Come Randy Newman, amo Los Angeles. Nel corso della sua storia, tutte le critiche memorabili rivolte a Los Angeles sono state sarcastiche, pungenti e condiscendenti. “Diciannove sobborghi alla ricerca di una metropoli”, scrisse Aldous Huxley. O forse fu Dorothy Parker. O Alexander Woollcott. Non importa. Ammetto liberamente che queste critiche contengono spesso una parte di verità. Tuttavia, ciò che i critici non capiscono è che ciò che considerano negativo è spesso un aspetto positivo, una descrizione accurata dei modi innovativi, seppur non convenzionali, con cui Los Angeles concepisce la città moderna. Per esempio, l’arguzia di Huxley sui diciannove sobborghi critica l’estesa diffusione orizzontale della città e la sua mancanza di un unico “centro” come inteso abitualmente. Questa osservazione include una stoccata contro l’impatto delle automobili, delle autostrade, delle lottizzazioni residenziali e dei centri commerciali che compongono il moderno sobborgo di Los Angeles. Eppure, quei sobborghi rappresentarono una delle innovazioni nel modo di vivere che le persone desideravano a metà del XX secolo.

I due più grandi incendi recenti si sono verificati proprio nei sobborghi. Pacific Palisades si trova a ovest, lungo l’oceano e le spiagge. L’incendio di Eaton è avvenuto ad Altadena, una comunità suburbana ai piedi delle montagne e nelle gole del San Gabriel. Non a caso, entrambi i sobborghi vantano (o vantavano) una concentrazione di eccellente architettura del XX secolo; fu proprio per l’attrattiva del loro contesto naturale e il desiderio diffuso di una popolazione in crescita di vivere fuori da un centro cittadino convenzionale che architetti creativi costruirono in queste aree.

Los Angeles non inventò il sobborgo, ma lo perfezionò. I suoi architetti e urbanisti compresero la sua importanza emergente già all’inizio del XX secolo. Queste comunità divennero un laboratorio per esperimenti su cosa significasse essere suburbani: un rapporto con la natura (canyon o spiagge), l’uso di una rete di trasporti che consentisse di vivere lontano dal congestionato e inquinato centro cittadino, ma con facile accesso a tutti i vantaggi dei centri urbani, inclusi lavoro, shopping, cultura, scuole e svago. La moderna tecnologia dell’automobile rese tutto ciò possibile e plasmò la città in qualcosa di estraneo agli occhi dei critici urbanisti tradizionali; quell’estraneità generò le critiche sopra menzionate. Eppure, questi sobborghi hanno indiscutibilmente ispirato innovazioni architettoniche e urbanistiche.

Charles and Ray Eames, Eames House, Pacific Palisades, 1950. Julius Shulman photography archive, 1936-1997. Series II. Architects, 1936-1997, Getty Research Institute.

Tra gli esempi più noti, naturalmente, ci sono le famose Case Study Houses della rivista Arts+Architecture. La casa di Charles e Ray Eames (Case Study #8) è la più famosa. È proprio per la sua posizione in un sobborgo attraente che è stata minacciata dall’incendio di Palisades. Ma la casa degli Eames non è l’unico innovativo monumento suburbano. Sia Pacific Palisades che Altadena (vicino a Pasadena) ospitavano numerosi esperimenti sulla vita, sulla pianificazione, sulle innovazioni produttive e sull’esplorazione di nuovi materiali.

Charles e Ray Eames sono ovviamente famosi, ma altri architetti talentuosi e riflessivi sono meno conosciuti al di fuori della regione, pur avendo creato case, scuole, chiese, negozi, cinema che hanno aperto la strada a questa nuova metropoli suburbana di Los Angeles — e che purtroppo sono state direttamente nel percorso degli incendi. Una casa di Ray Kappe è stata distrutta a Palisades; Kappe era uno degli architetti più rispettati nella professione locale e ha avuto un enorme impatto su generazioni di architetti perché ha fondato SCI-Arc. Lo sviluppo abitativo pianificato Park Planned di ventotto case ad Altadena, progettato da Gregory Ain (un altro nome poco noto al di fuori della California del Sud), è stato anch’esso parzialmente distrutto dal fuoco; rappresentava il primato di Los Angeles nell’unire pianificazione progressiva, design moderno e produzione di massa per affrontare la crisi abitativa degli anni ’40 e ’50 — un primato per il quale questa città di sobborghi fraintesa non riceve spesso il dovuto credito.

La casa Lowe di Harwell Hamilton Harris ad Altadena, un passaggio chiave nell’evoluzione della tipica Ranch House, il modello unifamiliare a un piano con pianta aperta e produzione di massa, è andata persa nell’incendio di Eaton. Stiamo ancora aspettando una stima accurata di queste e altre grandi opere di design nelle zone colpite dagli incendi. Ma questa è l’architettura che rappresenta sia l’eredità che la gioia di vivere a Los Angeles. È anche il motivo per cui questi incendi hanno colpito così profondamente il cuore di ciò che significa vivere a Los Angeles.

