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Paolo Soleri, Arcosanti, fotografia di Filippo Romano
“Per il poeta Alan Hoffman –scrive R. Creagh (1)- “l’utopia comunitaria annunciava l’alba di una nuova era ecologica ovvero l’ultimo atto di coraggio dell’umanità”.
Paul Goodman e Murray Bookchin propongono anch’essi “una visione globale alternativa del mondo… fondata essenzialmente sulla riscoperta della natura”. “Il ritorno alla natura è…il sogno di una nuova comprensione del cosmo […] in simbiosi con gli esseri umani” dove regna il mutuo appoggio”.
La complessità dell’argomento rimanda ad una evoluzione storica dei termini che hanno sviluppato movimenti, situazioni,filosofie e teorie che riassumiamo brevemente in questo profilo a seguito:
Nel 1866 Ernst Haeckel inventa il termine ecologia definendola “semplice scienza delle relazioni”.
(Oggi Lucien Kroll (2), partendo da questa affermazione innesca un processo di architettura partecipata in alcune Banlieue trasformandole in quartieri organici nel tentativo di non “definire”, ma “orientare” processi di integrazione con la natura. Ben consapevole della tradizione della partecipazione decarliana e delle mutevoli tensioni culturali tra città e campagna, Kroll sperimenta ai margini del sistema e della città, cercando un equilibrio tra tradizione ed innovazione dove il principio ecologia e comunità tende ad essere un motore di relazione sul piano dello spazio quotidiano.)
Nel 1949 Aldo Leopold (3), il padre dell’etica ambientale dichiara per primo che l’origine della crisi ecologica è di tipo filosofico. Nel suo saggio “Land Ethic” attacca la strumentalizzazione dell’ambiente ponendo la questione da un punto di vista etico dove l’uomo deve riconoscere i diritti della natura.
La base per una nuova coscienza ecologica/ecologia sociale/social ecology (4) viene sviluppata e teorizzata nel 1963 da Murray Bookchin, che afferma:
“quel che ritengo della massima importanza è di mostrare che l’ecologia sociale è un corpus teorico coerente, che cerca non solo di spiegare il perché dell’attuale sfascio ecologico ma anche di trovare un terreno comune, una base unificante per le tematiche ambientaliste, femministe, classiste, urbane e rurali…” Questo fenomeno di ascolto produrrà due effetti, da una parte la riscoperta della natura attraverso l’esperienza dello stare insieme come “coloni” e dall’altra parte una visione distaccata metropolitana del paesaggio.
E’ nel 1972, in contrapposizione all’ecologia superficiale/shallow ecology, che l’ecologia profonda/deep ecology di Arne Naëss (5) tende a stabilire una spinta verso una revisione dei temi e delle questioni che cresceranno in seguito in modo vertiginoso. Il termine ecologismo appare per la prima volta nel saggio di A. Gorz (6), “Ecologie et liberté”, 1977.
“La scelta ecologista non è incompatibile con la scelta socialista libertaria o di autogestione, anche se non si confonde con questa. Essa si situa a un altro livello più fondamentale: quello dei presupposti materiali extra-economici. Tali presupposti sono … di ordine tecnologico, perché la tecnica non è neutrale … senza la lotta per tecnologie differenti, la lotta per una società differente è vana […]”
A seguito la “Lettera aperta al movimento ecologista” (7) di Bookchin (1980):
“L’ecologia è diventata una disciplina alla moda, direi quasi bizzarra, e la frivola popolarità di cui gode ha fatto nascere un nuovo tipo di maniaco dell’ambiente. Da una prospettiva e da un movimento che perlomeno facevano sperare nella possibilità di una lotta contro la gerarchia e la dominazione è nata una forma di ambientalismo fondato non sulla volontà di modificare le istituzioni, i rapporti sociali, le tecnologie e i valori esistenti, bensì sulla volontà di rabberciarli alla meglio. In questo senso uso il termine “ambientalismo” per significare un fenomeno in contrasto con l’ecologia, e in particolare con l’ecologia sociale. Mentre l’ecologia sociale mira all’eliminazione del concetto della dominazione dell’uomo sulla natura attraverso l’eliminazione della dominazione dell’uomo sull’uomo, l’ambientalismo è il riflesso di una sensibilità “strumentale” o tecnica, che considera la natura un semplice habitat passivo, un agglomerato di forze e di oggetti esterni, e si pone il fine di renderla più “utile” all’uomo, senza curarsi troppo di quale uso egli intenda farne. Di fatto, l’ambientalismo si riduce a mera ingegneria ambientale, e non affronta il problema cruciale della società in cui viviamo: la volontà dell’uomo di dominare la natura”.
