Over Time è un’installazione video di Laura Pugno a tre canali che indaga il rapporto tra essere umano e ambiente naturale attraverso uno sguardo multifocale sul tema della neve. L’opera è l’esito dell’omonimo progetto, prodotto da a.titolo, a cura di Andrea Lerda, vincitore della IX edizione di Italian Council (2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ed è destinata a far parte della collezione permanente del MUSE – Museo delle Scienze.
Over Time sarà disponibile per i lettori di archphoto fino al 4 luglio 2022, nell’ambito del numero tematico Make for Nature.
Materia dal fascino misterioso, che sembra appartenere a un tempo eterno, la neve è un richiamo da sempre per esploratori, scienziati e artisti; sostanza mutevole e al tempo stesso memoria solida del mondo; elemento metamorfico che sottolinea la natura transitoria del nostro viaggio sulla Terra. A partire dalla storica seduzione che questo elemento esercita sull’animo umano – la sua capacità di generare bellezza, emozioni e visioni – Over Time esplora, aggiornandole, le ragioni del nostro legame affettivo e del nostro bisogno di vivere, studiare e ricreare la neve al tempo delle emergenze climatiche e del global warming.
La narrazione di Over Time, accompagnata dalle musiche realizzate appositamente dalla sound artist Magda Drozd, si apre su tre scenari.
Nel primo video, ambientato a 2901 metri di altitudine, nei pressi dell’Istituto Angelo Mosso, situato sul Passo dei Salati, nel gruppo del Monte Rosa, Michele Freppaz, nivologo dell’Università degli Studi di Torino, è impegnato in una serie di analisi scientifiche sulla neve. Come accade ogni anno nel periodo invernale, il ricercatore raggiunge questo luogo per registrare e valutare le caratteristiche qualitative e quantitative del manto nevoso.
Nell’osservare il suo modo di procedere, viene meno l’immaginario convenzionale della scienza che osserva e studia il mondo naturale attraverso uno sguardo analitico e distaccato. L’approccio all’indagine e allo studio dello stato di salute della neve è mediato da un forte ricorso alla componente sensoriale ed esperienziale. L’analisi scientifica, che prende forma mediante il ricorso all’osservazione visiva, alla valutazione tattile e sonora, suggerisce una modalità di lettura sinestetica della materia di cui è fatta la neve, presentando la figura dello scienziato sotto una luce inedita. Le gestualità amorevoli che il nivologo riserva alla sua paziente più cara e il senso di grande rispetto che emerge dalle sue azioni, sono infatti l’immagine di una scienza che si apre allo studio del mondo senza dimenticare che esso è materia e spirito al tempo stesso. La solitudine del ricercatore, immerso in questo “manto di misteriosa bellezza” 1, al lavoro per comunicare al mondo il proprio messaggio di preoccupazione o forse di speranza, nel richiamare alla mente l’immagine di una moderna Cassandra, lascia trasparire un forte senso di partecipazione fisica ed emotiva.
Il secondo video, ambientato all’interno di un’azienda nei pressi di Cremona, documenta il processo di produzione della neve spray. Le immagini alternano le inquadrature del laboratorio nel quale nasce la formula chimica di questa sostanza, i momenti di valutazione delle sue caratteristiche qualitative, con le fasi del confezionamento. L’occhio della telecamera entra all’interno della macchina alla quale il mondo contemporaneo ha affidato il compito di ricreare artificialmente ricordi, sensazioni ed emozioni legate ai paesaggi innevati. Al fascino che la possibilità di riprodurre la magia del Natale possiede, si mescola il senso di drammaticità per l’ipotesi di un tempo futuro, nel quale tutto ciò che resta dell’inverno è pressurizzato all’interno del metallo di una bomboletta spray. Il plotone di contenitori in alluminio, animati dal movimento dei nastri trasportatori, avanzano composti verso le abitazioni di tutto il mondo, dove una neve in forma di simulacro, rischia di sostituire progressivamente emozioni e sensazioni di una natura autentica.
Nel terzo video, realizzato nei boschi dell’Oasi Zegna, la camera inquadra una presenza umana intenta a camminare all’interno di un paesaggio innevato. L’occhio dello spettatore segue il procede inarrestabile della figura; è un corpo in viaggio, senza una meta certa, apparentemente disinteressato alla sublime bellezza che lo circonda, insensibile all’inebriante forza naturale nella quale è immerso. Le diverse inquadrature ci permettono di osservare il suo cammino ora da una posizione ravvicinata, ora mediante riprese dall’alto. È solo, in un tempo indefinito, calato all’interno di una dimensione sospesa. Laura Pugno sceglie quest’immagine carica di metafore per portare all’interno dell’opera l’umanità intera, sulle cui spalle grava il peso della propria condizione e delle proprie responsabilità.
