Sara Giaveno. Usonia: intervista a Roland Reisley
Sara Giaveno, giovane laureata del Politecnico di Torino, con una tesi dal titolo “Usonia, una comunità costruita con Frank Lloyd Wright.Proposte di conservazione e valorizzazione per il patrimonio architettonico”, nel giorno del 150esimo anniversario della nascita di Frank Llloyd Wright, avvenuta l’8 giugno1867, pubblica su archphoto l’intervista fatta a Roland Reisley uno dei primi proprietari delle case di Usonia, la comunità fondata nel 1955 a Pleasantville, New York. SG: In che modo oggi i membri di Usonia percepiscono l’appartenenza alla comunità? Sono rimaste tracce dell’originario senso comunitario? RR: Persiste un senso di comunità, organizziamo eventi come le celebrazioni per il Capodanno durante i quali tutti ci riuniamo, abbiamo ancora questi eventi ma una volta praticamente tutti erano desiderosi di partecipare, ora non è più così. In parte questo accade perché il mondo è cambiato. Per 40 anni di circa 47 case solo 12 hanno cambiato proprietario, e 6 di queste sono passate alle nuove generazioni. Durante questi 40 anni i membri hanno acquisito più denaro e le famiglie si sono allargate. Tali membri originari erano profondamente devoti alla comunità, oltre che all’idealismo ad essa legata, e non desideravano lasciarla ma, d’altra parte, vi era necessità di maggiore spazio. Tale dinamica provocò l’inserimento di numerose porzioni aggiuntive al blocco delle case esistenti, tali porzioni sono difficilmente distinguibili perché sono integrate con la parte originaria. Oggi molte di queste case sono di proprietà della seconda e terza generazione che modificano gli edifici ogni anno, specialmente gli arredi interni. (Tornando a parlare della comunità…) Ci sono membri che oggigiorno non hanno tempo di recarsi ai nostri incontri perché sono troppo occupati, le relazioni fra persone sono cambiate, e questo a causa dell’avvento di nuove tecnologie. Il contatto umano è perso, questo è un triste fatto, il mondo sta perdendo il suo capitale sociale. “Bowling alone” è un interessante aforisma di un sociologo con il quale egli intende che quelle attività che prima si facevano in team, ora sono condotte da sole dal singolo individuo. Questa metafora può ben esemplificare i cambiamenti che stanno avvenendo.” SG: In che modo è possibile diventare oggi membro della comunità di Usonia? È ancora richiesta un’intervista conoscitiva? RR: Nessun membro deve essere accettato oggi dalla comunità prima di prendervi parte, questo perché dal 1955 abbiamo avuto dei problemi finanziari. Eravamo una Rochdale Cooperative, basata sulla proprietà collettiva del terreno. In proporzione a quanto denaro il singolo membro era disposto ad investire, una quantità relativa di servizi gli veniva fornita, nessuno tuttavia possedeva privatamente qualcosa. Nel 1955 la comunità contava 35 case che costarono molto di più di quanto chiunque avesse potuto preventivare. Le banche chiedevano insistentemente i pagamenti ed era inoltre un periodo molto difficile per acquisire nuovi membri di cui avevamo bisogno. Questo problema fu causato dal fatto che per diventare membro effettivo bisognava investire una certa quantità di denaro per entrare a far parte della comunità ma, solo successivamente, la casa poteva iniziare ad essere costruita. Sotto molti aspetti diventare residente si fece così costoso che molti membri vollero i soldi indietro con lo scopo di lasciare la comunità. Il problema fu che non disponevamo più di quel denaro poiché era stato investito per costruire infrastrutture e strade. Per tale motivo fu difficile attirare nuove persone interessante a diventare membri della comunità a causa del costo elevato che questo comportava. Planimetria di USONIA Infine, ci persuademmo ad accettare la proprietà privata. La conseguenza fu che perdemmo il controllo sulle case poiché dal 1955 le persone poterono venderle liberamente ed avere effettiva proprietà privata su queste. Perdemmo la possibilità di controllo ma, per essere onesto, tutti i membri di Usonia furono persone corrette. Sono per cui convinto che se anche avessimo avuto la possibilità di filtrare gli ingressi nella comunità di Usonia, non avremmo potuto fare meglio di quanto abbiamo fatto. SG: Esiste un comitato o un gruppo di volontari appartenenti alla comunità che si è preso carico della salvaguardia del patrimonio architettonico di Usonia nel tempo? RR: I membri della comunità non sono molto interessati singolarmente alla conservazione. Qualcuno si prende cura degli esterni, in particolar modo di preservare l’aspetto delle facciate, ma non abbiamo controllo sugli interni. Tuttavia, le persone si prendono cura delle case non nel senso di conservazione storica ma riconoscono la necessità di preservare i caratteri