E’ nel 1990 che W. Fox con il suo saggio (8) traccia la strada dell’ecologia transpersonale:
“L’ecologia transpersonale sviluppa un ampliamento della propria coscienza verso una dimensione religiosa di tipo buddista. Gli ecologisti della transpersonal ecology hanno contribuito a creare una consapevolezza ambientale attraverso un progressivo ampliamento della propria coscienza”.
Bookchin ribatte :
“L’ecologia sociale –riconsidera- l’intero concetto di dominazione, sia nei rapporti tra natura e società che nelle cosiddette leggi naturali e leggi sociali. Ciò che normalmente viene definito come «dominio» in natura, non è che una proiezione dei nostri organizzatissimi sistemi di controllo sociale sulle forme comportamentali proprie delle comunità animali … E’ vero: in natura esite la coercizione, ed anche il dolore e la sofferenza. Ma non la crudeltà .Non riusciamo ancora ad immaginare quanto le nostre più intime caratteristiche potrebbero espandersi se le vicende umane fossero realmente affrontate in modo etico, ecologico e razionale”. (9)
Nel 1991 per la prima volta viene coniato, da Robert e Diane Gilman, nel volume “Eco- villages and susteinable Communities” il termine ‘ecovillaggio’ (10). Nel 1995 si realizza il primo meeting a Findhorn in Scozia (Global Ecovillages Network).
Oggi il sito italiano che raccoglie le diverse esperienze fa capo a:
AAM terranova
Altre sigle:
GEN rete globale ecovillaggi
RIVE rete italiana villaggi ecologici
L’immaginario collettivo: il buon posto
La riduzione al pragmatico esercizio di rendere tutto razionale al funzionale (urbanizzato) come sterilizzazione dei luoghi, porta a nuove discussioni sull’immaginario del buon posto, oltre il concetto di città e campagna. Per contrapposizione, In questo e su questo, affonda le radici lo spirito wilderness / singing wilderness.
Scrive Thoreau: “Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare
quanto essa aveva da insegnarmi, e per scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita … Volevo vivere profondamente … distruggere tutto ciò che non fosse vita … Semplicità, semplicità, semplicità!” (11)
La nuova discussione
Superata la dualità città-campagna attraverso l’espansione metropolitana e con l’affermazione di una cultura urbana diffusa senza luogo e allotropa, prendevano il via,
sin dagli anni ‘50 nel mondo occidentale, le discussioni attorno a :
Il termine paesaggio (12)
Il Limite della città (13)
Piccolo è bello (14)
Vita e morte delle grandi città e Comunità (15)
L’ambiente in espansione (16)
Dalla rivoluzione ambientale alla difesa (17)
Ecologia e lotte sociali (18)
Critica dell’abbondanza (19)
Il feticcio urbano (20)
In seguito il mouvement segnava lo strappo di una nuova condizione riponendo la questione su diversi livelli…
Vivere insieme/la comune (21)
“Il tema del ritorno alla terra costituisce, infatti il leit-motiv di molte delle comuni – anni ’60-’70, negli Stati Uniti e nei paesi dell’Europa Occidentale. All’impossibilità di una vita urbana… si risponde con la fuga nei boschi ispirata, ancora una volta, al Walden di Thoreau… Appare chiara … l’esigenza … di una vita più sana, che si esprime tramite l’invito ad un ritorno alla terra e a una dieta naturale … una vita diversa, più autentica… Il lessico del Communal Movement riflette un conscio desiderio di ritornare alla comunità integrale della società pre-industriale […]”
“… C’è un’intera generazione con una nuova spiegazione gente in movimento gente in movimento […]”
Queste parole scritte negli anni ‘60 da John Philips per Scott McKenzie diventarono ben presto l’inno del movimento hippie. Il recupero dell’istanza comunitaria, la creazione di un modo di vivere alternativo, la valorizzazione della spiritualità portarono a sperimentare una nuova etica capace di legare l’esperienza individuale a quella comunitaria. Oggi il Rainbow Gathering rappresenta la comunità neo hippie del 2000 che dal 1972 riunisce, una volta all’anno e in luoghi differenti, decine di migliaia di persone (i nuovi nomadi) in un grande campeggio in mezzo alla natura.