L’esperienza simbolica dell’attraversamento apre a una serie di possibili letture: un tempo finale, teatro del commiato con la neve o forse un nuovo tempo, di redenzione, nel quale un bagno bianco tra candidi messaggeri diventa esperienza catartica di rigenerazione e risveglio.
La delicatezza reverenziale con la quale Laura Pugno sviluppa la narrazione dell’opera e il suo modo di raccontare la relazione profonda tra noi umani e la neve, ha il sapore della cura. “La cura del mondo”2 per citare la filosofa Elena Pulcini, la “cura del Titano che desidera perdutamente tornare a essere uomo”, attraversato dalla “nostalgia sconfinata” della propria limitatezza, fragilità e vulnerabilità”3.
La testimonianza di un tempo di trasformazione, della necessità di una nuova coscienza affettiva che rigeneri in noi il senso di empatia con l’universo che ci circonda. Scegliendo la neve come portavoce di questo messaggio, Laura Pugno alimenta una riflessione ecologica quanto mai urgente. E lo fa ricorrendo al potere della bellezza, quella celata tra le leggi fisiche del creato, nella perfezione inspiegabile della natura, sostanza che nutre il nostro animo e che disseta il nostro corpo, fino a quando l’ultimo fiocco di neve non sarà caduto sulla Terra.
Nell’ambito del programma internazionale di eventi dedicati a Over Time, da giovedì 30 giugno a domenica 3 luglio, A Tale of A Tub. Space for Contemporary Art a Rotterdam, presenta l’opera video di Laura Pugno vincitrice della IX edizione di Italian Council (2020). L’opera sarà presentata presso gli spazi di A Tale of A Tub nella versione originale a tre canali.
*Questo testo scritto da Andrea Lerda è un estratto dal libro Over Time
Over Time is a three-channel video installation that investigates the relationship between human beings and the natural environment through a multifocal look at the theme of snow. The work is the result of the homonymous project, produced by a.titolo, curated by Andrea Lerda, winner of the IX edition of the Italian Council (2020), the program for the international promotion of Italian art of the Directorate-General for Contemporary Creativity of the Ministry of Culture and will become part of the permanent collection of the MUSE – Museum of Sciences.
A matter with a mysterious appeal, which seems to belong to an eternal time, snow has always been an attraction for explorers, scientists and artists; an ever-changing substance and at the same time solid memory of the world; a metamorphic element that underlines the transitory nature of our journey on Earth. Starting from the historical seduction that this element exercises on the human soul – its ability to generate beauty, emotions and visions – Over Time explores, updating them, the reasons for our emotional bond and our need to live, study and recreate snow in the time of climate emergencies and global warming.
The narration of Over Time, accompanied by music specially created by the sound artist Magda Drozd, opens on three scenarios.
In the first video, set at 2,901 meters above sea level, near the Angelo Mosso Institute, located on the Passo dei Salati, in the Monte Rosa massif, Michele Freppaz, a snow expert at the University of Turin, is engaged in a series of scientific analyses on snow. Like every year in the winter period, the researcher reaches this location to record and evaluate the qualitative and quantitative characteristics of the snowpack.
Observing his conduct, the conventional collective imagination of science as something that observes and studies the natural world through analytical and detached eyes disappears. The approach to the investigation and study of the state of the snow’s health is mediated by a strong use of sensory and experiential components. The scientific analysis, which evolves using visual observation, as well as tactile and sound evaluations, suggests a synesthetic reading method for the material that composes snow, casting an unprecedented light on the figure of the scientist. The loving gestures that the snow scientist reserves for his dearest patient and the sense of great respect that emerges from his actions create the image of a science that opens up to the study of the world without forgetting that it is matter and spirit at the time.
The solitude of the researcher, immersed in this “mantle of mysterious beauty”4 , – hard at work to share his message of concern or perhaps of hope to the world, – reveals a strong sense of physical and emotional participation, evoking the image of a modern-day Cassandra.