architettonici. Non si tratta per cui di consapevolezza di un valore storico, molte persone non lo intendono in questo modo, si tratta piuttosto di mantenere lo stile. Chiaramente ci sono persone interessate all’architettura ma questo interessamento consiste nel preservare le caratteristiche e le condizioni delle loro case. I membri fondatori, dei quali sono l’unico rimasto, erano legati molto profondamente a questi valori. La seconda generazione anche è consapevole di questa eredità rispetto a quelli che sono venuti ancora dopo, questo perché ricordano cosa significa essere cresciuti qui. È giusto sottolineare che a loro importa, ma non necessariamente condividono il valore sociale che i loro genitori provavano nel sentirsi parte di una comunità dopo la seconda guerra mondiale. Questo sentimento consisteva nel desiderio di creare una comunità per condividere dei valori comuni. L’idealismo proprio dei membri fondatori è ricordato e riconosciuto dalle generazioni successive ma non necessariamente condiviso. Dal mondo esterno siamo visti come una riuscita realizzazione di un ideale sia sociale che architettonico. Siamo diventati 3 anni fa dei National Historic District. (La comunità fu iscritta al National Register of Historic Places nel 2012 come Usonia Historic District) Questo conta. L’Agenzia Nazionale ha esaminato la comunità e registrato il luogo nella lista. Nel nostro paese una conservazione più regolamentata viene fatta sui landmarks. Abbiamo il National Register of Historic Places che include edifici, comunità e distretti. Vi è inoltre un movimento per la conservazione nel nostro paese, ma non tutti ne condividono i valori. Esiste però. Siamo visti dal mondo come una realtà speciale e di valore. Ho spiegato in cosa crediamo, ed è piaciuto. La nostra comunità può essere un esempio di cosa può esser fatto anche in altre zone. La Pump House fu la prima struttura qui, venne costruita dai tutti i membri fondatori con l’intento di creare qualcosa assieme. Questa struttura divenne così il simbolo della nostra unione, e negli anni a venire decidemmo di attribuirle un valore storico ponendo una placca di bronzo in memoria. Sebbene questo sito fu riconosciuto come distretto storico nazionale, alcuni membri non hanno la sensibilità di conservarne i valori peculiari. Per esempio, alcuni membri dissero di volere strade più ampie (per il traffico dei veicoli) ma queste furono progettate da Wright come strade molto strette per un motivo. Ci sono tuttavia persone che non capiscono l’importanza di alcune scelte. SG: Vi sono elementi progettuali di Wright che hanno subito dei cambiamenti? (es. la divisione in lotti) Se si quale è stato il motivo di tale cambiamento? Quali elementi del disegno originario sono invece rimasti immutati? RR: La maggior parte degli elementi sono stati conservati, il disegno generale non è cambiato molto dall’originale, vi sono state giusto modifiche in qualche aspetto. L’intenzione originaria, come requisito legale, era di non avere recinzioni. La visione di Wright consisteva in una porzione di territorio ininterrotta, con strade strette per connettere le abitazioni che si trovavano divise solo da elementi naturali. Tuttavia, durante gli anni, i membri della comunità decisero di delimitare il confine del proprio lotto in alcuni casi con alberi. La possibilità di conservare lo schema originario, dal punto di vista legale, fu difficile. Sono dispiaciuto perché mi piaceva percepire quel genere di apertura. Frank Lloyd Wright stabilì che il lotto della singola casa dovesse essere almeno di un acro, ma che non ci dovessero essere confini delimitati. Nonostante queste raccomandazioni ora si iniziano a vedere lotti più definiti. A causa di questi cambiamenti ho provato a ricordare ai miei vicini il manifesto di Wright per condividere nuovamente il suo originario intento. La maggior parte delle persone però non vi da il giusto peso, per cui oggigiorno hai la percezione del rispetto della natura ma si può notare questa delimitazione. Questo è l’originaria mappa del sito (indicando la planimetria disegnata da Wright) con lotti circolari e strade molto strette. Wright disegnò anche una sorta di fattoria ed un edificio comunitario che non vennero mai costruiti. Oggi il sito è formalmente diviso in lotti poligonali di 1,25 acri ciascuno. Nell’intero sito solo un lotto fu aggiunto allo schema originario ed appartiene ad una famiglia tornata nella comunità dopo qualche tempo. In ogni caso, nessun’altra aggiunta è programmata ma non abbiamo il controllo su un possibile sviluppo futuro. SG:Ci sono alcune case che sono rimaste immutate nel tempo? RR: Tutte le case hanno subito mutamenti in qualche elemento. L’unica che è rimasta immutata è la Sol Friedman House a causa della sua distribuzione