetto della diversità, la convivialità e il gioco. La pratica di ON, è ad un tempo, conoscitiva e trasformativa, fondata sull’azione, o meglio sulla co-azione tra l’osservatore, agente estraneo ma partecipe, e il territorio, la sua realtà vivente, e le memorie e gli immaginari che lo animano. ON è esso stesso in divenire, irregolare e dinamico; emerge dal caos attraverso aggregazioni rizomatiche e proiezioni reticolari. Tesse e ritesse relazioni cercando di promuovere creativamente consapevolezza, collaborazione e autorganizzazione, sperimentando un modello organizzativo altro rispetto al modello gerarchico e competitivo dominante. L’Osservatorio Nomade eredita da Stalker l’attitudine all’ascolto e all’attraversamento e il piacere della condivisione, una apertura creativa all’incertezza e al diverso che per essere salvaguardata deve essere agita in più contesti e per questo deve essere continuamente tradotta, trasmessa, trasferita, tramandata, resa pubblica. È un’esigenza di ulteriori attraversamenti che aggiunge alle pratiche nomadi e all’identità straniera di Stalker quella della traduzione, l’elaborazione di una identità meticcia ed eretica, sempre a rischio di tradimento di se stessi o degli altri. Una pratica che necessita tanti dispositivi di traduzione e traduttori quanti sono i territori attraversati, tante narrazioni quanti sono i contesti a cui vengono rivolte. ll network nasce dall’esigenza di gestire una infinità di diversi piani di comunicazione, dalla comunicazione interna, a quella sul campo con gli abitanti, quella con le diverse discipline di riferimento, l’arte, l’architettura, l’antropologia ecc.. e con i diversi enti di ricerca, gestione e trasformazione del territorio quali le amministrazioni pubbliche, l’università, e non ultima quella con gli strumenti di comunicazione di massa. Learning from Corviale A Corviale l’Osservatorio Nomade sta realizzando un percorso che prende le mosse da quell’incrocio tra arte, architettura e politica all’origine della progettazione stessa di Corviale per ribaltare le interazioni tra questi tre mondi e sperimentare una inedita relazione tra essi. Un percorso in cui non si cerca di individuare nell’architettura un valore artistico, ma piuttosto di dare la concretezza di una pratica trasformativa dello spazio urbano all’azione transdisciplinare che si sta sperimentando nel tessuto vivo della città. Volendo farne uno slogan, il problema non è fare di una architettura o di un progetto urbano un’opera d’arte, ma operare, attraverso una pratica “artistica”, nell’ambito dell’architettura e dell’urbanistica. Verificare una complessa e articolata strategia di intervento nella realtà urbana condivisa con gli abitanti e proporla alla politica chiedendo l’occasione perché venga sperimentata quale laboratorio concreto di una nuova pratica di trasformazione urbana. Il primo passo è capire se questa azione può essere strumento di rivitalizzazione e recupero di una relazione degradata tra politici, progettisti e abitanti. In questo senso Corviale è una grande sfida, l’occasione di agire tra valori e forme di una ideologia dell’architettura che qui ha trovato estrema espressione, e forse anche la morte. Il tutto alla luce di una ricca e a tratti drammatica esperienza umana, quella di chi abita Corviale, e di una ricerca interdisciplinare che proprio da certi fallimenti prende le mosse e proprio a Corviale ha l’opportunità di reinventarsi. 24.12.14 |