The second video, set inside a factory near Cremona, documents the production process of spray snow. The images alternate between shots of the laboratory in which the chemical formula of this substance is created, the moments in which its qualitative characteristics are evaluated, and the packaging phases. The camera’s lens enters the machine, which the contemporary world has entrusted with the task of artificially recreating memories, sensations and emotions related to snowy landscapes. The fascination exerted by the possibility of reproducing the magic of Christmas is combined with the sense of drama for the possibility of a future, in which all that remains of winter is pressurized inside the metal of a spray can. The platoon of aluminium containers, animated by the movement of the conveyor belts, carry compounds towards homes all over the world, where snow in the form of a simulacrum risks gradually replacing emotions and sensations of an authentic nature.
In the third video, made in the woods of the Zegna Oasis, the camera focuses a human figure that is walking in a snowy landscape. The viewer’s eyes follow the unstoppable progress of the figure. It is a body on a journey, without a set destination, apparently disinterested in the sublime beauty that surrounds it, insensitive to the intoxicating natural force in which it is immersed.
The different shots allow us to observe the figure’s progress at times from a close position, at times from aerial shots. He is alone, in an indefinite time, lowered into a suspended dimension. Laura Pugno chooses this image charged with metaphors to bring into the work the whole of humanity, on whose shoulders the weight of their condition and responsibilities rests.
The symbolic experience of the crossing offers a series of possible readings: a final time, the scene of a farewell with snow or perhaps a new time of redemption, in which a white bath between white messengers becomes a cathartic experience of regeneration and awakening.
The reverential delicacy with which Laura Pugno develops the narrative of the work and her way of telling the profound relationship between us humans and snow, has the flavour of caring. It is “the caring of the world”5 to quote the philosopher Elena Pulcini, the “caring of the Titan who desperately wants to be a human again”, crossed by the “boundless nostalgia of his own limitation, fragility and vulnerability”6 . It is the testimony of a time of transformation, of the need for a new affective awareness that regenerates in us a sense of empathy with the universe that surrounds us.
By choosing snow as the spokesperson for this message, Laura Pugno fuels an extremely urgent ecological reflection. Moreover, she does so by resorting to the power of beauty, the one hidden among the physical laws of creation, in the inexplicable perfection of nature, a substance that nourishes our soul and quenches our body until the last snowflake falls on Earth.
Laura Pugno è nata a Trivero nel 1975, vive e lavora a Torino. Esplora da molti anni il tema del paesaggio, letto in relazione ai meccanismi
della visione e della percezione, con una prospettiva al tempo stesso sensibile alle tematiche ambientali ed ecologiche, e alla sua natura di costruzione sociale. La sua ricerca si sviluppa in chiave processuale, con linguaggi che spaziano dal disegno alla fotografia, alla scultura, al video. È vincitrice della IX edizione dell’Italian Council promosso dal MIBACT, e nel 2018 ha vinto il premio Q-International Spring, indetto da La Quadriennale di Roma con FORUM STADTPARK, Graz. AT. Mostre personali recenti: Lunigiana LandArt (2022); SÜDPOL di Lucerna (2022);
Centre d’Art Contemporain di Ginevra (2021); Cittadellarte – Fondazione Pistoletto di Biella (2021); Fondazione Zegna di Trivero (2021) Spazio Instabile, Colle Val d’Elsa, Siena (2020); Galleria Alberto Peola, Torino (2019); KIOSK, Nida, Lituania (2019); Biennale del Disegno di Rimini (2016); Museo del Territorio Biellese (2015); MART, Rovereto (2014); Galleria Alberto Peola, Torino (2014); MAN, Nuoro (2013); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2012). La sua installazione site-specific Primati, 2018, è esposta in permanenza nel Giardino Botanico Saussure a Courmayeur. È co-fondatrice di Progetto Diogene dal 2004 è docente presso l’Istituto Europeo di Design a Torino.
1. D. Sapienza, La musica della neve. Piccole variazioni sulla materia bianca, Ediciclo Editore, Portogruaro, 2011, p 11.
2. E. Pulcini, La cura del mondo. Paura e responsabilità nell’era globale, Bollati Boringhieri, Torino, 2009.
3. Ivi, p. 204.
4. D. Sapienza, La musica della neve. Piccole variazioni sulla materia bianca, Ediciclo Editore, Portogruaro, 2011, p 11.
5. E. Pulcini, La cura del mondo. Paura e responsabilità nell’era globale, Bollati Boringhieri, Turin, 2009.
6. Ivi, p. 204.