circolare che non permette significativi cambiamenti. SG: Che tipi di interventi sono stati fatti sugli edifici? Avete registrato tipologie di degrado ricorrenti? RR: Riguardo la conservazione degli edifici il materiale più ricorrente che è la pietra non ha mai arrecato problemi. L’unico materiale su cui si sono registrati degradi è il legno, questo a causa di umidità e del contatto col suolo. Si è scolorito, si è crepato, sono comparse delle bolle. Per lo più si tratta di legno di cipresso e cedro. Circa 15 anni fa scoprimmo il Sikkens. Questo può essere applicato nei punti in cui il legno risulta danneggiato a causa dell’umidità per migliorarne la finitura. Tutti i materiali di rivestimento sono naturali e molto duraturi, solo ogni 7-10 anni compare qualche difetto. In ogni caso, il degrado non può essere completamente rimosso ma ce ne si può prendere cura oppure, in caso, sostituire l’intero pezzo. Ad esempio, qui in Reisley House non riusciresti a riconoscere i cambiamenti che sono stati apportati, ma ci sono ovunque. I cambiamenti esterni sono ovunque. Il materiale della Reisley House è il cipresso che è molto duraturo, all’interno è stato lavato solo una volta in ben 62 anni, all’esterno invece molte parti sono state sostituite. (Descrivendomi una foto dal suo libro Usonia New York, Building a community with Frank Lloyd Wright…) Questa è una fotografia originale della Reisley House, probabilmente prima della sostituzione con nuovi materiali. Ne ho avuto molta cura. Questa è la finitura che devo sostituire ogni 5 o 6 anni. La casa oggigiorno sembra esattamente la stessa, ma ha nuovi materiali ben integrati. SG: Ci sono state alcune modifiche alle case per apportare nuove tecnologie e impianti? RR: Originariamente abbiamo adottato il sistema di riscaldamento a pavimento. Tutte le case qui hanno questo tipo di impianto, sfortunatamente a causa della corrosione dei tubi metallici non è durato a lungo. Una porzione di Reisley House fu una successiva addizione apportata da Wright, in questa non abbiamo utilizzato tale impianto. (La nuova porzione include le stanze da letto e la play-room, locali riconoscibili dall’utilizzo di una diversa finitura di pavimentazione) Rompere il pavimento per inserire l’impianto e riscaldare le camere non avrebbe avuto molto senso perché questo tipo di riscaldamento aveva mostrato le sue debolezze nel tempo.
SG:Mi racconta come é fatta la sua casa? RR: Nelle tipiche case di Frank Lloyd Wright è possibile notare come da uno spazio stretto e molto compresso si passi poi ad un altro con una vasta espansione. Gli angoli che utilizza sono interessanti. Il sistema geometrico che ha usato nella progettazione della casa è l’esagono, ottenuto dalla combinazione di sei triangoli. Wright ha creato un sistema di angoli a 60 e 120 gradi. Se guardi, puoi vederli nel pavimento, come un’unità base. Il lato del triangolo è 4 piedi, e tutte le misure nella casa sono multipli di questa grandezza. Magari non proprio esattamente ma questo crea sicuramente armonia, un progetto completo. La casa è costruita su una piattaforma che è parte della casa stessa, alcune parti sono racchiuse all’interno, altre escono all’esterno. In molte case moderne è presente un’unica lastra di vetro come finestra, ma Wright decise di dividerle per consentire più protezione ed un senso di riparo. Il tetto sporgente copre i raggi solari d’estate, li lascia filtrare in inverno, e fornisce privacy. Col brutto tempo è come trovarsi dentro ad un rifugio, senza sentirti esposto. I temi di rifugio e protezione furono i maggiori elementi di approfondimento nelle case di Wright. Inoltre non vi sono lampade nella casa, l’illuminazione è garantita dalla luce naturale. Influenzato dagli insegnamenti di Emerson e Thoreau secondo i quali l’essere umano è connesso alla natura, Wright ha teorizzato che non bisogna costruire ‘contro’ la natura ma ‘con’ la natura. Gli uomini di solito costruiscono per proteggere se stessi dalla schermare se stessi nei confronti della natura. Wright pensava invece che l’edificio dovesse erigersi non ‘sulla’ terra ma ‘nella’ terra, e che questo dovesse avvenire nel modo più naturale possibile. Infatti, anche i materiali utilizzati nella costruzione dovevano essere per la maggior parte naturali senza finitura superficiale. La connessione con gli elementi naturali crea un interazione fra gli uomini e le loro esperienze ed emozioni. Passando agli arredi questi sono built-in. Wright disegnò la maggior parte degli arredi interni. Nel 1961, quando la televisione entrò di uso comune nelle case, egli dovette adattare la parete disegnando un foro per inserire questa nuova tecnologia. Gli uomini, tra l’altro, non amano gli angoli acuti solitamente, per cui Wright chiuse questi spazi con piante e