le famiglie aperte (22)
“Il movimento ecologico offre due particolari spunti ideologici ai giovani comunitari: sottolinea l’importanza di un rapporto nuovo con la natura, in cui l’uomo è una componente del mondo naturale e non più un dominatore e mette quindi in rilievo la interdipendenza esistente tra natura e uomo e tra esseri umani… Questa coscienza ecologica nonostante le manipolazioni e le mistificazioni dell’ecologia ufficiale statunitense, è viva in numerose comuni americane, dove il tentativo di creare uno stile di vita alternativo si basa su una particolare attenzione a questo nuovo rapporto uomo-natura, che implica un diverso rapporto tra uomo e uomo”.
La comune agricola (23)
“[…] Per fare questo tipo di esperienza, molto bella ma molto difficile per persone abituate alla città, è vitale essere affiatati, avere entusiasmo, creatività energia e chiarezza del significato che vogliamo dare/trarre da questa che non è una fuga ma una scelta”.
“La comune agricola … nasce da un fondo affittato o comprato, e destinato alla coltivazione e all’allevamento. I membri della comune si dedicano a queste attività agricole interne, integrandoli con lavori esterni, agricoli o d’altro tipo. La prima fase della vita della comune tende generalmente a conservare i contatti con la struttura economica esterna; a poco a poco, quando le basi economiche autonome siano già avviate in modo da permettere l’autosufficienza, i contatti vengono troncati …. si tratta … di un nuovo risanante contatto con la natura”. (24)
“Si sperimentarono la condivisione delle risorse materiali ed economiche in zone rurali in aperta alternativa alla proprietà privata di impianti industriali posti in agglomerati urbani, l’impiego di energia alternativa piuttosto che il petrolio e l’energia elettrica […]” (25)
Le sperimentazioni (26)
Diverse sperimentazioni dell’abitare si sono manifestate dal dopoguerra intensificandosi sino ad oggi, un modo di vivere oltre/altro distante dalle storiche utopie,
superando idiomi&ideologie e proponendosi come vita operante nella natura. Tra queste ricordiamo gli “ormai riconosciuti santuari” dell’operare in ascolto che sono:
Le famose comunità di Cosanti (1955-1976) e Arcosanti (dal 1970), su spinta progettuale di Paolo Soleri, guidano ed educano le esperienze del costruire nel deserto, avvalendosi di alchimie naturali, dove la fatica misura ancora il valore del fare. Luoghi di passaggio e di soggiorno, luoghi come pensatoi laici.
Twin Oaks (dal 1967):
“Twin Oaks è una delle migliaia di comuni che germogliarono attraverso un’America inquieta negli anni sessanta, emblemi di speranza e orgoglio. La maggior parte scomparve inosservata. Ma Twin Oaks era diversa, riuscì a fiorire, crescendo da otto persone a quasi cento, diventando non solo autosufficiente ma riuscendo a coltivare con efficienza 450 acri di terra, a produrre manufatti e a formare quello che è certamente uno degli ultimi bastioni di comunismo puro nel mondo moderno. Da ognuno secondo la capacità, ad ognuno secondo bisogno. Nessuno è affamato o stenta a vivere. Tutti hanno un lavoro. I bambini sono gioiosi. Competizione, edonismo e spreco sono rari. La violenza è evitata; l’ambizione domata. Risultati notevoli sono stati raggiunti”.