Alan Hess

Alan Hess è architetto, storico dell’architettura e giornalista, ha indagato i temi della Mid-Century Architecture di cui è uno dei massimi esperti. Nel 2013 ha partecipato al numero tematico di archphoto2.0 Holiday Houses

La fotografia di copertina: Gregory Ain, Hay House, Altadena, 1940. Julius Shulman photography archive, 1936-1997. Series II. Architects, 1936-1997, Getty Research Institute.

ENG

Like Randy Newman, I love L.A. Throughout its history, all the memorable criticisms of Los Angeles have been snarky, withering, and condescending. “Nineteen suburbs in search of a metropolis” wrote Aldous Huxley. Or maybe it was Dorothy Parker. Or Alexander Woollcott.

It doesn’t matter. I will freely admit that these criticisms often contain an amount of truth. What the critics don’t understand, though, is that what they think is a negative is usually a positive, an accurate description of the innovative if unconventional ways that Los Angeles conceives of the modern city.

Huxley’s witticism about nineteen suburbs, for example, would chastise the city’s far-flung horizontal spread and its lack of a single “downtown” in the usual sense. This critique includes a swipe at the impact of automobile, freeways, housing tracts, and shopping centers that make up the modern Los Angeles suburb. Yet those suburbs were one of the innovations in the way people wanted to live in the mid twentieth century.

The two largest recent fires were in suburbs. Pacific Palisades is on the west side, along the ocean and beaches. The Eaton fire is in Altadena, a suburban community in the foothills and arroyos of the San Gabriel mountains. Not coincidentally, both suburbs have/had a concentration of excellent twentieth century architecture; it was precisely because of the appeal of their natural settings, and the widespread desire of a growing population to live outside a conventional city center, that creative architects built in these areas.

Los Angeles did not invent the suburb, but it perfected it. Its architects and planners understood its emerging significance beginning in the early twentieth century.  These towns became a laboratory for experiments in what it meant to be suburban: a relationship with nature (canyons or beaches), utilizing a transportation network allowing you to live outside the traditional congested, polluted downtown, and yet with easy access  all the benefits of urban centers, including jobs, shopping, culture, schools, and recreation.

The modern technology of the automobile made this possible and shaped the city into something unfamiliar to the eyes of traditional urbanist critics; that unfamiliarity prompted the kinds of criticism I refer to above.

Yet these suburbs inarguably inspired architectural and planning innovations. Among the best known examples, of course, are the famous Case Study Houses of Arts+Architecture magazine. The home of Charles and Ray Eames (Case Study #8) is the most famous. It is precisely because of its location in an appealing suburb that it was threatened by the Palisades fire.

The Eames house is not the only such innovative suburban monument. Both Pacific Palisades and Altadena (next to Pasadena) boasted many experiments in living, planning, manufacturing innovations, and exploration of new materials. Charles and Ray Eames are famous of course, but other talented, thoughtful architects are less well known outside the region, yet created houses, schools, churches, shops, movie theaters that lead the way in creating this new suburban metropolis of Los Angeles — and sadly placed them directly in the path of the wildfires.

A house by Ray Kappe was destroyed in Palisades; Kappe was one of the architects most respected by the local architecture profession, and had an enormous impact on generations of architects because he founded SCI-Arc. The Park Planned housing development of twenty-eight homes in Altadena by Gregory Ain (another name not widely known outside Southern California) were also partially destroyed by fire; they represented Los Angeles’ leadership in bringing progressive planning, modern design, and mass production together to address the challenges of a housing crisis in the 1940s and 1950s — a leadership for which the misunderstood city of suburbs is not often given credit. Architect Harwell Hamilton Harris’ Lowe house in Altadena was a key step in the evolution of the prototypical Ranch House, the single family, one floor, open plan, mass produced, indoor-outdoor template for the creation of the suburbs. It was also lost in the Eaton fire.

We are still waiting for an accurate accounting of these and other great designs in the fire zones. But this is the architecture that is both the legacy and the joy of living in Los Angeles. This is one reason why the fires struck so closely at the heart of what it means to live in Los Angeles.

Alan Hess

Alan Hess is architect, architecture historian and journalist. He has explored the themes of Mid-Century Architecture, of which he is one of the leading experts. In 2013, he contributed to the thematic issue of archphoto2.0, published by plug_in, titled Holiday Houses.

Cover: Gregory Ain, Hay House, Altadena, 1940. Julius Shulman photography archive, 1936-1997. Series II. Architects, 1936-1997, Getty Research Institute.