vegetazione oltre che con qualche piccola strategia architettonica. Alla fine del corridoio vi era la play-room per i bambini situata forse un po’ troppo lontano, oggi non è più utilizzata. In origine la casa si concludeva nel punto in cui la sala da pranzo inizia. La casa fu costruita nel 1951 e questa porzione fu aggiunta nel 1956, sempre su progetto di Wright. Wright riconobbe subito l’importanza dello spazio cucina inteso come laboratorio aperto, riflessione che possiamo ricondurre al moderno concetto di open space. Questa porzione è stata aggiunta nel 1956, ed il pavimento (usarono un differente tipo di pavimentazione rispetto a quello del salotto) viene lucidato ogni 10 anni. Puoi notare in che punto alcuni elementi sono stati sostituiti (sono presenti piastrelle differenti). Ora siamo nel corridoio della porzione aggiunta. Ci sono 4 camere da letto ma gli spazi più importanti della casa sono la sala da pranzo, il salotto, il camino ed il laboratorio. I giapponesi sono da sempre stati entusiasti dell’architettura di Wright perché vi riescono a scorgere la loro influenza. Probabilmente l’idea di Wright di utilizzare dei moduli proviene dall’uso del tatami giapponese come unità di misura della casa. Nel corridoio ci sarebbero dovuti essere dei lucernai ma, a causa della spesa elevata, vennero poste delle lampade. Qui invece abbiamo un bagno a misura di bambino. Il livello alto era originariamente la play-room ma questa si trovava troppo lontano da zona in cui si trovava la mamma per i lavori domestici, venne così destinata come zona per la baby-sitter dei bambini. Questa casa è stata una buona casa per una famiglia, e lo è tutt’ora. Tesi di laurea Politecnico di Torino: “Usonia, una comunità costruita con Frank Lloyd Wright.Proposte di conservazione e valorizzazione per il patrimonio architettonico”. Relatore Prof. Emanuele Morezzi *** English text RR: Less so. There is a sense of community, we have some events such as New Year celebration and party where everybody came. We still have them but almost everybody wants to participate one time, not so anymore. In partly because the world changed. For 40 years, about 47 homes only 12 changed owners, and 6 of those passed to the next generation. During those 40 years people had more money, and more children. The original members were so attached to the community and its idealism and did not want leave, but due to the necessity of space, were made so many additions to the houses. Now you can’t see these elements because are sympathetic to the existing structure. I know where they are, but them are integrated to the original portion. Now many of these homes are owned by second and third generations, and the structure changes every years, especially furniture. There are members who really don’t have time to come meetings because they are too busy. The relationships changed due to technologies. Human personal contact is lost, that’s sad. The world have been missing its social capital. There is an interesting aphorism by a sociologist that is: “bowling alone”. He said that there are more people bowling nowadays, but once there was a team, now you do it alone. This is the metaphor that could explain the current changes. SG: How do you become a community member today? Is it required an interview nowadays? RR: No members must be accepted now. In 1955 we had financial difficulties. We were a Rochdale collaborative community characterized by collective ownership. In proportion of what you have invested the services were designed for you, built and paid for you, but you didn’t own something. We had 35 houses built in 1955, but them cost so much more than everybody expected. The bank was pressing us for payments, and it was difficult to get any additional members that we needed. When you became part of a community you had to put a certain amount of money to join it, and then, eventually, your house would be built. So, become resident cost too much and someone changed mind and wanted the money back in order to leave community. However, we had no more money, because we spent them to build roads and infrastructure. Thus, it was difficult to attract new members, because the costs were high. At last, we persuaded ourselves of ownership. As a consequence, we lost a little of control on the houses because after 1955 people sold them and had a real ownership. We lost the ability to control, but to be honest, the community members were very good people. Thus, I am sure that also if we had the ability to control the entry into Usonia nowadays, we won’t do better. SG: Is there a committee, or a voluntary group composed by community members, which has been taking care on the architectural heritage over time? RR: The members of the community are not so much interested