(da un articolo del Washington Post del 1998)
Los Hocornos (dal 1973):
comunità fondata da sette persone (tra queste anche esperti in psicologia del comportamento) con l’obiettivo di ricercare uno stile di vita alternativo basato sulla cooperazione, la compartecipazione, la non violenza, l’ uguaglianza e la sostenibilità ecologica. La caratteristica distintiva di questa comunità è quella di applicare i dati relativi all’analisi di comportamento in un progetto di vita in cui tutti abbiano la possibilità di vivere felicemente e produttivamente. Viene data molta importanza ai rapporti tra le persone e in una comunità behaviorally si tende al miglioramento di questi rapporti a favore dell’individuo in un equilibrio organico.Un principio fondamentale della comunità è quello di ritenere che l’uso della scienza del comportamento sia uno strumento strutturale per risolvere i problemi personali e sociali , poiché i problemi sociali e personali sono principalmente problemi del comportamento e quindi “una società migliore richiede un cambiamento nel comportamento nei relativi membri”. La comunità si è ispirata al romanzo di Skinner “Walden Two”. La Comunità non è basata sulle opinioni o sulle idee soggettive di un capo o di un Guru ma sulla compartecipazione di tutti.
N.A.I. (dal 1972):
N. J. & J. Tood mettono a punto ricerche per “progettare secondo natura”. Attraverso il New Alchemy Institute vengono ideati negli anni settanta bioricoveri e villaggi solari, utilizzando sofisticate tecniche costruttive. Significative scelte progettuali di intervento nella e con la natura.
New age (27)
“Prendi il cielo e portalo in terra”
La comunità giardino di Findhorn (dal 1962 ) è un connubio tra spiritualità e ecologia.
Nei primi anni ‘60 Peter e Eileen Caddy e Dorothi Maclean (allievi della Bailey-Società teosofica) arrivarono nel parcheggio di roulot ad un miglio di distanza della cittadina di Findhorn, qui organizzarono, per implementare la loro dieta, un orto giardino che ben presto diventò molto rigoglioso. Eileen riusciva a comunicare in modo intelligente con la natura e questo attirò molte persone che insieme ai fondatori si impegnarono a costruire un modello positivo di cooperazione. Nel 1970 un americano Davide Spangler (28) aiutò la comunità a strutturare un luogo più definito. Lo statuto si riferisce a 14 punti fondamentali che vanno dalla pratica spirituale all’armonia. Vengono individuate diverse aree programmatiche:
educazione (pratica spirituale e apprendimento sperimentale);
comunità (luogo delle relazioni consapevoli);
ecovillaggio (lavorare in comunione con la natura attraverso valori sostenibili utilizzando tecniche di costruzione ecologiche ed energie alternative).
Tra il dire e il fare (29)
Valery di Twin Oaks tramite @ ci comunica:
“T.O. è stata fondata nel ‘67 sulle teorie di Skinner. Il libro descriveva come una comunità poteva mettere in pratica le teorie della scienza del comportamento. Da questo libro è nata l’idea che ha dato vita alla comunità. La comunità (oggi) è cambiata parecchio da quando si è formata…
Siamo cambiati… più terra, più gente, più politiche, una maggiore attenzione al femminismo e all’ecologia. Tuttavia siamo legati ai valori iniziali di condivisione, egualitarismo, pacifismo, non violenza, cooperazione… principi su cui ci basiamo.
Noi non abbiamo una collaborazione formale con gli ecologisti, però T.O. si considera un modello possibile di vita sostenibile […]
Ci definiamo un ecovillaggio, tuttavia i valori dell’ecologia non sono sopra a tutto, a noi preme l’uguaglianza, la decisione equa dei guadagni. Si può dire che T.O. era un ecovillaggio prima ancora che esistesse questa parola […].