individually in preservation. Someone takes care of the exterior, in particular in maintaining the original exterior façade, but we have not the control on the interior. However, people maintain their houses not in a sense of historical preservation, but in a sense of recognizing the importance to maintain the architectural character. It is not about the awareness of an historical value, most of the people don’t see it in this way, they maintain only the style. Clearly, there are people interested in architecture, but they are interested in maintaining the character and the conditions of their houses. The original members, and I am the only one remained, were more linked to these values. However, also the second generation is more aware than the others following because they remember growing up here. They care, but they do not necessary share the social sense that parent’s had concerning being part of a community after the Second World War. The sense consisted in the desire to form a community and to share. The idealism belonging to the original members is remembered and recognized by second generation but not necessary shared. Talking about the outside world, we are seen as a great realization of a social and architectural ideal. We became 3 years ago National Historic District. (The community was listed in The National Register of Historic Places in 2012 as “Usonia Historic District”). This matter. The national agency examined the community and this place was recorded in the list. In this country very serious preservation is made on the landmarks. We also have the National Register of Historic Places that includes buildings, communities and districts. There is a preservation movement in this country but not everybody shares the values. But it does exists. We are seen by critical world like something special and valuable. I pointed out in what we believe, and they liked it. Our community could be an example of what can be done in other areas also. The Pump House was the first structure here, it was built by all the members which wanted to create something together. Thus, it became the symbol of our unity, and we decided some years ago to use it as our historical structure. Here we put a bronze plate in memory. So this site was nationally recognized as historic district but some members don’t have the sensibility to preserve the particular values. For example, someone said to design wider roads, but them were created as narrow roads, them intended to be narrow, but there are people that don’t understand the importance of some choices.” SG: Are there any Wright’s design elements which were changed? (Ex. the parcels partition) Which was the need? What of the original drawing remained unchanged? RR: For the most part we have preserved, the drawing is not very changed from the original, it changed in somewhat. The original intention, as a legal requirement, it was to have no built fences. Wright’s ideal consisted in un unbroken area with narrow roads connecting people to the land, therefore most of the building were divided only by nature. However, over years, individual members decided to define their home site with boundaries, or trees in same cases. The ability to preserve this scheme legally was difficult. I am concerned because I like to see the original open sense. Frank Lloyd Wright said that individual home site should be one acre at least, but with no boundaries. Despite this, now there are more and more defined areas. Due to this changes, I tried to share with my neighbors the Wright’s “manifesto” in order to remember his original intent. However, most of the people don’t see this, so now you can have the perception of the respect for nature, thanks to the use of natural materials and integration with the environment, but I can notice the separation and these changes. This is the original site plan (while looking at the map), with circular lots and narrow roads. Wright designed also a farm and a community building which were not built. Now, the site plan is formally field into polygons, with 1,25 acres each. In the entire plan, only one parcel was added to the original scheme. It belongs to a family that returned to the community. In any case, no other addition are planned, however we can’t control the future possible development. RR: All of the houses changed in somewhat. Only Sol Friedman House did not change due to its circular distribution that it’s not practical to do something. All the others had well integrated new parts. SG: What type of interventions were made on the buildings? Are there any recurring decays? RR: About the maintenance of the buildings, the stone has never showed problems. The only material that had some decays was the wood due to the weather and the contact with