[Brunetto De Batté & Giovanna Santinolli]
note
(1) R. Creagh, “Laboratori d’utopia”, ed. Elèuthera, 1987
(2) L. Kroll, in “Spazio & Società” n. 20/82 pp. 26/37; n. 23/83 pp. 36/49 (a cura di F. Zagari – e di qui si capisce come un ramo della specialistica del paesaggio scivoli verso concetti più complessi superando il termine di “estetico percepito” );
http://homeusers.brutele.be/kroll
(3) Aldo Leopold, “Almanacco di un mondo semplice” (1°, 1949), ed. Red, 1997
(4) Murray Bookchin, “I limiti della città”, Feltrinelli, 1975
(5) Arne Naëss, “Ecosofia” (1°, 1972), ed. Red, 1994
(6) André Gorz, “Sette tesi per cambiare la vita”, ed. Feltrinelli, 1977
(7) tratto da “Cara ecologia”, di Murray Bookchin
www.socialismolibertario.it
http://www.socialismolibertario.it/Bookchin6.htm
http://ita.anarchopedia.org/index.php/Cara_ecologia
http://www.ecologiasociale.org/pg/bookchin.html
(8) Warwick Fox, “Toward a Transpersonal Ecology”. Boston, Shambhala, 1990
(9) M. Bookchin, “Per una società ecologica”, ed. Elèuthera, 1989
(10) R. e D. Gilman, “eco- villages and Susteinable Communities”, ed. The Gaia Trust, 1991
Gen rete globale ecovillaggi www.gen.ecovillage.org
Rive rete italiana villaggi ecologici www.aamterranuova.it
(11) H. D. Thoreau, “Walden, ovvero la vita nei boschi” e il saggio “La disobbedienza civile”, (1° Walden 1845) ed. Mondadori, 1970
(12) C. Doglio, “Dal paesaggio al territorio”, ed. Il Mulino, 1968
(13) M. Bookchin, “Il limite della città”, ed. Feltrinelli, 1975
(14) E. F. Schumacher, “Piccolo è bello”, ed. Moizzi, 1977
(15) P. e P. Goodman, “Communitas”, (1° 1960) ed. Il Mulino, 1970
J. Jacobs, “Vita e morte delle grandi città”, (1° 1961) ed. Einaudi, 1969
A. Olivetti, “L’ordine politico delle comunità”, ed. Comunità, 1970
(16) E. A. Gutkind, “L’ambiente in espansione – la fine della città /il sorgere delle comunità!, (1° 1953) ed. Comunità, 1955
(17) M. Nicholson, “La rivoluzione ambientale”, ed. Garzanti, 1971
AA.VV., “Per Italia Nostra – la difesa della natura”, ed. Mondadori, 1976
AA.VV., “Per Italia Nostra – la difesa del territorio”, ed. Mondadori, 1976
(18) B. Commoner e V. Bettini, ecologia e lotte sociali, ed. feltrinelli 1976
(19) D. Riesman, Critica dell’abbondanza”, (1° 1964) ed. Bompiani, 1969
(20) A. Mitscherlich, “Il feticcio urbano”, (1° 1965) ed. Einaudi, 1968
(21) AA.VV., “Vivere insieme!” (il libro delle comuni) ed. Arcana, 1974
F. Pivano, “Beat-hippie.Yippie”, ed. Arcana, 1972
Per il testo della canzone San Francisco vedi http://www.airdave.it/s/scott_mckenzie/canzoni/testo_san_francisco.htm
(22) D. e G. Francescano, “Famiglie aperte: la comune”, ed. Feltrinelli, 1974
(23) AAVV, “Controcultura/24″, “Comune agricola/ un manuale d’uso per vivere in campagna”, ed. Savelli, 1978
(24) M. Maffi, “La cultura underground”, ed. Laterza, 1972
(25) E. Beltramini, “Hippie.com”, ed. Vita e pensiero, 2005
(26) E. Piccardo e F. Romano, “soleritown”, ed. plug_in, 2007
B. F. Skinner, “Walden Two” (romanzo utopico a sfondo psicologico) ed. Macmillan, 1948 Kathleen Kinkade descrive ì primi cinque anni di Twin Oaks Community in: “A Walden Two Experiment”, ed. Morrow 1973;
http://www.quinterna.org/rivista/12/persistenze_comunistiche.htm
N. J. e J. Todd, “Progettare secondo natura”, ed. Eléuthera
(27) P. Heelas, “La new age”, (1° 1996) ed Riuniti, 1999
(28) D. Spangler, “Il pellegrino/un viaggio nel mondo della new age”, (1° 1996) ed. Crisalide, 2001
(29) G. Santinolli & B. De Batté, “Tra il dire e il fare, utopia & comunità”, ed. Il Sileno, 1975
intervista @ a Valery di Twin Oaks, a cura di Giovanna Santinolli, dic. 2006
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