the soil. It vanished, cracked and blistered. Cypress wood almost, and cider wood. About fifteen years ago we discovered a new material called Sikkens. This can be applied where the wood is damaged due to moisture and wetness in order to regulate the exterior finishing. We have only natural finishing and the materials are very durable but more or less every 7-10 years they became to show something. However, the decay can’t be really covered, you can only take care of them, otherwise you have to remove them. For example, here in Reisley House, you wouldn’t recognize the changes but they are everywhere. The external changes are everywhere. The material of Reisley House is all cypress, and it is very durable. Inside the wood was washed and waxed only once in 62 years; outside the most part was re-done. (While describing an image from his book Usonia New York, Building a Community with Frank Lloyd Wright…) This is an original photograph of Reisley House, probably before new materials, I took good care. This is the finishing that I have to replace every five or six years. Now the house looks like the same but it has new materials well integrated.” SG: What about the adjustments to include new technological systems? RR: Originally, we had the radiant heating under the floor. All the houses here have this heating system, unfortunately it doesn’t work forever due to the pipes corrosion. SG: Tell me more about your house… RR: In the Frank Lloyd Wright buildings there are narrow and compressed spaces and then a wide expansion. The angles are interesting. The geometric system that he used in the house was the hexagon, which is obtained by combining six triangles. Wright created a system of 60 and 120 degree angles. It can be seen on the floor, it is the base unit. The side of triangle is: 4 feet, and all the dimensions of the house are multiples of that form. Not very exactly but it create a harmony, a complete design. The house is built on a slab and it is part of a house. Some parts enclose, some outside. In many modern houses you have a unique piece of glass as window but Wright intended to divide the window in order to provide protection and shelter. An hanging roof covers from summer sun, it lets the winter sun entrance and maintains the privacy also. In a bad weather you feel like under a shelter, you do not feel exposed. The shelter and the protection was the most important architectural element in Wright’s design. There are no lamps in this house also, only natural light. Wright learned from Emerson and Thoreau that human beings are connected to nature. He did not build ‘against’ nature, but ‘with’ nature. Humans usually built to protect themselves from nature, from weather, but it happened always to protect themselves “against” something. Frank Lloyd Wright thought that building should grow not ‘on’ the land, but ‘in’ the land, and much more naturally as possible. In fact, the materials should be natural, with no painting. The connection with natural elements creates and interaction between humans and their experiences and emotions. The chimney and the fire place were the core of the house. The furniture were built-in. He designed the most part of the furniture, in 1961 when television arrived Wright had to adjust the wall by designing a hole for the new technology. Human beings usually do not like acute angles, thus he closed them with vegetables and some architectural strategies. At the end of the corridor there was the play-room but it was too far from the kitchen, thus it was no more used. In origin, the house ended where dining room starts. The house was constructed in 1951 and this part was added in 1956, Wright designed it. Windows were tapped. He designed kitchen too, Wright understood the importance of this space such as open laboratory, the beginning of the modern ‘open space’. This is the 1956 addition: focusing on floor, (it was used an another type of pavement from that one used in the living room) it is polished every ten years. You can notice the points were this was changed (there are different tiles). We are in the corridor of the addition now. There are 4 bedrooms, but the dining room, the living room, the fireplace and the laboratory were the most important spaces. Japanese people are very enthusiast about Wright’s architecture, because they can see their influence on Wright’s architecture. Maybe the idea of Wright’s modules came from Japanese tatami module. In the corridor there are some skylights but they were expensive, thus we put lamps. Here, there is the ‘children-size’ bathroom. The high level was originally the play-room, but it was too far from mom’s place, so it was used as the nanny room. This house was a good house for a family, and still it is. June 8, 2017 |